I tempi per la liberalizzazione dei visti. Questo è il tema principale di cui si parla quotidianamente nei palazzi di potere e i media albanesi, negli incontri con le diplomazie europee e i bar di Tirana.
Per i cittadini albanesi significherebbe muoversi liberamente nello spazio Schengen fino a 90 giorni, ma è difficile stabilire se lo potranno fare a partire da quest’anno. Dopo essere rimasti gli ultimi della classe balcanica assieme con la Bosnia, il governo Berisha sta accelerando i suoi sforzi per raggiungere questo obiettivo, così atteso dagli albanesi e strumentalizzato dalla politica negli ultimi anni. Ma la crisi politica creatasi dopo le elezioni parlamentari del giugno 2009, pare di non favorire affatto il processo anche se la valutazione sui visti viene fatta su criteri tecnici. La questione è ormai anche all’ordine del giorno del Parlamento europeo. Il 21 aprile scorso, l’Ambasciatrice di Tirana all’Unione Europea, Mimoza Halimiè stata invitata ad esporre sulla situazione politico-economica alla riunione della Delegazione per le relazioni con l’Albania, Kosovo, Bosnia e Serbia di questa istituzione. Halimi ha sostenuto che il governo sta dimostrando l’apertura al dialogo con l’opposizione per la soluzione della crisi ma quest’ultima partecipa alle sedute parlamentari solo per 60 minuti e continua con le proteste in piazza. Invece, il capo dell’Unità per l’Albania e il Montenegro alla Commissione europea, Marta Garcia Fidalgo, invitata alla riunione, ha voluto trasmettere lo stesso messaggio che le alte cariche dell’Unione europea hanno dato al Primo Ministro Berisha, a volte contrastando il modo in cui egli presentava la posizione dell’opposizione. “Il dialogo politico non funziona, il Parlamento non funziona e la situazione è preoccupante per ogni democrazia ed inquietante per l’Albania”, ha dichiarato Fidalgo.
Alla domanda dell’eurodeputata Doris Pack sull’impatto del boicottaggio dell’opposizione nel processo di abolizione del regime dei visti, Fidalgo ha detto che la Commissione fonda la sua raccomandazione esclusivamente su criteri tecnici e che “non vi è alcun requisito tecnicoper i visti relativi alla situazione politica”. Martedì 27 aprile la Commissione Diritti civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento europeo valuterà l’adempimento dei criteri previsti dalla RoadMap sulla liberalizzazione dei visti che l’UE ha consegnato all’Albania nel giugno 2008. La valutazione si basa sulla relazione preparata dal gruppo degli esperti del Parlamento europeo, recati a Tirana il mese scorso. L’incontro è confermato dall’agenda pubblicata sulsito ufficiale del Parlamento europeo. “La liberalizzazione dei visti per gli albanesi e bosniaci può essere rimandata fino alla fine dell’anno – ha detto l’europarlamentare Jelko Kacin, che ha visitato l’Albania a marzo. Come riportato dall’agenzia Europeanvoice, Kacin afferma che la proposta della Commissione europea su questa questione è probabile che sia introdotta all’ordine del giorno del Parlamento europeo nel mese di settembre ed i suoi effetti iniziano nel mese di dicembre. Anche la portavoce del Parlamento europeo sulla questione dei visti, Tanja Fajon, ha dichiarato qualche giorno fa per Balkan Insight che “ è probabile che altri esperti visitino l’Albania, ciò significa più tempo e non saremmo in grado di concludere il processo prima dell’estate”. Pessimista sui tempi anche la relazione di valutazione della Commissione europea che verrà discussa il 27 aprile, scoperta in questi giorni da alcuni media albanesi e stranieri quali Top channel, Balkanweb,Europeanvoice, Balkan Insight. Secondo questo documento, distribuito ai paesi membri nei giorni scorsi, nonostante l’adempimento della maggior parte dei criteri previsti dalla Roadmap, ne l’Albania ne la Bosnia potranno beneficiare subito dall’abolizione dei regime dei visti. Top Channel, la tv privata maggiore albanese, ha potuto fornire una sintesi di questo documento ancora riservato. “L’Albania e la Bosnia sembrano aver soddisfatto i criteri del primo blocco di misure in materia di visti, secondo la valutazione degliesperti per la sicurezza dei documenti”. Ma, Tirana è dietro Sarajevo nel secondo blocco riguardante l’immigrazione clandestina e il rimpatrio. “Sembra che l’Albania ha soddisfatto i criteri generali stabiliti. Tuttavia, sono necessarie ulteriori verifiche per lo sviluppo di una strategia sul sostegno dei rifugiati rimpatriati”, afferma il documento.
Nelle misure del terzo blocco, in materia di sicurezza e l’ordine pubblico, l’Albania e la Bosnia non hanno ancora raggiunto gli standard richiesti, invece sul quarto blocco relativo ai diritti dell’uomo e le relazioni estere, la valutazione degli esperti è positiva. Dopo questa relazione aggiornata, gli Stati membri aggiungeranno le loro valutazioni, sulla base delle quali, la Commissione preparerà una raccomandazione che sarà resa pubblica alla fine di maggio o la prima settimana di giugno. La raccomandazione dovrebbe essere positiva, ma condizionata dall’invio delle missioni aggiuntive di esperti per i criteri ancora inadempiuti. Inoltre sarà riesaminata dal Parlamento europeo prima di passare alla decisione del Consiglio dei ministri dell’Unione europea. A patto che i due paesi avranno soddisfatto tutti i criteri tecnici richiesti, considerato le procedure delle istituzioni comunitarie, la decisione sulla liberalizzazione dei visti verrà presa non prima della fine di autunno.