La nuova ondata migratoria che ha travolto l’Albania negli ultimi cinque anni e il crescente desiderio dei giovani di lasciare il paese, ha già avuto i suoi primi effetti su alcune delle principali industrie del paese.
Le industrie dell’abbigliamento e delle calzature, così come anche i call center (i principali settori privati albanesi che fanno affidamento sulla manodopera a basso costo e i cui prodotti e servizi sono principalmente destinati al mercato italiano) stanno affrontando diverse problematiche nel sostituire i giovani che abbandonano il paese.
Le industrie e i settori in difficoltà
Le industrie di abbigliamento e calzature impiegano circa 100.000 persone, ma negli ultimi tempi i datori di lavoro lamentano di non trovare più personale, neanche tra le persone non qualificate; molti, infatti, preferiscono rimanere senza lavoro, piuttosto che ricevere stipendi mensili neti di 200€.
Oltre alla capitale, questa situazione sta colpendo anche molte aziende di Durazzo, la seconda città più grande del paese, per non parlare delle aree settentrionali del paese scarsamente popolate, le quali sono state colpite fortemente dalle nuove ondate migratorie.
Anche l’industria dei call center si trova sulla stessa barca. Impegnato principalmente in campagne promozionali e in servizi per clienti del mercato italiano, l’industria offre impiego a circa 20.000 ragazzi e ha salvato il paese dal fenomeno della disoccupazione giovanile degli ultimi dieci anni.
Le migrazioni dei lavoratori qualificati stanno creando non pochi problemi ai proprietari dei call center, incidendo negativamente sulle trattative di contratti più importanti e che richiedo, appunto, personale qualificato.
La situazione non è delle migliori neanche nell’emergente settore turistico del paese, dove la mancanza di forza lavoro qualificata continua a rimanere una delle barriere chiave per il suo ulteriore sviluppo. Lo stesso problema, tuttavia, sta includendo anche i settori che offrono stipendi medi e alti, poiché la nuova ondata migratoria riguarda anche giovani laureati tra i 20 e i 30 anni.
In particolar modo, sempre più laureati si sono rivolti all’apprendimento della lingua tedesca per poi trasferirsi, con permesso di lavoro, nel paese dell’Unione Europea: fenomeno che non ha risparmiato neanche professionisti qualificati, come medici e infermieri.
Migliorare la qualità dei servizi
Nel suo ultimo rapporto, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) suggerisce che migliorare l’ambiente imprenditoriale e la qualità dei servizi pubblici e di altri, potrà ridurre in modo significativo il desiderio delle persone di lasciare l’Albania.
“Il miglioramento della qualità dei beni pubblici può avere un grande impatto sulle intenzioni di emigrare, così come anche un aumento degli stipendi medi intorno ai 500 euro.” – afferma la Bers.
I salari medi in Albania sono attualmente compresi tra i 400 e i 450 euro, ma il salario minimo è di soli 200 euro, tra i più bassi dei Balcani.
Il Fondo Monetario Internazionale, invece, ha recentemente avvertito che l’Albania ha bisogno di sforzi più forti e più determinati per rendere l’attuale ripresa della crescita economia più efficace, migliorando il clima degli affari e rafforzando lo stato di diritto per ridurre l’attrattiva dell’emigrazione tra i residenti del paese.