L’ambasciata degli Stati Uniti a Tirana e quella dell’Unione Europea hanno invitato, nella giornata di ieri, i due partiti dell’opposizione – quello democratico e il LSI – di revocare la loro decisione di ritirarsi dal parlamento albanese.
Le dichiarazioni
“Le minacce dal partito democratico, del movimento socialista per l’integrazione (LSI) e degli altri partiti dell’opposizione riguardanti l’abbandono dei loro seggi in parlamento, minano i principi fondamentali della democrazia e i progressi significativi che l’Albania ha compiuto nell’attuazione della legge.
Gli Stati Uniti esortano tutti i parlamentari di elevarsi al di sopra delle discussioni politiche, rifiutando di dimettersi in blocco dal parlamento. ” – si legge nella dichiarazione dell’ambasciata USA.
Sulla stessa linea si è espresso anche l’ambasciatore della delegazione europea a Tirana, Luigi Soreca, in un’intervista per l’emittente Top Channel:
“Il parlamento non deve essere boicottato. Dimettersi in blocco va contro gli interessi dell’Albania.” – ha affermato Soreca nell’intervista.
La protesta dell’opposizione
Lunedì, il partito democratico ha reso noto che si sarebbe dimesso in blocco dal parlamento in una decisione che il leader Lulzim Basha ha definito presa all’unanimità del gruppo parlamentare. Sempre lunedì, anche il LSI – terzo partito parlamentare – ha comunicato di aver scelto la stessa linea del partito democratico.
La democrazia albanese ha assistito ripetutamente a casi di boicottaggio parlamentari – criticati dagli esperti internazionali – da parte di differenti partiti d’opposizione negli ultimi tre decenni, ma la dimissione in blocco di uno o più gruppi parlamentari rappresenta un evento del tutto originale e mai accaduto.
Tuttavia, l’attuazione di una minaccia simile appare alquanto difficile. Il sistema elettorale albanese prevede la sostituzione dei seggi parlamentari vacanti con i candidati in lista dei rispettivi partiti e, in questo senso, il partito democratico ha circa tre candidati in lista per ogni seggio parlamentare.
Per il momento, la minaccia delle dimissioni in blocco è stata sottoposta a quel che l’opposizione chiama ‘procedura’, che include le discussioni nelle strutture dei partiti.