La scorsa settimana l’associazione ‘Together For Life’ ha pubblicato uno studio che evidenzia come la maggior parte dei medici albanesi – circa l’80% degli intervistati – sia pronta a lasciare il paese a causa delle difficili condizioni di lavoro.
Lo studio, sostenuto dalla fondazione Friedrich Ebert, ha inoltre evidenziato che il 24% è pronto a partire immediatamente, mentre il restante 54% se ne andrebbe se ne avesse la possibilità. Sempre secondo il sondaggio, i dottori nei campus universitari hanno maggiori possibilità di trovare occupazione all’estero rispetto a coloro che lavorano negli ospedali statali.
I motivi del malumore
La maggior parte dei medici degli ospedali ha affermato di avere significative carenze sul posto di lavoro, di sentirsi sottovalutati, di essere sotto stress e di essere criticati più del dovuto. Come se non bastasse, molti di loro hanno addirittura affermato di aver perso la fiducia nel sistema sanitario e di volere lasciare l’Albania – più in generale – per motivi professionali ed economici.
Essi ritengono che i maggiori problemi nel sistema sanitario albanese siano la burocrazia gestionale, l’insicurezza finanziaria e il non finanziamento per aumentare la qualità dei servizi.
Non è il primo avviso
Non è la prima volta che viene richiamata l’attenzione sul problema allarmante della sanità. In passato, molti esperti del settore hanno più volte affernato che l’Albania stava affrontando una grave carenza di medici ad un ritmo allarmante con la comparsa del nuovo fenomeno migratorio degli ultimi anni.
“La situazione peggiora di giorno in giorno. L’Albania non ha più dottori. In due anni e mezzo, più di 400 medici hanno lasciato il paese. A questa cifra, inoltre, vanno aggiunti tutti coloro che sono andati in pensione.” – aveva dichiarato due anni fa l’ex ministro della sanità, Tritan Shehu.
Allora l’Albania aveva 1,1 medici ogni 1000 abitanti, mentre i paesi dell’UE ne hanno circa 5 e la vicina Macedonia 4,6. Le cause sono principalmente da attribuire agli scarsi investimenti nel settore, che comporta come conseguenze principali salari indaguetati e mancanza di incentivi per la specializzazione.
Questa tendenza, con tutta probabilità, aumenterà ancor di più una volta che l’Albania entrerà nell’UE, come accaduto in passato a Romania e Bulgaria.