Si è tenuto ieri a Siena l’evento “Appuntamento con l’Albania – Il viaggio verso l’integrazione europea”, organizzato dal CRIE – Centro di Eccellenza Jean Monnet e il Centro di informazione Europe Direct dell’Università degli Studi di Siena, in collaborazione con DSU Toscana e di alcuni studenti albanesi presso la Facoltà di Scienze politiche.
Come previsto, l’obiettivo di questa iniziativa è stato quello di discutere dell’Albania come un paese vicino che rappresenta una delle comunità più numerose presenti in Italia. Grazie agli relatori che sono intervenuti, è stato possibile parlare dell’Albania a 360 gradi, iniziando proprio dai rapporti tra l’Italia e l’Albania dall’inizio del XX secolo.
Nell’introduzione dell’evento, il Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Luca Verzichelli, ringraziando gli organizzatori, gli ospiti e i partecipanti all’evento, ha sottolineato il ruolo importante dell’Università degli Studi di Siena nei programmi di scambio internazionali come l’Erasmus e quelli di vicinanza come nel caso dell’Albania. Gli studenti albanesi presso questa Università sono una rappresentanza rilevante che è aumentata negli anni, e per il Preside Verzichelli, sono anche il valore aggiunto della comunità albanese in Italia.
Prendendo la parola, la Prof.ssa Ariane Landuyt, direttore del CRIE, il Centro di Ricerca interdipartimentale sull’integrazione europea, che dal 2010 ha ottenuto il riconoscimento di Centro di eccellenza Jean Monnet, ha parlato di integrazione, perifrasando Jacques Delors: “la competitività stimola, la cooperazione rafforza e la solidarietà unisce”.
Ha raccontato la sua esperienza come responsabile di Front Office – Europe Direct Siena, la Prof.ssa Angelita Campriani, evidenziando la presenza e il ruolo degli studenti a Siena. Un altro contributo è stato quello del Direttore del DSU Toscana, Graziano Battisti, che ha precisato che degli aventi diritto per la borsa di studio,il 7% sono studenti albanesi.
Invece il Prof. Adriano Ciani dell’Università degli Studi di Perugia, ha testimoniato la sua esperienza di 8 anni presso l’Ambasciata italiana a Tirana. “Durante questo periodo, il numero degli studenti che hanno usufruito del programma di scambio, ha contribuito alla creazione di una classe di laureati e dirigenti, che oggi rivestono anche alte cariche istituzionali” ha sottolineato Ciani, soffermandosi anche sui rapporti tra le Università italiane e quelle albanesi, sul sistema Universitario albanese che oggi è organizzato secondo il modello di Bologna. Di importanza rilevante, sarebbero anche i rapporti economici, culturali tra i due paesi, dove progetti come IPA e TEMPUS sono significanti per le prospettive del paese delle aquile.
Il sociologo albanese Rando Devole ha parlato del fenomeno dell’immigrazione albanese dall’inizio degli anni ’90. Oggi, sono presenti circa 470 mila albanesi che lavorano e studiano in Italia. Un contributo molto interessante, durante il quale Devole ha raccontato i tanti volti dell”immigrazione, iniziando dai motivi per cui la gente immigra, che inizialmente erano politici dovuti al regime,poi economici e familiari: chi era riuscito a stabilirsi si faceva raggiungere dalla famiglia. Nei primi anni erano gli uomini ad emigrare maggiormente ma oggi il rapporto si è ri-equilibrato. Dati alla mano, Devole ha segnalato i settori dove gli immigrati albanesi sono impiegati: industria, servizi e agricoltura. L’immigrazione sarebbe lo specchio verso il futuro che ci permette di conoscersi meglio, sia per i due paesi che a livello europeo. Klodiana Beshku, docente presso l’Università di Tirana, ha parlato dei due paesi attraverso i mass-media. Iniziando dal primo giornale albanese fondato nel 1848 a Napoli da Girolamo de Rada, ai dei primi anni del ‘900 come “Ylli i Dritës” del 1913. Invece durante il regime, per Beshku, la RAI è stata per l’Albania la unica “finestra” verso il mondo. Oggi, diversi programmi nelle trasmissioni TV albanesi, hanno più o meno lo stesso formato: “Opinion” su TV Klan con “Porta a Porta” di RAI 1, “Portokalli” con “Zeling” e “Fiks Fare” con “Striscia la notizia”.
Alla fine, è toccato ad Ismail Ademi, Presidente della Rete Albanesi in Toscana(RAT) a presentare questa associazione di secondo livello e parlare dei suoi obiettivi. La RAT ingloba diverse associazioni che operano in diverse città toscane nei campi di immigrazione e cultura, oltre a quelle studentesche. La presenza della comunità albanese in Toscana è di circa 66 mila persone e Ademi ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra le varie strutture per poter far sentire la loro voce e porre le problematiche, visto che i loro diritti politici non sono riconosciuti. Ademi è convinto che una collaborazione di questo livello può portare ad una più rapida integrazione e l’istituzionalizzazionedella RAT è uno degli obiettivi primari. Un’altro obiettivo, riguarda le reazioni immediate nei casi di strumentalizzazioni mediatiche, su vari episodi di cronaca nera, con lo scopo di isolare il fatto alla vicenda in caso si trattasse di albanesi e di tutelare la parte sana. Ademi si è auspicato che la RAT diventi un punto di riferimento per la comunità albanese in Toscana.