“Special Economic Zones a steering wheel for the development of the country” è stato il titolo della tavola rotonda tenutasi martedi 4 giugno u.s., organizzata dalla società di consulenza Italian Network e dal Gruppo R & T di Tirana, presso la sala Illiria dell’hotel Mak Albania a Tirana.
Numerosi i partecipanti tra rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, del Sistema bancario oltre che imprenditoriale, tutti interessati a confrontarsi sulle tematiche di una Zona Economica Speciale in Albania e sull’esperienza italiana di cui ha parlato il Prof. Aldo Berlinguer, coordinatore di numerose ZES in Italia ed esperto a livello internazionale.
Gli organizzatori Renis Tershana di R&T e Roberto Laera di Italian Network, si sono posti come obiettivo dell’incontro lo stimolo ad un dibattito per la creazione di un’aerea che attragga gli investimenti e i talenti sia esteri che nazionali e sia tradizionali che ad alta innovazione e tecnologica cercando di dare risposta ad alcuni quesiti, quali:
- Perché un’impresa dovrebbe insediarsi da noi?
- Perché una già presente dovrebbe rimanervi?
- Perché un contribuente, una famiglia, dovrebbe decidere di pagare le tasse qui?
- Perché un talento dovrebbe decidere di lavorare qui o uno studente dovrebbe decidere di studiare qui?
“Ragionare sull’attrattività di un Paese significa quindi ragionare sulle condizioni ottimali, pratiche e culturali, per farlo crescere” ha detto Roberto Laera, durante il suo intervento.
Il circolo virtuoso innescato dagli investimenti esteri favorisce anche gli attori economici locali, portando risorse preziose alle imprese nazionali.
Oggi il mondo sta attraversando una fase che non ha mai conosciuto prima: la globalizzazione delle imprese è sempre maggiore, il cambiamento non è mai stato così veloce, e abbiamo davanti a noi grandissime opportunità, anche economiche.
Le imprese che vogliono primeggiare a livello mondiale e che operano su scala multinazionale hanno modificato la loro logica di investimento: non è più solo importante se un investimento è conveniente nei riferimenti di un singolo mercato, ma è determinante valutare se questo è migliore o meno rischioso rispetto alle molteplici alternative su scala globale.
L’alternativa tra modelli di business non è più solo tra “Business to Business” o “Business to Consumer”, ma esiste oggi per la grande impresa anche il modello “Business to Country”, con il quale si considerano a 360 gradi i benefici di posizionarsi in un territorio piuttosto che in un altro per offrire prodotti e servizi per i quali le aree in sviluppo hanno pianificato ingentissimi budget.
Oggi, globalizzazione significa anche competizione tra i sistemi territoriali: una competizione a livello mondiale nella quale i Paesi che fanno meglio acquisiscono per crescere.
Ogni Paese si trova di fronte a sfide strategiche senza precedenti che richiedono innanzitutto di decidere chi si vuole diventare ed entro quando, e quale deve essere la traduzione di tale decisione in azioni concrete.
Le istituzioni specializzate hanno ripetutamente sottolineato la necessità di aumentare la produttività del lavoro.
Una scarsa produttività è vista come una delle principali debolezze strutturali dell’economia albanese e un fattore che la rende meno competitiva rispetto ai paesi della regione e oltre.
Anche il direttore esecutivo della Banca Mondiale per l’Albania, Patrizio Pagano, in una delle sue visite a Tirana si è soffermato su questioni relative all’impatto della tecnologia e del capitale umano nell’incrementare la crescita della produttività.
In questo le multinazionali rappresentano un importante indotto di “best practice” che si trasferisce gradualmente a tutto il sistema produttivo; basti pensare che, in media, in Albania la produttività del lavoro è del 50% più alta nelle imprese a capitale estero che nelle imprese nazionali.
Ma, soprattutto, la presenza delle imprese straniere sul territorio rafforza lo sviluppo di competenze locali proiettandole sul mercato globale (“Global supply chain”).
La Banca Mondiale ha recentemente creato un’unità speciale “Progetto Capitale”, che mira a comprendere il legame tra investimento umano e crescita economica, con cui intende indirizzare gli investimenti in capitale umano.
La Banca Mondiale ha sostenuto che gli investimenti nel capitale umano sono molto bassi nei paesi a basso reddito. Il capitale umano è l’insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi, insieme al capitale fisico come edifici, attrezzature e altri beni tangibili, contribuisce alla produttività dell’economia di un paese.
Il capitale umano è caratterizzato da livelli di istruzione e salute in una popolazione ed è un indicatore della velocità con cui l’economia si sposterà in futuro.
L’Istituto per la misurazione e la valutazione della salute dell’Università di Washington (The Lancet) ha confrontato lo sviluppo del capitale umano a livello mondiale (195 paesi) dal 1990 al 2016.
