In questo periodo dell’anno è difficile non trovare, nelle città e lungo la riviera albanese, turisti stranieri, che negli ultimi anni hanno invaso il Paese delle Aquile.
Secondo i dati Instat, infatti, nei primi quasi mesi del 2019 più di un milioni di visitatori stranieri sono arrivati in Albania, il 7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un trend che andrà esponenzialmente in crescita per la stagione estiva, considerando che molti tour operator affermano che in alcune località come Golem gli alberghi sono sold-out fino ad ottobre, a causa del grande flusso di visitatori stranieri provenienti principalmente da Polonia, Repubblica Ceca, Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania.
Il crollo dell’euro
Il grande flusso di euro in entrata derivante proprio dall’inaugurazione della stagiona turistica estiva è una delle cause principali della svalutazione della moneta europea in Albania. Il deprezzamento dell’euro, non a caso, ha preso piede agli inizi del mese di giugno, in concomitanza con i primi afflussi di turisti stranieri.
Il trend è proseguito al ribasso anche in questo inizio settimana, quando – secondo i dati ufficiali della Banca Centrale d’Albania – un euro veniva scambiato a 121.6 lek, il valore più basso dal 2008 ad oggi.
Per gli esperti, come detto, la causa principale è l’afflusso di euro portato nel paese dagli stranieri che giungono in Albania sia per turismo, ma anche per turismo della salute e per motivi di lavoro. Nel primo trimestre di quest’anno le spese in euro degli stranieri in Albania ammontavano a 348 milioni di euro circa, un valore record dalla caduta del regime comunista e di circa 5% superiore allo stesso periodo del 2018.
Già l’anno scorso, durante la stagione estiva, era stato necessario l’intervento della Banca d’Albania per bloccare il trend al ribasso dell’euro nei confronti del lek. Nello specifico, la Banca aveva convertito in moneta nazionale alcuni prestiti in euro, un evento raro visto che l’Albania dal 1992 aveva mantenuto un regime di valute liberamente fluttuanti a differenza di altri paesi dell’area dei Balcani che hanno da sempre optato per tassi di cambio fissi con monete estere – nello specifico per l’euro – come la Bosnia e la Bulgaria.