La commissione internazionale delle persone scomparse, l’ICMP, nella giornata di oggi ha invitato tutte le famiglie delle vittime del comunismo a visitare il suo ufficio a Tirana, per poter fornire campioni di sangue che potranno essere utilizzati per l’identificazione dei resti dei loro parenti, nel caso questi venissero ritrovati.
La raccolta dei campioni di sangue è iniziata dopo che il parlamento albanese, giovedì sera, ha finalmete approvato l’accordo a lungo atteso con l’ICMP per avviare il processo di ricerca.
L’accordo tra il parlamento e l’ICMP
“L’ICMP applaude la ratifica dell’accordo e il coraggio delle autorità albanesi nell’affrontare questa delicatissima questione del passato comunista albanese.” – ha detto in un comunicato stampa il capo del programma per i Balcani occidentali dell’ICMP, Matthew Holliday.
L’accordo ha richiesto diversi mesi di negoziazione e ha dovuto attendere l’approvazione del governo e del parlamento da marzo: prevede la ricerca di resti in due siti funebri di epoca comunista, uno vicino a Tirana e un altro vicino a un ex campo di concentramento a Ballsh, nel sud dell’Albania.
Durante i 45 anni di dittatura comunista, un numero imprecisato ancora oggi di albanesi furono giustiziati e sepolti in ‘cimiteri improvvisati’ o morirono nei campi di prigionia. Circa 6.000 nomi di quelli giustiziati sono stati identificati nei primi anni ’90. Mentre tantissimi altri non sono ancora stati ritrovati, poiché diversi siti di sepoltura del comunismo non sono ancora noti.
L’ICMP si è offerto di assistere le autorità albanesi sulla questione nel 2010, dopo che la ricerca privata di un uomo per il luogo sepoltura di suo padre, aveva portato alla luce una fosse comune nei pressi di Tirana, precisamente ai piedi del monte Dajti.
Anche per questo, il governo aveva quindi creato una commissione al fine di lavorare sulla questione ma fino a ieri non c’era stato alcun tentativo concreto di affrontare la questione. I resti delle persone ritrovate nel 2010 non sono state ancora identificati.
L’articolo è stato originariamente pubblicato su Balkan Insight