Albania News torna a parlare di “chi porta belle ragazze” dopo l’ampia mobilitazione che ha chiesto scuse ufficiali al premier Silvio Berlusconi per le frasi pronunciate nella conferenza stampa del 12 febbraio . Torniamo sull’argomento con un’intervista a Manfred Bushi, curata da Pietro Tarozzi e dal direttore editoriale Olti Buzi.
Manfred Bushi, in Italia dal 1994, è impegnato da 12 anni nel campo della mediazione culturale.
Fine e attento testimone della recente storia del suo paese, immigrazione compresa.
Il recente episodio ha visto la lettera aperta promossa da Albania News valicare confini inaspettati. Ma crediamo realmente di doverci aspettare delle scuse dal premier italiano?
Certamente ci aspettavamo l’ennesima rettifica del “sono stato frainteso” anche se finora, nulla di tutto ciò è stato pronunciato. Il perché le abbiamo pretese però è un altro. Non è la frase in sé, che conosciamo, come conosciamo il commediante. Noi ragioniamo e vogliamo porre l’attenzione piuttosto sul contesto. Quello che ci teniamo a sottolineare è il fatto che il signor Berlusconi poteva anche avere dimenticato la tragedia, la disgrazia. Quella piaga sociale degli esseri umani che colpì ai tempi la donna albanese. Ma veniva trattato con leggerezza un argomento che tocca da vicino l’illegalità. E quella tragedia nacque tutta sulla soglia dell’illegalità. Ciò non è accettabile non solo dalla morale ma anche dai doveri di capo del governo.
Hai detto che Berlusconi poteva anche avere rimosso il ricordo di quella tragedia. Berisha, a lui non avete chiesto nessuna spiegazione?
Berlusconi se vuole può scusarsi. Berisha no. Lui c’era e lo poteva vivere anche come corresponsabile. Era in Albania, vedeva, sapeva.
Ma avrebbe potuto fare qualcosa?
Ogni uomo di buon senso nel suo piccolo cerca di operare per migliorare le cose. Lui non era un semplice uomo. Si prese sulle spalle il compito di portare l’Albania verso una vita nuova. Ed invece con la sua politica, riuscì a sommare il declino morale, all’arretratezza economica nella quale il comunismo di Hoxha ci aveva lasciato. Volevo fare un ragionamento di questo tipo, qualcuno ha detto che il potere comporta anche responsabilità, o almeno così dovrebbe essere. Berisha a quei tempi ne aveva molto. Era il Presidente della Repubblica ma non solo, il potere gravitava tutto attorno alla sua persona, di conseguenza doveva essere anche guida morale. Forse lo fu ma oggi, se guardasse indietro, non penso possa andarne fiero.
Bhe noto somiglianze tra Italia e Albania da questo punto di vista, ma stiamo parlando di Albania ora. A parte la responsabilità morale di Berisha hai qualcos’altro da potergli imputare?
Gli errori. Lui ci portò veramente verso la vita nuova, certo non quella che aspettavamo. Guidò l’Albania dal totalitarismo ad una dittatura “soft”. Berisha aveva ereditato un disastro economico innegabile ma al contempo uno stato ben strutturato che utilizzò solamente per mantenere il proprio potere, demolendo il resto. Non costruì nulla di nuovo. Non diede speranza.
La colpa quindi è unicamente di Berisha?
Non volevo dire questo. Berisha è semplicemente il prodotto di un sistema fallito come poteva incarnare il nuovo? Si trovò in una condizione paradossale dalla quale non riuscì a tirarsi fuori e questo fu anche frutto di un attacco indiscriminato ai valori del sistema precedente, senza porsi il problema che alcuni di questi erano qualcosa di più profondo, antico. Valori che il comunismo aveva inglobato. Senza offrire alternative.
Aspetta tutto ciò che si è messo in moto ha avuto come obiettivo Berlusconi.
Come ho già detto Berlusconi è responsabile solamente della propria battuta, ma siccome come dite voi qui in Italia non tutto il male vien per nuocere, qualcosa di positivo è uscito.
Addirittura…?
Berlusconi dicendo quella frase ha infilato il dito nella piaga, e questo gesto ha fatto male. Ed io sono soddisfatto perché non è più una piaga in cancrena. Io mi rifiuto di credere che l’indignazione degli albanesi si sia indirizzata solo a quella battuta. Piuttosto al fatto stesso. E’detta, non avrebbe senso che io mi indignassi di una battuta se questa non andasse a toccare nervi scoperti, ferite profonde ancora in grado di fare riemergere un dolore.
E l’Albania come ha reagito?
L’Albania ha risposto. I media hanno riportato la vicenda e il premier albanese ha dovuto giustificare il suo omologo. Io l’ho letta come una sorta di autodifesa. Ma comunque al di là di questo, il triste fenomeno della tratta ha avuto grosse ripercussioni in Albania. La conseguenza più avvilente può essere letta negli episodi di vendetta. Anche se il vero riflesso, quello più pesante, si è avuto all’interno della società albanese, un cambiamento all’interno del rapporto tra uomo e donna. La donna albanese fu tradita dall’uomo, e giustamente perse la fiducia.
Come avvenne tutto questo. La maggior parte delle donne, in quegli anni arrivò con una promessa, spesso d’amore, altre volte rapite o vendute dai propri familiari. Erano per lo più ragazze provenienti dalle zone meno emancipate del paese. Campagna, più del 70% della popolazione. Vita nuova e amore due speranze nelle quali è facile perdersi. La realtà fu il marciapiede. Ma un’altra riflessione va fatta, penso all’orgoglio degli albanesi e a come questo alla fine risultò vano in quanto non riuscì ad arginare il fenomeno. Dai miei connazionali tutto mi sarei aspettato a quel tempo. Conoscendo il contesto nel quale si può trovare un immigrato avrei compreso, pur non condividendo, lo spaccio, la bassa criminalità, ma non questo. Piuttosto che tornare da falliti, e questo è orgoglio, si spinsero oltre ogni limite. Se orgoglio e fierezza camminano di pari passo là c’era poco da essere fieri. Non è una sorta di autofrustrazione ma penso corrisponda alla semplice verità.
Ma in quella conferenza a parte la battuta s’è parlato anche di altro?
Si è parlato di un accordo sul nucleare ma penso sia solo scena. Non credo che l’Albania sia il luogo più adatto per ospitare centrali nucleari essendo ancora un paese ad alto rischio di instabilità. Non solo per le sue dinamiche interne ma anche per ciò che riguarda il contesto balcanico. Non dimentichiamo che la pace in quelle terre è ancora mantenuta grazie alla presenza delle truppe europee sotto l’egida dell’Onu. A mio avviso fino a quando ci sarà questa presenza, i Balcani non potranno essere considerati stabili.
E l’Europa?
In Europa ci siamo già arrivati. In tutti i modi possibili e immaginabili, navi, gommoni… spesso ci ha deluso e spesso l’abbiamo delusa. L’ingresso nell’Unione europea assieme alla questione del riconoscimento della proprietà (soprattutto della terra) rimangono i cavalli di battaglia di entrambi gli schieramenti politici che all’oggi si affrontano in Albania. Penso rimarranno gli stessi argomenti anche per la prossima campagna elettorale, non ne troveranno altri. Mancano di fantasia.
Finora “l’ingresso in Europa” e stato vissuto come “scappare in Europa”. E finché si continuerà a pregare quest’Europa perché ci accetti, nulla sarà cambiato.