Lo studio ha dimostrato che in Albania si è verificata la più grande regressione in Europa anche a livello globale in questi 26 anni. Nel 1990, l’Albania si è classificata al 75 ° posto nel mondo per lo sviluppo del capitale umano, ma nel 2016 si è classificata al 91 ° posto, perdendo 16 posizioni nella classifica globale.
Per quanto riguarda il capitale umano, l’Albania è paragonata ai paesi africani, poiché è dietro ai paesi della regione. Da ciò l’esigenza di investire in università, ricerca, formazione e cultura. Al fine di favorire la crescita economica e la creazione di occupazione, molti Paesi hanno sperimentato la creazione di “zone di vantaggio” per l’insediamento di nuove imprese:
Le Zone Economiche Speciali (ZES) aree geografiche nell’ambito delle quali un’Autorità governativa offre incentivi a beneficio delle aziende che vi operano, attraverso strumenti e agevolazioni.
Le Zone Economiche Speciali, presenti principalmente in paesi in via di sviluppo hanno come obiettivo fondamentale l’aumento della competitività delle imprese insediate, l’attrazione di investimenti diretti, soprattutto da parte di soggetti stranieri, l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro e il più generale rafforzamento del tessuto produttivo, attraverso stimoli alla crescita industriale e all’innovazione.
Parchi Tecnologici che promuovano la cultura dell’innovazione e la competitività delle imprese associate e delle altre istituzioni coinvolte, stimolano e gestiscono i flussi di conoscenza tra università, centri di ricerca, aziende e mercati, facilitando la creazione e la crescita di imprese innovative attraverso processi di incubazione e supporto agli spin-off, oltre alla fornitura di altri servizi ad elevato valore aggiunto.
Un distretto produttivo nell’area di Elbasan potrebbe essere la soluzione alla rinascita e alla bonifica di un’area industriale abbandonata che crei opportunità di lavoro e crescita in un “nuovo polo industriale”.
Un Distretto per l’innovazione sviluppato nella città di Tirana, potrebbe essere definito come un ecosistema di innovazione top-down costruito in base a modelli multidimensionali di innovazione tesi a rafforzare la competitività dell’area cittadina.
Tutto ciò, tenendo conto delle caratteristiche economiche, della bassa pressione fiscale albanese, della flessibilità dei contratti di lavoro, potrebbe costituire una valida premessa perché i modelli di attrazione degli investimenti, già messi in pratica da altri Paesi, possano favorire lo sviluppo economico, tecnologico e culturale della Repubblica d’Albania e quindi dare risposta a quei giovani che hanno come unico obiettivo l’emigrazione verso paesi del nord Europa o degli Stati Uniti.
Il Ministro per la tutela degli imprenditori, Eduard Shalsi, durante il suo intervento ha posto l’accento sullo scambio continuo di informazioni tra imprese, Governo, istituzioni, scuole e università perché si possa creare una offerta formativa sempre in linea con le richieste del mondo del lavoro e dell’imprenditoria e agevolare gli imprenditori, soprattutto stranieri, nel processo di internazionalizzazione in Albania.
Ines Mucostepa, Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio in Albania, ha evidenziato come siano stati fatti tanti passi in avanti per facilitare gli investimenti stranieri, ma come tanto c’è ancora da fare, soprattutto per fermare il fenomeno della nuova emigrazione dei giovani verso i paesi del nord Europa.
l’addetto commerciale dell’ambasciata turca a Tirana, Halis Kaya, ha riportato l’esperienza della Free economics zone in Turchia e nello specifico di Bursa che ha dato un grosso impulso allo sviluppo dell’economia del Paese e al mercato del lavoro.
La Direttrice del Dipartimento di valutazione del rischio di Banca Credins e il Direttore Generale Maltin Korkuti, nei loro interventi hanno voluto approfondire, quale potrebbe essere il ruolo delle banche nella istituzione di una zona economica speciale in Albania.
Molto interesse all’esperienza italiana e ai consigli del Prof. Aldor Berlinguer, anche da parte dei rappresentanti del Ministero delle Finanze ed Economia ed in particolare della dott.ssa Adriana Sheti, Responsabile del settore delle Zone Economiche, che si appresta a preparare la gara per la Zona Franca di Spitalla.
Il concetto è semplice: creare zone particolarmente appetibili per le imprese, con forti incentivi fiscali ma non solo; burocrazia ridotta ed efficiente, dotazioni infrastrutturali, logistica, alta specializzazione in settori chiave.
L’auspicio degli organizzatori, dei relatori oltre che dei numerosi imprenditori intervenuti è che la creazione di aree economiche di vantaggio, possono dare impulso allo sviluppo del paese e creare le condizioni ideali per gli investimenti, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.