Il presidente della Repubblica, Ilir Meta, si è sollevato da ogni responsabilità in merito alla crisi politica in cui si trova il paese.
Crisi che ha portato l’opposizione del paese a dimettersi in blocco dal parlamento e a boicottare le ultime elezioni amministrative dello scorso 30 giugno, oltre ad aver portato lo stesso Meta un decreto che indicava il 13 ottobre come la data per le elezioni locali, governative e presidenziali.
Nonostante ogni scadenza legale per tenere le elezioni il 13 ottobre sia passata, Meta ha affermato oggi – davanti alla commissione parlamentare investigativa – che la data è ancora in vigore e che sta aspettando che venga inserita nell’agenda ufficiale.
Il presidente ha poi specificato che è stato scelto il 13 ottobre perché data più vicina al consiglio dei ministri dell’UE che deciderà sull’apertura dei negoziati ufficiali con Albania e Macedonia del Nord.
Meta, inoltre, ha giustificato il cambiamento di data delle elezioni affermando che fosse nell’interesse dell’intera nazionale e non in quello di uno o più partiti.
Le parole di Meta
“L’annullamento immediato senza consultare alcun partito politico della data del 30 giugno è arrivata a seguito delle informazioni arrivate da importanti istituzioni di sicurezza, secondo le quali nella protesta anti-governativa del 8 giugno si sarebbe dato fuoco al parlamento.” – ha affermato Ilir Meta, che ha anche dichiarato che i documenti con queste informazioni possono essere messi a disposizione dei deputati membri della commissione parlamentare. Tuttavia, i documenti dovranno avere il certificato di sicurezza dato che vengono considerati come segreti di stato.
In effetti, segnali di violenza nelle proteste erano stato percepiti un po’ da tutti ma sono stati fermati prontamente dalla dichiarazione del vice-segretario di stato americano, Matthew Palmer, il quale ha esortato i due leader dell’opposizione – Lulzim Basha e Monika Kryemadhi – a condannare pubblicamente gli atti di violenza e ha minacciato di non concedere più l’ingresso negli Stati Uniti a coloro che avrebbero ostacolato le elezioni.
E’ la prima volta nella storia della politica albanese che un presidente deve affrontare una commissione investigativa che chiede la sua rimozione dall’incarico. La commissione è stata appositamente istituita per indagare se il capo di stato ha violato la Costituzione annullando le elezioni del 30 giugno.