Il presidente della Repubblica, Ilir Meta, ha bocciato il decreto riguardante il budget di stato per l’anno 2019 rimandandolo indietro al parlamento.
Nel comunicato pubblicato oggi, si spiega che la causa della bocciatura del decreto è la protesta degli studenti, i quali hanno espressamente richiesto un aumento del budget da destinare all’istruzione. Nello specifico, la loro richiesta è di portare il budget per l’istruzione al 5% del PIL totale, al fine di migliorare gli standard e le infrastrutture universitarie.
Secondo Ilir Meta, le richieste degli studenti sono state giudicate giuste, legittime ed attuabili da parte della politica e, per questo motivo, ha bocciato il decreto riguardante il budget in modo da dare un’altra possibilità al parlamento di rivederlo.
Il comunicato
“Il presidente della Repubblica, Ilir Meta, seguendo con molta attenzione le ultime situazioni politiche del paese, così come apprezzando il largo consenso pubblico riscosso dalle richieste degli studenti, le quali sono state ritenute da tutti gli interi politici giuste, legittime ed attuabili, mirando al soddisfare gli obiettivi sociali previsti dall’articolo 59 della Costituzione, nonché a garantire la stabilità del paese.” – si legge nel comunicato.
Dopo questa decisione di Meta, è arrivata la reazione del primo ministro Rama: il premier ha ricollegato la bocciatura del decreto con la proposta di budget del partito LSI respinta oggi in parlamento. Rama scrive sui social che non è sorpreso da questa decisione aggiungendo che sta continuando la pressione sugli studenti per allontanare quest’ultimi dal dialogo con il premier.
Mentre la protesta continua per le strade della capitale Tirana, Edi Rama, infatti, ha affermato di essere pronto ad accogliere per un dialogo costruttivo gli studenti in modo da poter soddisfare le loro richieste.
Rimane da vedere se la maggioranza parlamentare tornerà sui suoi passi modificando il decreto sul budget. Comunque sia, questa bocciatura farà sì che il nuovo decreto debba passare un’altra volta per la votazione parlamentare in un’assemblea che verrà stabilita dalla conferenza dei presidenti.