Anche se non c’è una data definitiva, a ottobre dovrebbero ricominciare le manifestazioni del Partito Socialista e dei suoi alleati per richiedere la trasparenza sulle elezioni parlamentari del giugno dell’anno scorso.
In poco più di 60 minuti, i leader dei partiti d’opposizione hanno deciso quanto era stato preannunciato nei giorni scorsi da Edi Rama, capo del Partito Socialista: manifestare da ottobre per ottenere la trasparenza sulle elezioni del giugno 2009. All’incontro oltre a Rama erano presenti anche Skënder Gjinushi, leader del Partito Socialdemocratico, Spartak Ngjela del Partito Legalità e Giustizia, Vangjel Dule dell’Unione per i Diritti Umani, Erion Veliaj del G99 e Paskal Milo del Partito Democrazia Sociale.
Sono gli alleati minori a comunicare ai giornalisti quanto concordato dall’opposizione. “La maggioranza non sta riflettendo – ha dichiarato Milo – e con questi propositi non ha senso che il dialogo dei sordi abbi seguito. Ricominceremo a manifestare entro ottobre nelle varie città e poi a Tirana”. Invece Spartak Ngjela, leader del Partito Legalità e Giustizia, spiega le ragioni delle proteste: il broglio elettorale, l’economia, l’assenza di una prospettiva di sviluppo e la perdita di fiducia nel governo attuale.
Inoltre i leader dell’opposizione si sono accordati di agire sulla base di una piattaforma comune. Nel futuro dovrebbero avere una sede per i loro incontri e un centro stampa per le dichiarazioni e le posizioni comuni. Le elezioni di giugno 2009
La trasparenza sulle ultime elezioni parlamentari è stato il cavallo di battaglia del Partito Socialista nel corso del primo anno del governo Berisha. “Apri le urne o vattene” è diventato il moto delle manifestazioni che il PS ha organizzato da ottobre 2009. I socialisti hanno boicottato il parlamento fino a marzo, per riprendere il boicottaggio dopo che la maggioranza non ha approvato i disegni di legge da loro presentati per l’inchiesta sulle elezioni. La loro azione politica è culminata con lo sciopero della fame di 200 attivisti e deputati socialisti, accampati di fronte alla sede del Consiglio dei Ministri nel maggio scorso. Nonostante lo sciopero è terminato dopo 19 giorni con la mediazione dell’Unione Europea, la cena tra Berisha e Rama in presenza dei vertici del Parlamento e Commissione Europea a Strasburgo non ha portato a un accordo tra socialisti e democratici per la soluzione della crisi politica.
Tuttavia sono stati fatti passi in avanti. I socialisti sono rientrati in parlamento e le parti sono d’accordo che la Commissione parlamentare d’inchiesta sia guidata dall’opposizione e che possa prendere in esame la documentazione elettorale. Il nocciolo della questione rimane l’apertura delle urne contenenti le schede elettorali. Dopo aver insistito per mesi per la loro apertura, i socialisti hanno accettato di chiedere il parere della Commissione di Venezia. Ma niente da fare, i democratici non vogliono cedere su questo punto anche se questa commissione è un organo del Consiglio d’Europa: lederebbe la sovranità nazionale.
Settimana scorsa, la Commissione Elettorale Centrale aveva nell’ordine del giorno l’eliminazione delle schede elettorali in vista delle elezioni amministrative del maggio dell’anno prossimo. Ma la decisione è stata rimandata.
Difficile prognosticare chi l’avrà vinta ma l’opposizione sembra determinata a portare avanti la sua battaglia a patto di far cadere il governo e non partecipare nelle prossimi elezioni amministrative.