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Home Notizie Albania

Insieme in difesa del Mare Adriatico

di Barbara Minafra
29 Gennaio 2013
in Albania
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In mare non ci sono confini e i limiti delle acque territoriali sono invisibili tra le onde. Quando una macchia di petrolio si espande sulla superficie dell’acqua non c’è frontiera giuridica che tenga. Per questo è necessaria una rete, possibilmente transfrontaliera, per prevenire e, nel caso malaugurato di incidenti, gestire nel modo migliore e più rapido possibile le emergenze, allo scopo di ridurre al massimo inquinamento e contaminazione marina.Con l’intento di costruire una barriera contro i rischi ambientali e un’adeguata capacità di reazione delle comunità che si affacciano sull’Adriatico, rispetto a collisioni o altri incidenti che provochino fuoriuscita di oli e materiali tossici nel mare, è stato pensato un programma di cooperazione internazionale.
L’obiettivo di “Hazadr”, finanziato nell’ambito di Ipa Adriatic Cross Border Cooperation Programme 2007 – 2013, è rafforzare la capacità di reazione comune all’inquinamento da greggio o sostanze pericolose che possano compromettere l’ambiente e la salubrità dell’ecosistema e, di conseguenza, le attività economiche delle regioni che si affacciano sul mare comune.

Avere a disposizione un quadro preciso e aggiornato sui rischi ambientali e socio-economici nelle aree più vulnerabili dell’Adriatico, in modo da supportare efficacemente il processo decisionale, consente di realizzare una valida prevenzione. Soprattutto permette di pianificare tempi e modalità di reazione, realizzare un protocollo operativo comune, organizzare la distribuzione delle attrezzature necessarie a fronteggiare le emergenze lungo le coste, senza contare il rafforzamento del sistema di rapida segnalazione del rischio.

E che ce ne sia bisogno lo dimostra l’incidente avvenuto nei giorni scorsi a 12 miglia al largo di Termoli, nello specchio di mare fra l’Abruzzo e il Molise in direzione delle Isole Tremiti: c’è stato uno sversamento in mare di idrocarburi. La zona interessata è quella del campo petrolifero Rospo Mare, in produzione dal 1982, dove sono stati finora estratti 92 milioni di barili di greggio.

Si tratta del secondo incidente in meno di 8 anni (nell’agosto 2005 ci fu una falla tra i tubi di carico e centinaia di litri finirono in mare). Per risucchiare mille litri, cioè la tonnellata di idrocarburi fuoriusciti, sono stati allertati i mezzi del servizio antinquinamento che hanno raggiunto la piattaforma e il deposito galleggiante di stoccaggio. La chiazza è stata circondata con “panne di contenimento” per evitare che, spinta dalle correnti, potesse allontanarsi o dividersi sotto la forza delle onde. Poi è stata avviata l’attività di recupero del greggio finito in acqua con apparecchiature “rec-oil”, una specie di aspirapolvere in grado di separare le componenti oleose dall’acqua di mare.

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Se anche le piattaforme petrolifere fossero sicure, è necessario fronteggiare la minaccia quotidiana delle grandi navi che, dirette tanto verso i porti dell’area nord-adriatica quanto basso-adriatica, attraversano lo “stretto” canale. Un passaggio ingente che moltiplica esponenzialmente il rischio di incidentalità lungo i trafficatissimi corridoi marittimi e rende impellente uno strumento di pronto intervento.“Hazard” è un progetto di cui è capofila il Servizio di Protezione Civile della Regione Puglia. Coinvolge 5 Paesi che si affacciano sull’Adriatico ovvero Italia, Albania, Montenegro, Croazia e Slovenia, si avvale di un Ministero (Albania), sette regioni e cinque centri di ricerca. L’obiettivo è costituire un network adriatico dei vari dipartimenti di Protezione civile che, nel rispetto delle competenze assegnate dalle diverse normative nazionali, siano in grado di organizzare interventi di contrasto a gravi emergenze ambientali derivanti dall’inquinamento marino.

L’iniziativa internazionale che coordina 12 enti italiani e stranieri, presentata nei giorni scorsi alla Fiera del Levante di Bari, valuta l’opportunità di un’estensione transfrontaliera del concetto di “Protezione Civile”. 
Cioè progetta un ordinamento compatibile con una società multinazionale esposta allo stesso rischio. Peraltro giocando d’anticipo: pianificando per tempo invece di coordinarsi a danni subiti.

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Argomenti: Mare AdriaticoProtezione CivilePuglia

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