Come tanti di voi avranno seguito, in data 24 Luglio è andato in onda Radici su Rai Tre (link) . Nel ringraziare la RAI e Davide Demichelis per l’impegno e la passione, riteniamo che possa essere interessante condividere con i nostri lettori una parte dei filmati girati con un cellulare, filmati che la RAI ha deciso di non mandare in onda poiché “Radici non racconta storie di nazioni ma di persone. “Radici” non fa inchiesta, non si occupa di politica e non fa denunce.
Di sotto, quindi, potete vedere quello che è successo in territorio greco quando gli unici due albanesi della spedizione Rai (Sonila Alushi e l’autista albanese) sono stati fermati, senza alcun motivo, dalla forze della polizia greca. Fermo che rimane tutt’ora inspiegabile, tanto che Sonila ha deciso di indirizzare una lettera alle autorità greche per cercare di capire meglio i motivi di quello che, come i filmati possono confermare, sembra abuso di autorità. Felici, eventualmente, di essere smentiti dalle fonti greche che potranno scriverci per provare le esigenze di sicurezza pubblica che hanno giustificato il fermo.
Ambasciata della Grecia a Roma, Italia.
Ambasciata della Grecia a Tirana, Albania.
Egregi Signori Ambasciatori
Mi chiamo Sonila Alushi, ho 36 anni e sono cittadina albanese, residente in Italia da 17 anni. Le mie radici, però, affondano in Çamëria o, se preferite, Thesprotia.
Vi scrivo per rendervi di una situazione successami nella cittadina di Margariti il giorno 17 Maggio 2015. Mi trovavo là con la troupe della televisione italiana RAI 3. Mi trovavo là perché scelta come protagonista del documentario “Radici”. Si tratta di un programma che compie un viaggio alla ricerca delle radici, degli affetti, dei luoghi e dei ricordi legati ad ogni protagonista. A Margariti ancora oggi ci sono le case in rovina dei çam, tra i quali quella che fu del mio nonno paterno.
Siamo stati interrotti da un signore che si è proclamato poliziotto greco. Dopo una nostra iniziale diffidenza, ci ha mostrato un tesserino senza dire il suo nome e cognome, e lo abbiamo seguito in centrale. Temevamo di aver infranto chissà quale legge, magari qualche piccola infrazione stradale. Eravamo sereni e disponibili, come conviene quando si è ospiti nella terra dei propri avi. Capirà, quindi, il nostro stupore quando, appena entrati, lo stesso l’agente ci ha chiesto se c’erano degli albanesi nel nostro gruppo.
Ho risposto che io lo ero, ovviamente, e così ha fatto anche il nostro autista. Abbiamo consegnato i nostri passaporti che sono stati fotocopiati. Quando ci ha chiesto di seguirlo nel suo ufficio per rispondere a delle domande, ci siamo alzati tutti, ma con tono rapido e un po’ infastidito il poliziotto ci ha spiegato che bastavano solo i due cittadini albanesi! Alla comprensibile richiesta di spiegazioni dei nostri compagni italiani, è seguito un battibecco che ha solo alimentando la tensione. Ho preferito calmare i miei compagni e seguire questo signore per evitare di coinvolgere la loro ambasciata. In fondo, non avendo violato nessuna legge e nessuna regola in territorio greco, non avevo di che preoccuparmi. Ero una libera cittadina in uno Stato democratico, giusto? Mentre ai nostri compagni di viaggio ma, si guardi bene, cittadini italiani si offriva il caffè, noi abbiamo risposto all’interrogatorio dell’agente della polizia di Margariti! Volle sapere dove sono nati i miei nonni, come si chiama mio padre, mia madre, mio marito, i miei figli! Sembrava, con tutto il rispetto, un impiegato dello Stato civile che mi doveva rilasciare un certificato di nascita. Ma non era sufficiente. Volle sapere dove abito, di che cosa mi occupo, dove sono nata e che cosa avevamo fatto in Grecia! Volle sapere come avevamo fatto ad entrare in confine e quando. Volle sapere quando saremmo andati via e cosa avremmo fatto subito dopo andati via da lì! Lo stesso fece con il nostro autista! Rispondemmo a tutto con serenità. Alla mia richiesta di spiegazioni, rispose dicendo che: “E’ una prassi Signora. Noi usiamo fermare e informarci sugli stranieri che visitano il nostro paese. E’ una questione di sicurezza per tutelare i nostri cittadini dai possibili malfattori!”
Ergo gentili Signori, da un gruppo di 5 stranieri di cui tre italiani e due albanesi, solo noi albanesi venivamo studiati, fermati e interrogati per una questione di sicurezza, per capire appunto, se eravamo dei possibili malfattori!
Sono dispiaciuta; sono scandalizzata; sono amareggiata; sono indignata dall’atteggiamento e dal comportamento delle forze dell’ordine della cittadina di Margariti!
Quando ero piccola, mia nonna mi ha raccontato che fu un greco di Margariti ad aiutarla fornendo vestiti, alimenti e animali alla sua famiglia mentre si nascondeva terrorizzata nelle montagne. No, non erano banditi, ma si nascondevano per motivi che sapete bene e sui quali preferisco non tornare ora. E mi ha raccontato che fu un’altro greco di Katavothra ad accompagnare la famiglia del mio bisnonno sino al confine con l’Albania. E il mio nonno materno mi ha raccontato di quanto amava la lingua, la musica e le usanze greche. E mi ha raccontato di come andava d’accordo con i suoi vicini greci e di quanti amici greci avesse!
Quello che cerco di dire è che nonostante la triste sorte che hanno dovuto subire i miei famigliari, loro non mi hanno nutrita con odio, pregiudizio e rancore nei confronti del popolo greco, anzi: la lingua, i balli, la musica, le usanze che vi appartengono, mi sono state presentate come bellezze e cose da amare. Mi hanno insegnato a rispettare la vostra gente ed il vostro paese. Ed è così che mi sono comportata, e così mi comporterò sempre.
Ed è proprio per questo motivo, per questo debito di gratitudine verso i miei avi che vi segnalo quanto sopra. Non è purtroppo, un fatto nuovo. È la prassi che subiscono molti cittadini albanesi che vogliono visitare le case dei loro avi in Thesprotia.
Quanto avvenuto in Thesprotia è un vero e proprio dramma che non potrà essere negato e nascosto per sempre e questo atteggiamento discriminatorio di vari rappresentanti del vostro Stato, non aiuta affatto i rapporti di buon vicinato. Così come non aiuta il turismo albanese nelle vostre coste. Ma, soprattuto, non aiuta voi. Purtroppo, la storia rimane con il suo carico di orrori e a nulla vale imporre una censura della memoria. Molto meglio è ammettere ed elaborare la disumana e pianificata persecuzione di migliaia di donne, uomini e bambini çam. È l’unico modo per superarla, non pensate? Come amica del vostro popolo, è quello che mi auguro. Che possiate finalmente risolvere la fobia del vostro passato, non rimuovendolo, ma facendone un elemento di consapevolezza, per il rispetto di ogni minoranza.
Ma potrei sbagliarmi, forse. Forse il nostro fermo nulla ha a che vedere con il genocidio çam. In tal caso, sarò contenta di sentire le vostre spiegazioni su quanto mi è successo.
Con vera amicizia e rispetto.
Sonila Alushi.
Bergamo il 24/07/2015