Un ultimo tentativo del Presidente Ilir Meta per invitare al dialogo tra le parti e i leader dei maggiori partiti politici sulla crisi causata dal rifiuto dell’opposizione di prendere parte nelle elezioni locali sembra che si sia arenato giovedì dopo il rifiuto del Primo Ministro Edi Rama.
Meta, il quale fu eletto Presidente nel 2017 con l’appoggio dello stesso Rama, è attualmente sotto formale investigazione da parte del Parlamento (controllato da Rama) a causa della sua controversa decisione di annullare le elezioni amministrative.
Mercoledì Meta ha formalmente invitato i leader dei partiti per un colloquio sulla crisi politica che imperversa nel paese, dichiarando che avrebbe atteso il Primo Ministro “dalle ore 5 alle ore 13”. Rama ha immediatamente rifiutato l’invito dicendo di essere impegnato con la campagna elettorale per il Partito Socialista.
I cittadini albanesi sono invitati questa domenica a votare per i sindaci e consiglieri comunali del paese. Tuttavia, il fronte dell’opposizione ha boicottato le elezioni accusando il governo di essere ingaggiato in un’alleanza con i gruppi criminali del paese per controllare l’esito delle elezioni. In 31 dei 61 comuni in tutto il paese ci sarà un solo candidato socialista che gareggerà da solo, mentre per la parte rimanente i candidati socialisti competeranno con candidati indipendenti o di pariti minori.
La paura di episodi violenti è in aumento dato lo stallo tra governo (convinto che le elezioni devono essere tenute il 30 giugno) e l’opposizione (che sostiene che esse siano stata annullate dal decreto di Meta).
La polizia, intanto, ha reso noto che ha segnalato due sindaci per investigazione in ambito penale causa “illeciti elettorali”, argomentando che questi illeciti sono stati commessi durante trasmissioni televisive.
I sostenitori dell’opposizione hanno iniziato una campagna chiamata #edheune (#ancheio), offrendosi volontariamente e su base personale per l’incarcerazione, siccome considerano le elezioni del 30 giugno un tuffo nel passato dittatoriale del paese.
I sostenitori del governo, dall’altro lato, hanno risposto con una speculare campagna chiamata #unevotoj (#iovoto), sperando che una partecipazione massiva nelle elezioni possa aiutare per la loro legittimazione.