La battaglia elettorale è continuato colpo su colpo, ma adesso tocca alle urne. Edi Rama promette posti di lavoro, Sali Berisha rilancia aprendo un ospedale specializzato in maternità che chiude il giorno dopo la sua inaugurazione.
Rama promette di incentivare il ritorno dei giovani che studiano all’estero ma non specifica cosa succederà dopo il loro ritorno, Berisha rilancia con 15 centrali idro-elettriche che saranno aperti durante i prossimi 5 anni. Rama promette che i visti per i cittadini albanesi saranno aboliti entro breve, Berisha annuncia di averlo già fatto ma attualmente le aperture sulla libera circolazione nell’UE riguardano altri paesi balcanici, e non l’Albania. Berisha incassa, non prima di assicurare che è questione di tempo l’adesione all’UE, considerata una pietra miliare della campagna elettorale albanese.
Comunque vada, che vinca PD o PS, a sentire loro, sembra che l’adesione all’UE avverrà con il prossimo governo. Dunque, è da considerarsi poco realistica la previsione degli organismi dell’UE che indicano un’eventuale adesione dell’Albania non prima del quinquennio 2018 – 2023, presumibilmente in blocco con altri paesi, come va in voga adesso. Visto da fuori, il destino europeo dell’Albania è legato inesorabilmente a quelli del Montenegro e della Bosnia. Sono tre paesi che l’Unione considera alla stessa fase nella corsa ad ostacoli per l’adesione formale. Visto da dentro sembra che nessuno abbia capito che ad aderire sarà eventualmente l’Albania, e non solo Tirana e dintorni, l’unica città albanese vagamente europea. Per livello di istruzione, cultura, investimenti, appena fuori Tirana si estende una realtà lontana dagli standard europei. Un’attenzione minore corrisponde ai voti utili nelle altre città. A Tirana sono concentrati un quinto dei voti albanesi, e sembra che vinta la capitale si governa l’Albania.
Eppure, è strano. Il leader del PS ha affrontato la campagna senza dimettersi dalla carica del Sindaco di Tirana. Può essere un atto di vigliaccheria o di estremo coraggio. Vigliaccheria perché, com’è successo negli ultimi 4 anni, chi governa il paese, non governa la capitale:governo di destra, sindaco di sinistra. Se vince il PD, gli equilibri attuali rimangono, se vince il PS lo schema del potere cambia: capitale e governo andrebbero alla stessa persona. Che Rama voglia concentrare i due poteri nelle sue mani, o voglia avere la città come salvagente non ci è dato sapere, ma in tanti, anche in seno al PS, sembrano essere più propensi a credere alla seconda possibilità. E non è stato il messaggio migliore da mandare agli elettori che hanno percepito questo fatto come paura.
Eppure, chiunque vinca, sembra ovvio oramai che vincerà di poco. Il governo Berisha è riuscito a cavarsela senza danni eccessivi dalla vicenda Gërdec e dalle gravissimi accuse di corruzione piovute in capo ad illustri ministri. Per tanti albanesi, Berisha rimane ancora un leader forte e abile nel aver governato il paese gli ultimi quattro anni e, perché no, a portare altri cambiamenti con il prossimo mandato. In un paese come il nostro anche questo è sufficiente. Lo è stato nelle passate legislature, e in tanti sperono che sia ancora così.
Indubbiamente anche Rama ha un suo vantaggio. È l’uomo che è riuscito a mandare via dal Partito Socialista il suo leader storico, Fatos Nano, troppo legato al sistema comunista e a quelli post-comunisti. Per tanti, di destra o di sinistra, un’eventuale sconfitta di Berisha domani segnerà anche la fine della sua carriera politica nel PD, ed è una supposizione che muoverà molti voti. Inoltre è riuscito a raggruppare nella sua coalizione anche il più giovane partito albanese, G99, giovane come data di nascita e età media. Il leader di G99 ha 29 anni, il suo candidato più vecchio ne ha 32.
È un partito nata da una costola di Mjaft, movimento di protesta studentesca. Un partito giovane, un partito di Facebook e di Twitter, il cui appeal però al momento è impossibile da definire. Per alcuni opinionisti sarà G99 a muovere la bilancia dalla parte della vittoria o della sconfitta, ma per molti altri sarà il Movimento Socialista per l’Integrazione di Ilir Meta, il secondo partito del centro-sinistra con cui il PS non è riuscito a siglare un accordo elettorale perdendo voti reali. Per il momento, nel LSI si è parcheggiato Fatos Nano, ritornato in Albania alcuni mesi fa.
Nano aspetta e si augura un eventuale perdita del PS che gli dovrebbe spalancare le porta per riprendere le redini del partito in mano, piano che al momento sembra più probabile che sensato. Se Rama ne esce sconfitto questo scenario sembra il più possibile. Se vince, con Tirana e con il governo sotto ai suoi piedi sarà niente meno che l’uomo più potente dell’Albania. E sono in tanti ad avere paura.
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