Olli Rehn, Commissario Europeo per l’Allargamento del blocco della Comunità Europea ha dichiarato che la Commissione Europea può considerare il 2010 come una buona data per ricevere una proposta dal governo albanese, a patto però di realizzare le riforme e di andare avanti a passi accelerati.
Durante una recente dichiarazione, Rehn ha detto “ È il nostro scopo far si che l’Albania e la Bosnia Erzegovina possano seguire presto i loro vicini. Se mantengono il passo delle riforme e delle condizione, la commissione poterebbe considerare una proposta fatta verso la meta del 2010. La velocità del progresso di questi paesi verso la liberalizzazione dei visti è nelle mani dei proprio leader. Una volta che la nostra proposta sarà accettata, i nuovi passaporti biometrici saranno sufficienti per muoversi nell’area Schengen. Per i cittadini dei Balcani questo significa niente più fila nelle ambasciate, niente più tasse per il visto e documenti di supporto come lettere di invito e biglietti. Saranno in grado di visitare la famiglie e amici nell’UE senza aver bisogno del visto. “Rehn ha sottolineato i miglioramenti che ha visto nelle recenti elezioni albanesi, standard che veniva considerato essenziale, come il cauto apprezzamento espresso per le ultime elezioni. È un aprezzamento che però sembra forzato è non riesci a togliere i dubbi che concernano i molti brogli denunciati dai paritti minori.La Commissione è pronta a preparare il l’opinione sull’Albania appena il Consiglio Europeo c’è lo chiede, ha concluso Rehn, incoraggiando l’Albania a continuare con l’Accordo della Stabilizzazione e l’Associazione.La notizia, che non dice niente di nuovo, tranne che con il lavoro duro si possono raggiungere dei risultati eccellenti, è emblematica per capire i media albanesi. Nella media di sinistra veniva dato poco o, nella maggiore parte dei casi, zero risalto alle parole di Rehn. Di tutt’altro carattere i giornali di destra che nei casi più corretti parlavano di inizio 2010 come data dell’entrata dell’Albania in area Schengen, tesi appoggiata anche dalle parole del ministro xenofobo Roberto Maroni.