Le elezioni parlamentari del 28 giugno si avvicinano e l’Albania si trova ad affrontare quella che l’Occidente ha definito “una prova importantissima” per il futuro europeo del Paese. La campagna elettorale sembra tutta incentrata sulla discussione riguardante le Carte d’Identità, necessarie per presentarsi ai seggi per coloro che non possiedono un passaporto valido per l’espatrio.
L’opposizione di centro-sinistra pressa molto su questo argomento accusando l’esecutivo del Premier Sali Berisha di aver gestito male la faccenda, impedendo così di fatto a molti elettori la possibilità di esercitare il proprio diritto al voto. Secondo i socialisti, ancora pochissimi cittadini possiedono già la nuova Carta d’Identità e hanno ipotizzato un rinvio delle elezioni stesse.
Gli Stati Uniti hanno fatto sapere per bocca del proprio ambasciatore a Tirana che senza le Carte d’Identità il processo elettorale rischia di fallire, mentre gli osservatori dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno addossato la responsabilità al Governo. Preoccupazione è stata espressa anche da una delegazione del Consiglio d’Europa che ha visitato Tirana in questi giorni: la missione europea ha chiesto all’esecutivo di fare di tutto per fornire ai cittadini i documenti necessari al voto, ma ha chiaramente sottolineato che uno “slittamento delle elezioni non è nell’interesse dell’Albania”.
Anche i media locali hanno dedicato ampio spazio alla questione, finendo così per parlare poco delle vere proposte politiche dei vari schieramenti. BalkanWeb.com (il più grande portale d’informazione in lingua albanese) ancora oggi (sabato 6 giugno) denunciava la presenza di un 12enne tra le liste dei votanti.
E dato che si parla quasi esclusivamente del processo del voto, il ministro degli Interni, Bujar Nishani, ha lanciato l’ennesimo appello ai cittadini di andare a ritirare le Carte d’Identità di cui hanno fatto domanda. Secondo il ministro, “fino ad oggi hanno applicato 1.253.360 persone, mentre sono state ritirate solo 767.190 carte”. Poco più della metà, dunque. Per questo, gli sportelli resteranno aperti 14 ore al giorno, ha spiegato il ministro.
Sperare in un processo elettorale perfetto in Albania forse ha a che fare con un eccesso di ottimismo, dato che i soliti problemi, anche con le liste degli elettori, si ripetono ormai da anni. Lungi dal difendere uno schieramento politico o l’altro, i dati pubblicati dal ministero degli Interni fanno nascere tuttavia degli interrogativi.
Lo scarso entusiasmo degli elettori, svelato dalle cifre del ministro Nishani, è da ritenere responsabilità del singolo partito o della coalizione che si trova a governare il Paese? O ha a che fare con la poca capacità della classe politica albanese verso la quale ormai i cittadini hanno perso interesse? Oppure, non meno importante, il problema riguarda la cultura civica della nostra società che non riesce a captare l’importanza di esercitare un diritto/dovere come quello di votare? A voi la risposta!