Imperversa in questi giorni in Albania il dibattito sui diritti dei LGBT. Le varie organizzazioni albanesi, che si riuniscono sotto la sigla di “Ambasada PINK” con sede a Tirana, hanno annunciato il primo gay pride albanese per il 17 maggio di quest’anno.Tra le varie posizioni espresse più o meno apertamente, ha fatto scalpore la frase del vice ministro della difesa, Ekrem Spahiu, “questi (i gay) vanno presi a legnate”. Dopo varie reazioni di sdegno per queste affermazioni, che definire omofobe sarebbe un eufemismo, il partito di Spahiu(Movimento per la Legalità) di stampo monarchico, ha emanato un nuovo con un comunicato stampa ulteriore rincarando la dose. “L’omosessualità è una maledizione e una disgrazia. Promuove antivalori, lede la morale e offende i sentimenti della nazione. Ogni manifestazione dei LGBT che incita ciò va fermata, perché le conseguenze decadenti e distruttive che potrà avere per l’ individuo, i valori e la sacralità della famiglia, sarebbero devastanti” – si legge. Dopo queste uscite infelici e omofobe c’è stata una reazione immediata di denuncia pubblica da parte della comunità LGBT che ha chiesto le dimissioni del vice ministro della difesa. Il neo eletto ombudsman, Totozani è stato tra i primi a condannare nettamente le affermazioni di Spahiu e metaforicamente ha sostenuto che sarebbe sceso lui per primo in piazza a prendere “le legnate”. Il premier Berisha, dopo un paio di giorni silenziosi ha condannato le affermazioni e ha aggiunto che “queste cose (riferendosi alle diversità di orientamento sessuale) sono più antiche della stessa antichità”. Una condanna ufficiale è arrivata anche dalla delegazione UE a Tirana e dall’Ambasciata statiunitense, che sottolineano come il rispetto delle diversità sia uno dei capisaldi dell’Albania verso l’UE. A queste reazioni si sono aggiunte molte della società civile e anche delle altre istituzioni internazionali presenti a Tirana. Le associazioni “Aleanca LGBT” e “Pro LGBT” intanto hanno depositato una denuncia penale presso il procuratore capo di Tirana.
Nel febbraio del 2010 in Albania è stata approvata la legge 10221 “Per la difesa dalle discriminazioni” che sancisce una serie di principi sull’esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà. Tra le varie cose previste dalla legge, c’è anche l’Istituzione del Commissario nazionale per la difesa dalle discriminazioni. Questo ruolo al momento è ricoperto dalla dott.ssa Irma Baraku, la quale ha annunciato l’apertura di un inchiesta in merito alla questione, considerato che rientra nelle sue prerogative. Come è accaduto moltissime volte in Albania, a partire dalla stessa Costituzione, le leggi calate dall’alto della comunità internazionale non sempre vengono applicate nella realtà. I diversi orientamenti sessuali sono ancora un tabù in Albania e i livelli di omofobia, che traspare anche dal linguaggio che molto spesso viene usato sia in pubblico che in privato, sono alti. Ovviamente dobbiamo essere tutti coscienziosi che quando parliamo di Albania, non dobbiamo e non possiamo fermarci solo a Tirana, o peggio, solo al Bllok. In un contesto di questo tipo, nasce spontanea la domanda. Quello che ha detto Spahiu sembra che sia espressione di una parte non indifferente del paese, anche se sarebbe più bello e comodo pensare il contrario. Successivamente alla reazione del premier, il PLL (partito di Spahiu) ha riaffermato le proprie posizioni e ha rilanciato la sfida al premier, lasciando intendere come fosse quest’ultimo ad aver tradito i valori e gli elettori della destra. Questo dibattito nato in questi giorni, sotto lo spirito della polemica e dell’insulto, è sicuramente sano per un paese come l’Albania e deve far riflettere anche quanti sono convinti che bastino leggi ad hoc calate da fuori, per regolare e garantire la convivenza civile nel paese. I problemi di omofobia e intolleranza sono conosciuti anche in Italia, e serve un forte lavoro culturale ed educativo, oltre alle leggi.