Berisha e Rama incolpano l’un l’altro sulla tragica svolta della manifestazione di venerdì. La Procura di Tirana ha avviato le indagini ed emesso 6 mandati di arresto. Mercoledì prossimo, Berisha scenderà in piazza contro la violenza, invece Rama riprenderà le proteste.
L’indomani della manifestazione in cui sono morte 3 persone, maggioranza e opposizione, continuano ad affrontarsi a colpi di conferenze stampa dalle sedi rispettive. Scappati i morti, si tratta di scaricare le responsabilità, senza dimenticare le solite accuse reciproche su corruzione, brogli e legami con il crimine organizzato. Venerdì sera, la tv News 24 ha trasmesso le prime immagini riprese dai suoi operatori in cui si vedono i militari della Guardia della Repubblica che sparano con armi automatiche ad altezza d’uomo nel momento che i manifestanti sfondano il cancello laterale della sede del governo. In altre immagini, trasmesse anche dalle tv italiane, viene inquadrato dall’alto la scena in cui viene ucciso uno dei manifestanti e sembra che i colpi provengano dai militari della Guardia. Le immagini sono state acquisite in qualità di prova materiale dalla Procura di Tirana che aveva avviato le indagini subito dopo la manifestazione.Inoltre, sono stati sequestrati anche i registri e i piani d’azione della Guardia insieme alle telecamere utilizzate dalle forze dell’ordine. Ieri, la Procura ha emesso anche 6 ordini di arresto per i dirigenti della Guardia della Repubblica in servizio venerdì, ma la Polizia di Stato non ha ancora effettuato i fermi. Intanto, la Polizia aveva arrestato 113 persone per gli scontri di venerdì e ieri in serata anche un’altro, identificato successivamente dalle registrazioni perché armato con una pistola. Sugli arresti ha reagito il deputato socialista Taulant Balla. Dei 113 arrestati, solo uno avrebbe precedenti penali.
Agghiacciante il bollettino degli scontri. 3 morti, un ferito in coma celebrale e almeno altri 31 manifestanti presentati in uno dei due Presidi Ospedalieri di Tirana. Invece, sono esatti i numeri sui feriti tra le forze dell’ordine. 44 feriti, di cui uno in grave condizioni, e 65 contusi. I media albanesi, non vicino al governo, portano testimonianze di persone ferite che sostengono di essere stati colpiti dai tetti della sede di governo. Inoltre, 4 operatori dei media sarebbe stato aggrediti dalla polizia durante il ritiro dei manifestanti e altri due da parte dei manifestanti. La polizia non ha risparmiati manganellate e pestaggi sui manifestanti soprattutto alla fine della manifestazione, prendendo anche molti di loro dai locali circostanti. Il Primo Ministro Sali Berisha ha difeso l’operato delle forze dell’ordine e della Guardia della Repubblica che di norma presidia la sede del governo, sottolineando di aver fatto solo il loro dovere in base al regolamento previsto per situazioni simili. Nessun commento sulle immagini, ma solo critiche alla tv che le ha trasmesso, “cercando di fare da giudice e pm allo stesso tempo”. Secondo le informazioni che dispone Berisha, le vittime sarebbero colpiti da vicino con armi leggere. E come dichiarato da lui stesso venerdì, non con le armi a disposizione della Polizia di Stato e della Guardia della Repubblica. Ma per il Primo Ministro, sarà la Procura a far chiarezza. Invece sull’accaduto, l’unico responsabile è il leader dei socialisti Edi Rama che ha tentato la golpe con l’aiuto delle bande e dei trafficanti armati di sassi, bastoni, armi, esplosivi e bottiglie molotov. Una posizione sostenuta anche da altri ministri del suo governo, il Capogruppo dei deputati democratici e la Presidente del Parlamento che durante la giornata hanno rilasciate dichiarazioni per la stampa. Dal campo dell’opposizione, Rama in testa, tutti accusano il Primo Ministro e il Ministro dell’Interno Lulzim Basha per aver provocato i manifestanti e aver ucciso tre di loro. Rama sollecita il Capo della Polizia di Stato di “non diventare parte del scenario orrendo orchestrato da Berisha e Basha” ma di eseguire i fermi dei 6 militari della Guardia della Repubblica. Invece, la Procura deve indagare e secondo Rama per farlo bastano anche le immagini trasmesse dalla tv News 24. Il leader dell’opposizione ha sottolineato che nessuno dei poliziotti, fortunatamente, è stato ferito con armi da fuoco. Non si può dire lo stesso per i tre manifestanti uccisi, un altro in grave condizioni e altri tre feriti. Tutti con armi da fuoco. In altre parole, oltre che bande armate, gruppi criminali o scenari per usurpare le istituzioni. Solo manifestanti non armati.
Il profondo dispiacere e i cordogli per le famiglie delle vittime sono state le uniche dichiarazioni ad unire maggioranza ed opposizione. Per il resto, ognuno sembra determinato di andare avanti nella propria strada. Rama con le proteste per ottenere le dimissioni di Berisha, quest’ultimo con il rigore della legge per impedire che ciò succeda. A nulla sono valse le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Bamir Topi che ha chiesto ai due “di riprendere urgentemente il dialogo ed assumersi le responsabilità politica per mantenere la stabilità del paese. L’Albania ha bisogno di rimarginare le ferite e non procurarsene delle nuove”. Topi ha incontrato ieri anche i rappresentanti dell’UE, degli Stati Uniti e del Regno Uniti di stanza a Tirana per discutere sulla situazione creatasi dopo la manifestazione di venerdì. La comunità internazionale aveva condannato da subito gli atti di violenza, richiedendo alla maggioranza e all’opposizione di trovare la strada del dialogo.
Intanto, mercoledì prossimo, 26 gennaio, ci sarà una manifestazione “contro la violenza”, indetta ieri da Berisha che ha invitato tutti i cittadini albanesi di partecipare per dare un messaggio al mondo, in modo che gli effetti degli atti di violenza si cancellino al più presto dalla memoria. Non ci sta Edi Rama. Contro quale violenza manifesterà Berisha? Contro quella dello stato, contro quella del suo Ministro dell’Interno o contro quello dei militari della Guardia della Repubblica che sono ancora in libertà anche dopo il mandato di arresto.