Circa 60.000 cittadini albanesi che vivono e lavorano in Canada, beneficeranno di tutti i contributi versati indipendentemente da dove hanno lavorato.
Il ministro dell’economia e delle finanze albanese, Anila Denaj, ha reso noto nella mattinata di oggi che è stato firmato l’accordo per ‘la protezione della previdenza sociale e del regolamento amministrativo tra Albania e Canada’ attraverso il ministero dell’economia e delle finanze dell’Albania e il dipartimento per lo sviluppo sociale del Canada.
Per quest’ultimo, l’accordo è stato firmato dal ministro degli esteri – Chrystia Freeland – mentre l’ambasciatore d’Albania in Canada, Ermal Muça, ha firmato in rappresentanza della parte albanese.
Denaj ha spiegato che lo scopo principale di questo accordo è quello di unire i contributi realizzati nei due paesi aggiungendo che i cittadini albanesi avranno l’opportunità di ricevere i contributi versati in Canada anche qualora dovessero decidere di tornare a vive in Albania.
“Dal 2015 l’Albania ha firmato accordi di questo tipo con 7 paesi europei ed è attualmente in fase di negoziazione con altri quattro paesi, nei quali i cittadini albanesi vivono e lavorano.” – ha affermato la ministra dell’economia.
Albania-Italia: in stallo l’accordo per le pensioni
L’ultimo di questi accordi è stato siglato con la Germania nel 2017, mentre non è stato ancora raggiunto un accordo con l’Italia dove vivono e lavorano migliaia e migliaia di cittadini albanesi.
Un tentativo era stato fatto lo scorso febbraio dal senatore del PD Tommaso Nannicini, il quale aveva proposto un emandamento che stanziava 20 milioni di euro per la firma di una convenzione bilaterale tra Italia e Albania in materia di pensioni.
Ciò nonostante la proposta – pur passando il vaglio della commissione bilancio – non è stata approvata dalla maggioranza parlamentare in commissione lavoro.
La pensione dei rimpatriati
Tuttavia, la legge del Bel Paese prevede la ‘pensione per i rimpatriati’ ovvero la possibilità di usufruire dei diritti di previdenza sociale maturati in Italia anche se l’accordo tra i due paesi non è stato ancora trovato.
Si differenziano, tuttavia, due casi, a seconda se la pensione viene calcolata attraverso i contributi versati o attraverso lo stipendio percepito:
- Se i lavoratori extracomunitari rimpatriati sono stati assunti dopo il 1 Gennaio del 1996 (anno della riforma Dini), al raggiungimento dell’età prefissata possono percepire la pensione in base ai contributi versati anche se non hanno raggiunto i 20 anni di contributi richiesti.
- Se i lavoratori extracomunitari rimpatriati sono stati assunti prima del 1 Gennaio 1996, al raggiungimento dell’età prefissata possono percepire la pensione in relazione al sistema contributi-stipendio esclusivamente se hanno raggiunto i 20 anni di contributi richiesti
In pratica, secondo la legge italiana, per i rimpatriati che hanno lavorato in Italia prima del 1996 vale la pensione minima come se vivessero ancora nel bel paese.
Invece, è interessante notare che i rimpatriati assunti dopo il 1 Gennaio del 1996 potranno percepire la pensione anche se non hanno raggiunto i 20 anni di contributi richiesti. Ovviamente non si tratta di un regalo del sistema italiano: i rimpatriati del primo caso, infatti, percepiranno soltanto quanto hanno versato di contributi.
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