La Banca Mondiale ha ridotto le previsioni di crescita economica dell’Albania nel 2019. Nell’autunnale rapporto economico periodico per i Balcani occidentali, la Banca Mondiale prevede una crescita economica del 2,9%, anziché del preventivato 3,7%.
Secondo l’INSTAT (Istituto di Statistica albanese, n.d.r.), l’economia albanese è cresciuta del 2,2% nel primo trimestre e del 2,3% nel secondo trimestre di quest’anno. Si stima che il deficit nel settore energetico sia stato il fattore principale nel rallentamento della crescita. Per i prossimi due anni, la Banca Mondiale prevede una crescita prossima ai valori medi del 3,5%, considerato come il tasso di crescita potenziale dell’economia albanese.
Le aree di sviluppo principali
Dopo essersi assestato sul 4,1% nel 2018, il tasso di crescita annuale per il 2019 dovrebbe rallentare al 2,9%. Una drastica riduzione delle precipitazioni nella prima metà dell’anno ha dimezzato la produzione di energia idroelettrica e ha rallentato il tasso di crescita del PIL di oltre mezzo punto percentuale. I servizi e le costruzioni hanno dato il contributo positivo maggiore alla crescita economica.
Nonostante le crescenti tensioni politiche, la domanda interna si è rafforzata. Le esportazioni nette hanno segnato, invece, un -0,4%, poiché il ristagno della crescita economica nei Paesi partner commerciali ha ridotto le esportazioni di beni tradizionali e allo stesso tempo ha ridotto le esportazioni di elettricità.
Il miglioramento dell’occupazione, l’aumento dei salari e il credito al consumo hanno favorito i consumi privati, che hanno contribuito positivamente alla crescita del PIL del 2,1%.
Migliori condizioni di prestito e della spesa pubblica per le infrastrutture hanno favorito gli investimenti, contribuendo con 0,5 punti percentuali al tasso di crescita economica.
Nonostante il rallentamento della crescita economica, la creazione di posti di lavoro si è rafforzata e la disoccupazione è diminuita.
Dopo un leggero rallentamento nel primo trimestre del 2019, il tasso di crescita dell’occupazione è accelerato al 3,4% nel secondo trimestre, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi e in agricoltura. Rimane, tuttavia, ampia la forbice tra forza lavoro maschile e quella femminile.
Nel secondo trimestre, la disoccupazione ha raggiunto un nuovo minimo storico del 11,5%. I salari reali sono aumentati del 3,4% in media, principalmente nel settore dei servizi (commercio, trasporti e turismo).
Gli investimenti esteri diretti dovrebbero rimanere invariati, con il completamento della fase di investimento di grandi progetti nella trasmissione di energia e gas.
Dal 2016 le riserve valutarie sono state stabili e sufficienti a coprire l’equivalente di oltre sei mesi di importazioni di beni e servizi. Le enormi riserve aiutano ad alleviare i rischi creati dall’elevato debito estero, che dovrebbe raggiungere il 65,7% del PIL nel 2019.
Le prospettive
Il ritmo di crescita economica dovrebbe rallentare a circa il 3,5% nel periodo 2020-2021, poiché dipenderà sempre più dall’aumento del reddito da lavoro che favorisce i consumi privati.
Sul breve periodo, il ripristino del bilancio elettrico a livelli più normali faciliterà la bilancia commerciale e le esportazioni nette.
Le recenti tendenze positive delle esportazioni albanesi derivanti dall’espansione dei mercati saranno più moderate, riflettendo la stagnazione dei tassi di crescita economica mondiale. La crescita sarà, inoltre, influenzata positivamente dagli investimenti, stimolati da progetti pubblici e investimenti privati, ma questo effetto positivo andrà di pari passo con i continui progressi nelle riforme strutturali, ad esempio il sistema giudiziario e il settore finanziario.
Entro il 2021, il disavanzo di bilancio dovrebbe scendere al 1,7% del PIL. La politica fiscale a medio termine ha calcolato che il consolidamento fiscale continuerà fino al 2022 e dovrebbe generare risparmi sui costi per stipendi, beni e servizi e trasferimenti ai beneficiari della sicurezza sociale e alle amministrazioni locali. Inoltre, si prevede che il progressivo consolidamento fiscale combinato con la continua crescita economica ridurrà il rapporto debito / PIL al 60% dopo il 2022.