Lo scorso 6 luglio è stato presentato a Tirana “Civil Society Index for Albania – In Search of Citizens & Impact”, studio sulla società civile albanese, condotto dall’ONG albanese “Institute for Democracy and Mediation” con il supporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo.
Secondo questo studio la struttura della società civile in Albania rimane debole, ed è caratterizzata da una bassa partecipazione e da scarse relazioni tra gli attori che la compongono. Inoltre, la sua dipendenza verso la politica ed i politici influenti in Albania è ben visibile agli occhi di tutti.
Prima di proseguire con l’analisi dei risultati di questo studio, vediamo che cosa si intende per società civile. La società civile si colloca all’interno della società e può essere composta da una rete di cittadini che operano per perseguire l’interesse generale. Secondo il sociologo Jurgen Habermas: “La società civile si compone di quelle associazioni, organizzazioni e movimenti che allo stesso tempo accolgono, condensano e ripercuotono, amplificandola nello spazio pubblico politico, la risonanza che i problemi sociali hanno nelle sfere della vita privata.
Il cuore della società civile e dunque costituito da un tessuto associativo che istituzionalizza, nel quadro degli spazi pubblici organizzati, le discussioni che si propongono di risolvere i problemi riguardanti temi di interesse generale”.Un’altra definizione di società civile ci è data dal Centro per la Società Civile della London School of Economics:
“Per società civile si intende l’arena di azione collettiva spontanea indirizzata verso interessi, scopi e valori comuni. In teoria, le sue forme istituzionali sono distinte da quelle statali, della famiglia e del mercato anche se nella pratica i confini tra stato, società civile, famiglia e mercato sono spesso complessi e sfumati. Di solito la società civile ricopre molteplici spazi e forme istituzionali, variando il suo livello di formalità, autonomia e potere. Le società civili sono spesso popolate da organizzazioni quali società caritatevoli, ONG per lo sviluppo, comunità, organizzazioni femminili, associazioni religiose, professionali e commerciali, gruppi di mutuo aiuto, movimenti sociali”.
Si tratta quindi di uno spazio pubblico organizzato che da voce ai cittadini e che permette loro di agire per il bene comune.
L’indice di sostenibilità per le ONG dimostra che in Albania vi è solamente un limitato numero di ONG che possono definirsi solide, l’ambiente generale è sfavorevole e il settore rimane pesantemente dipendente dagli aiuti internazionali. Secondo lo studio, l’impegno dei cittadini nelle iniziative della società civile è molto basso: partecipano il 18,4% di loro anche se il 57% si dichiara disponibile a farlo nel futuro. Dall’altra parte, l’attenzione della società civile è rivolta più che altro ai finanziamenti dei donatori.
La società civile è rappresentata soprattutto da numerose ONG di dimensioni ridotte, largamente frammentate e non collegate tra loro attraverso networks nazionali ed internazionali. Le strutture dirigenziali ed esecutive delle organizzazioni sono spesso deboli, il regime fiscale che le regolamenta rimane poco chiaro e un Codice etico che fisserebbe standards e rafforzerebbe la trasparenza non esiste ancora. Secondo lo studio, il 41,2% delle ONG si rifiutano di documentare i finanziamenti ricevuti, e solo l’8% di loro prendono le decisioni convocando l’assemblea dei soci. Desta ancora più scalpore il fatto che il 73,2% delle ONG organizza il proprio lavoro sulle priorità dei donatori e non su quelle della società.
Sono milioni gli euro che vengono finanziati ogni anno dai donatori internazionali e locali per iniziative proposte dalle organizzazioni della società civile, ma sono poche le cifre che veramente vanno a vantaggio di queste iniziative.
Le ONG riempiono di tanto in tanto le sale lussuose degli alberghi, organizzando qualche conferenza tra amici o al massimo invitando qualche personaggio illustre. Il personale è spesso assunto sulla base di progetti specifici e allo staff viene abitualmente richiesto di ricoprire ruoli e mansioni diversi, senza una chiara divisione delle funzioni e delle responsabilità. Queste caratteristiche ovviamente hanno un impatto significativo sulla professionalità degli attori della società civile.
Un grosso problema della società civile albanese è la sua debole relazione con le istituzioni pubbliche. L’esiguo numero di progetti implementati in partnership tra ONG e istituzioni governative, i pochi casi di appalti di servizi sociali assegnati ad ONG specializzate, congiuntamente al fatto che pochissime organizzazioni sono coinvolte nelle attività di monitoraggio e di advocacy sulle politiche nazionali, sono chiari elementi che indicano la mancanza da parte del governo di una strategia globale per la cooperazione con la società civile.
Nonostante il governo abbia iniziato a consultare le organizzazioni del terzo settore nell’elaborazione e nella definizione delle politiche, tali meccanismi di coordinamento non sono formalizzati e rimangono deboli. Le organizzazioni non governative ma anche le istituzioni autonome come l’Accademia delle Scienze, le Università, i sindacati e gli intellettuali albanesi non hanno mai avuto in questi anni di pluralismo politico in Albania, nessuna rilevanza nella formazioni delle scelte politiche governative, e non hanno mai influenzato i programmi dei partiti politici.
Non poche volte la società civile in Albania si è fatta parte di determinate manovre politiche e addirittura promotrice di interessi personali di certi politici. Molti attivisti della società civile, infatti, sono stati candidati dei partiti politici alle ultime elezioni.
Nessun governo e nessun partito politico ha mai convocato organizzazioni o istituzioni indipendenti a sentire le loro opinioni, a prendere in considerazione le loro proposte su determinate questioni rilevanti nella vita socio-politica.
Tra le istituzioni governative non vi è un dipartimento specifico incaricato della gestione dei rapporti con la società civile, la cui partecipazione alla vita politica deve essere rafforzata. In Albania la maggior parte delle organizzazioni della società civile non possiedono la conoscenza, le capacità, l’esperienza e le risorse per partecipare in maniera attiva al processo di consultazione.
Un’altra importante area che richiederebbe maggiori sforzi d’intervento è rappresentata quindi dalla formazione degli attori della società civile.Una maggiore partecipazione delle organizzazioni della società civile nella vita pubblica migliora infatti la qualità della democrazia perché essa non solo è un elemento essenziale per la vita pubblica democratica e per il buon funzionamento delle istituzioni, ma rappresenta anche un attore cruciale nel costruire e rafforzare il supporto dell’opinione pubblica a favore delle riforme.
Il cambiamento imposto da forze esterne non è sufficiente. Al fine di raggiungere i requisiti necessari per l’adesione all’UE, sono fondamentali il coinvolgimento, l’impegno e la partecipazione attiva della società civile.
Institute for Democracy and Mediation: idmalbania.org e Facebook