Il disastro nucleare e gli elevatiprezzi del petrolio nel primo semestre dell’anno, la crescita anemica degli Stati Uniti, il rallentamento economico della Cina e l’attuale crisi europea dei debiti sovrani hanno fermato la ripresa della crescita globale iniziata nel 2010.
L’ultimo rapporto del 15 novembre della Banca Mondiale sui paesi del Sud-Est Europa (SEE6: Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia) annuncia un rallentamento della crescita economica di questi paesi, lo sviluppo economico di breve periodo dei quali è particolarmente sensibile all’andamento dell’economia globale e alla crisi della zona euro. Quattro potrebbero essere i principali canali di trasmissione: il commercio, gli investimenti diretti esteri, le banche estere presenti sul territorio dei SEE6 e le rimesse.
Le previsioni per i SEE6 suggeriscono una crescita modesta del 2,5% nel 2011 e 2,1% nel 2012, ben al di sotto dei tassi di 6-10% che hanno segnato la performance pre-crisi del 2008. Tuttavia, queste previsioni suppongonoche l’attuazione di una serie di politiche a livello europeo per la gestione del debitopubblico greco,la creazione di un sistema fiscale armonizzatoed efficace e la ricapitalizzazione delle banche colpite dalla sottoscrizione di titoli sovrani di paesi a rischio sia in grado di prevenire l’effetto contagio e di superare l’attuale crisi.
Con l’inizio della crisi nel 2009, la domanda interna finanziata per lo più dall’estero che sostenne la crescita nel periodo pre-crisi, subì una forte contrazione e le esportazioni nette diventarono l’unica fonte di crescita per i paesi della zona. Solo due paesi hanno continuato a crescere, sebbene con ritmi molto più lenti: l’Albania e il Kosovo. Secondo la Banca Mondiale le recenti turbolenze e le incertezze sul futuro a breve termine possono essere superate da un modello di crescita basato su una maggiore integrazione con la finanza, il commercio, il mercato del lavoro e le istituzioni dell’Unione Europea. La crescita futura dovrà essere guidata da investimenti che aumentano la capacità produttiva e la competitività, piuttosto che da consumi finanziati esternamente e da investimenti in beni immobili.
Pur essendo una regione con un livello di istruzione di elevata qualità nei primi anni di scolarizzazione, la mancanza di una forza lavoro con competenze specialistiche adeguate ha comportato uno dei vincoli più importanti per l’espansione economica deiSEE6. In tutta la regione, si dispone di dati statistici sul numero deititoli emessi, ma non di dati comparabili a livello internazionale sul livello della capacità e delle competenze acquisite. Per colmare questa lacuna, si rendono necessari più test di valutazione delle conoscenze degli studenti elaureati e delle competenze della forza lavoro in generale. Infine, il rapporto suggerisce che i paesiSEE6 dovranno favorire la ristrutturazione industriale e in particolare aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, per potere sostenere una crescita di lungo periodo.