Il prestigioso settimanale inglese ‘The Economist’ ha pubblicato un articolo riguardante la proposta di ridiscussione dei confini tra Serbia e Kosovo, che provocherebbe un inevitabile effetto domino in tutti i Balcani.
Infatti, di conseguenza, i leader serbo-bosniaci terrebbero un referendum sulla Repubblica Serba di Bosnia e sulla regione di Sangiaccato (Sandzak – regione serba presidiata per la maggior parte da bosniaci); inoltre, allo stesso agirebbero i croati della Bosnia.
In pratica il popolo bosniaco avrebbe lottato anni e anni per l’indipendenza per voi vedere la propria nazione smembrata e rimodellata.
Ma non finisce qui, perché, sulla falsariga, gli albanesi della Macedonia occidentale e nel Montenegro chiederebbero di unirsi alla ‘Grande Albania’, alla quale si aggregherebbe anche la popolazione di etnia albanese della Ciamuria. D’altra parte, invece, i nazionalisti greci richiederebbero la parte meridionale dell’Albania.
Come sottolineato da ‘The Economist‘ c’è un’ironia dietro questa proposta di scambio serba. Se le parti trovassero un accordo per la ridiscussione dei confini, infatti, i serbi del Kosovo che vivono al Sud sarebbero ‘tagliati fuori’, non potrebbero far rientro in Serbia e rischierebbero addirittura di essere cacciati. Un male comunque minore rispetto ad un’eventuale procedura di riconoscimento del Kosovo che, tra le tante cose, renderebbe più facile la strada serba verso l’ingresso nell’Unione Europea.
Diminuire la rivelenza dei confini nazionali, quindi, sembrerebbe più saggio che ridisegnarli e – come detto da un alto funzionario dell’Unione Europea – aprire le porte dell’inferno.
L’articolo originariamente è stato pubblicato su The Economist dal titolo “The difficulties of exchanging territory in the Balkans”
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