E’ l’ultimo accordo politico internazionale prima della decisione finale attesa per giugno dal gruppo che gestisce il più grosso giacimento di gas naturale in Azerbaijan ma segna ufficialmente il sostegno al progetto dei tre Paesi candidati a ospitarne l’infrastruttura.
Albania, Italia e Grecia hanno messo nero su bianco il loro assenso al metanodotto transadriatico Tap che porterà in Europa il gas proveniente dal Mar Caspio e dal Medio Oriente, aggirando Russia e Ucraina, e che aprirà il cosiddetto “corridoio sud” del gas. Un progetto che intende aumentare la sicurezza energetica europea, diversificare l’approvvigionamento di carburante naturale (anche rispetto alle fonti nordafricane) e garantire una maggiore sicurezza di stoccaggio al mercato europeo in caso di interruzioni operative. Nelle intenzioni dei tre governi c’è il via libera a 800 km di una rete distributiva che vuol avere grande rilevanza strategica e a un’intesa scritta necessaria ad assicurare la cooperazione tra gli Stati per la puntuale realizzazione del gasdotto.
Il Tap, Trans Adriatic Pipeline, avrà una portata di 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno a partire dal 2017-18, e potrà essere ampliato fino a raggiungere i 20 miliardi di metri cubi quando altre sorgenti di gas diventeranno disponibili.
La condotta, dal diametro di 90 cm (realizzata con tecniche di saldatura all’avanguardia che lo rendono flessibile e adattabile sia al fondale marino sia al sottosuolo), trasporterà gas naturale dai giacimenti di Shah Deniz II in Azerbaijan, attraverso Grecia, Albania e, passando sotto il Mar Adriatico, alla Puglia. Dall’Italia raggiungerà poi l’Europa occidentale.
Più precisamente il progetto prevede un’estensione di circa 478 km in Grecia, 204 in Albania, 105 nel Mare Adriatico e 5 km in Italia. Il trasporto di gas inizierà vicino al confine greco-turco, a Komotini, attraverserà l’Albania e con una condotta sottomarina si allaccerà alla rete di distribuzione italiana vicino San Foca (Lecce).
In Albania si sta anche valutando la creazione di impianti per lo stoccaggio del gas (non sarebbero possibili in Salento perché lì mancherebbero le precondizioni geomorfologiche), poiché il deposito è una condizione chiave della strategia sulla sicurezza di fornitura europea come il flusso inverso fisico, cioè la possibilità di attivare rapidamente, in caso di emergenza o di interruzioni di fornitura a monte (come accadde in Ucraina nel 2009), il flusso contrario del gas dall’Italia e dal Nord Africa verso Grecia ed Europa sudorientale. Il deposito di gas sotterraneo potrebbe essere collocato nella regione di Dumre. Per quanto riguarda la rotta albanese del gasdotto, la rete dovrebbe snodarsi verso Bilisht Qendër nella regione di Korça al confine con la Grecia evitando siti di interesse naturalistico. Il terminale per la sezione terrestre della condotta sarà lungo il litorale nord di Fier, poi le condotte scorreranno sotto il mare per circa 60-70 km.
Il “corridoio sud”, pensato per rifornire l’Europa di gas naturale, si aggancia al gasdotto caucasico meridionale, completato nel 2007, che collega Baku in Azerbaigian a Erzurum in Turchia, passando per la Georgia e garantendo una portata di 8,8 miliardi di metri cubi l’anno. Il gas fluisce poi nell’infrastruttura turca Botas. Il Tap coprirà il vuoto esistente tra Grecia, Albania e Italia, visto che manca un’infrastruttura per il trasporto del gas tra le due coste. In tal modo, si completerà il passaggio di carburante dal Mar Caspio all’Italia e al resto dell’Europa continentale.
Grazie ad allacciamenti secondari lungo il percorso, il Tap potrebbe inoltre fornire gas ad altri mercati dell’Europa sudorientale, tra cui Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Serbia, Romania e Ungheria. Così facendo, potrebbe integrarsi nell’Anello energetico balcanico occidentale.
Entro il giugno 2013, il consorzio di Shah Deniz gestore del giacimento azero effettuerà la selezione definitiva del progetto di gasdotto che trasporterà il gas in Europa attraverso il “corridoio sud”. Il Tap è in competizione con il progetto Nabucco West.
Azionisti del Tap sono la società svizzera Axpo (42.5%), la società norvegese Statoil (42.5%) e la tedesca E.
On Ruhrgas (15%). La joint venture ha sede in Svizzera e uffici operativi nei tre Paesi interessati dal progetto: Tirana, Roma e Atene.
Il progetto rivale è Nabucco West sostenuto invece dalla società austriaca Omv, dalla tedesca Rwe, dall’ungherese Mol e dalla turca Botas. Questo secondo progetto farebbe passare il gas azero da Romania, Bulgaria e Ungheria e confluirebbe nel terminale austriaco di Baumgarten.
Una volta che sarà presa la decisione e saranno ottenute tutte le approvazioni ambientali e strutturali (lo scorso 21 gennaio il Tap ha presentato 4mila pagine di valutazione di impatto ambientale e sociale Esia, al National Licensing Centre di Albania relativamente alla porzione di condotta albanese), potrà iniziare la costruzione del metanodotto.
Il via libera intergovernativo al Tap è arrivato il 13 febbraio con la firma dei rappresentanti di Albania, Italia e Grecia di un accordo trilaterale al Ministero degli Affari Esteri di Atene. Getta le basi per la creazione di standard comuni relativi agli aspetti tecnici, giuridici, legali, fiscali, ambientali, di sicurezza e dell’impiego delle risorse umane.
In attesa del via libera finale a cui seguirebbero tre anni di lavoro e almeno sei prima che l’impianto possa entrare in funzione, il progetto ha incassato, oltre alle proteste di vari gruppi ambientalisti, anche l’interesse e il supporto del governo albanese. Oltre ad essere uno dei più grossi investimenti stranieri nel Paese e un progetto privato che non comporta finanziamenti Ue, potrebbe aiutare l’Albania nel suo processo di integrazione commerciale e infrastrutturale con l’Europa. La costruzione del metanodotto potrebbe di fatto aumentare l’importanza nazionale e geo-strategica albanese, promuovendo la stabilità del Paese e preparandolo al potenziale ingresso nell’Ue. Da un punto di vista energetico la società Tap conferma anche la possibilità di soddisfare le esigenze domestiche di energia: gli azionisti sarebbero disposti a fornire fino a un miliardo di metri cubi di gas l’anno al mercato albanese e all’Europa sudorientale.