L’Albania ha registrato una performance economica positiva, che comprende anche gli investimenti esteri, la riduzione della disoccupazione e la riduzione del livello degli NPL (crediti deteriorati): tutto questo è stato evidenziato dall’ultima relazione della Commissione Europea sullo sviluppo economico dei paesi candidati e potenziali candidati per il primo trimestre del 2018.
Nel frattempo, d’altra parte, il rapporto afferma che le entrate di bilancio hanno avuto una performance negativa. Secondo il rapporto, nel primo trimestre del 2018, le entrate di bilancio sono entrate del 2%, mentre questo valore nello stesso periodo dello scorso anno era del +6,4%.
Per quanto riguarda il debito pubblico, il rapporto afferma che nel primo trimestre del 2018 è diminuito dello 0,2%. Il livello del debito era pari al 69% del PIL alla fine di Marzo, contro il 70,1% di fine 2017.
“Il rafforzamento della valuta domestica, il leke, contro l’euro è aumentato nei mesi di Aprile e Maggio; dalle fine di Aprile al 5 Giugno, il valore del leke nei confronti dell’euro è aumentato del 3,7%. Questo ha obbligato la Banca d’Albania ad intervenire il 6 Giugno nel mercato del forex.” – si legge nella pubblicaizone.
Economia albanese: le previsioni dell’Istituto di Vienna
Nelle sue previsioni di primavera pubblicate a Marzo, secondo l’Istituto di Vienna ( wiiw ), ci si aspetta che il valore dell’economia albanese passi dal 3,9% del 2017 al 4,1% nel 2018, grazie soprattutto ai progetti infrastrutturali e al turismo.
Un leggero calo dello 0,1% rispetto alle previsioni che erano state pubblicate lo scorso novembre. Nonostante questo, tuttavia, le previsioni sono quasi in linea con quelle effettuate dal governo albanese, ovvero di raggiungere il 4,5% di valore nel 2021 quando scadrà il secondo mandato di Edi Rama.
Previsioni ottimistiche che, tuttavia, non danno garanzia al 100%:
“Le variabili per le nostre previsioni sono numerose e soprattutto al ribasso. Le nostre maggiori preoccupazioni riguardano una potenziale guerra commerciale e la possibilità che le banche centrali globali non escano dallo loro condizione di ‘politiche monetarie ultra-accomondanti’.
Qualsiasi aumento dei tassi di interesse sarebbe alquanto pericoloso per i paesi con elevato debito pubblico” – ha affermato Richard Grieveson, economista dello Wiiw.