L’industria petrolifera nazionale sta attraversando un periodo difficile a causa della caduta dei prezzi sulle borse internazionali. I dati ufficiali dell’agenzia delle risorse naturali riportano che negli ultimi due anni la produzione è calata a picco fino ad arrivare ad un -30%: da 1,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2015 si è scesi alle 835.000 prodotte lo scorso anno.
Di conseguenza, come mostrano i dati INSTAT riportati dai media albanesi, è stato anche l’unico settore a chiudere il bilancio in rosso nel 2016 (ultimo anno analizzato), con una perdita di circa 2.900.000 di lekë (leggi anche Dove investire in Albania. I settori più redditizi dell’economia albanese)
Una crisi che coinvolge anche lo Stato Albanese
Una situazione che ha avuto importanti ripercussioni sulle finanze dello Stato. Secondo i dati ufficiali del ministero delle finanze, anche le entrate derivanti dalla rendita del petrolio sono diminuite di tre volte nel giro di tre anni.
Il governo statale è passato – come dichiarato dal direttore generale dell’agenzia nazionale delle risorse naturali, Dael Dervishi, in un’intervista per ATSH – dal guadagnare 60 milioni dollari nel 2014, ai 20 milioni dello scorso anno.
Quest’effetto domino ha coinvolto inevitabilmente anche gli investimenti delle aziende, drasticamente in calo negli ultimi anni. Dai 300 milioni di euro investiti nel 2014 agli ‘appena’ 60 investiti nel 2017; l’1/5 rispetto a tre anni fa. Ed un ulteriore decrescita è attesa per il 2018.
Oltre alla caduta dei prezzi sulle borse internazionali, comunque, uno dei problemi più grandi continua a rimanere il conflitto tra il governo albanese e la Bankers Petroleum i principali produttori di petrolio in Albania.
La scorsa settimana il tribunale arbitrale di Parigi ha condannato, infatti, il governo albanese a pagare 57 milioni di dollari alla società bancaria, cifra che sarebbe stata pagata ingiustamente dalla Bankers Petroleum nel corso degli anni sotto forma di tasse.