Il tema dei rifiuti è motivo di accesi dibattiti e manifestazioni in Albania da quando, il 22 Settembre, la legge sull’importazione dei rifiuti dall’estero riproposta dalla Commissione parlamentare per le Attività Produttive, Commercio e Ambiente è passata con i 63 voti della maggioranza.
Non si sono fatte attendere manifestazioni e proteste in tutto il Paese da parte della società civile, guidata in primis dall’AKIP (Aleanca Kundër Importit të Plehrave), per richiedere l’abrogazione della legge.
Gli esponenti del movimento di protesta hanno fatto sapere che, qualora non si riuscisse ad abrogarla, si passerebbe alla raccolta firme per proporre un referendum. Quest’ultima iniziativa sembra aver trovato anche l’appoggio di Luzim Basha, leader del Partito Democratico.
Il deputato socialista Ben Blushi, prendendo le distanze dal partito a cui appartiene, propone provocatoriamente di scrivere sui cassonetti i nomi dei politici che hanno votato a favore della legge come atto di ribellione. Mentre il leader del Movimento Socialista per l’Integrazione Petrit Vasili, cercando di conciliare le diverse posizioni sulla questione rifiuti, ha proposto un emendamento per includere i rappresentanti della società civile all’interno del processo.
Ma le manifestazioni proseguono, anche se il numero dei partecipanti è minore rispetto a quello delle proteste del 2013, in occasione dell’evenutale importazione delle armi chimiche siriane.
In questi giorni il Premier Edi Rama è stato duramente attaccato anche dai suoi elettori che lo rimproverano di un volta faccia poiché, durante la campagna elettorale, aveva fatto dell’abrogazione della legge sull’importazione dei rifiuti esteri il suo cavallo di battaglia; nel 2011 l’allora Premier Sali Berisha tentò di mettere a punto una legge che regolamentasse l’entrata di rifiuti in Albania, che però venne bloccata proprio da Rama.
In sua difesa il Primo Ministro albanese afferma che il sistema di controllo sui rifiuti oggi sia più efficace rispetto al passato e che verranno messe a punto pratiche burocratiche e permessi che permetteranno di controllare meglio la situazione. Inoltre l’importazione di rifiuti potrà avvenire solo in tre punti doganali e dovrebbe riguardare solo un numero limitato di materie.
Il vantaggio economico che l’Albania ne trarrebbe sarebbe, secondo i sostenitori della legge, innegabile. Il movimento contrario alla legge però sottolinea come l’Albania non riesca a gestire in maniera decorosa neppure i propri rifiuti, che spesso vengono abbondonati presso improvvisate discariche a cielo aperto, e che ancora non si sia tentato nessun approccio alla raccolta differenziata.
Presidente Nishani respinge normativa importazione rifiuti
Il Presidente della Repubblica Bujar Nishani nei giorni precedenti ha tenuto una riunione con ambientalisti, cittadini, esperti dell’ambiente in vista della sua decisione sulla questione. Ebbene, il Presidente non ha firmato la legge, rimandandola quindi al Parlamento, per diverse ragioni: la legge non è necessaria ai fini del processo di annessione all’Unione Europea, è contraria all’articolo 59 della Costituzione secondo il quale lo Stato deve garantire ai cittadini e alle generazioni future un ambiente salutare e un futuro ecosostenibile, e infine non ha rispettato i tempi previsti.
Secondo Nishani infatti le procedure sono state affrettate e non sono state fornite informazioni adeguate e trasparenza ai cittadini, i quali per altro non hanno avuto rappresentanza all’interno del processo legislativo. Tutto ciò va contro l’articolo 56 della Costituzione, che si riferisce al diritto del cittadino di informarsi delle condizioni dell’ambiente e di provvedere alla sua salvaguardia.