Intorno alle Piramidi grava un terribile segreto. Fenomeni misteriosi, malattie inspiegabili e morti improvvise hanno colpito immancabilmente tutti coloro che hanno osato entrarvi, anche soltanto per portare alla luce i tesori che custodivano.
Per la sua stessa forma triangolare, associata alla perfezione cosmica, la piramide è stata considerata per millenni il luogo inviolabile per eccellenza, scelta per custodire il sonno eterno dei faraoni. Distruggere una piramide significa sfidare il mistero che essa racchiude, e attirarsi la maledizione. Ma la Piramide di Tirana è troppo vecchia per i nuovi faraoni. I nuovi simboli del potere sono mostri di acciaio e cristallo, firmati da architetti internazionali. Ai nuovifaraoni, come ai loro antenati di tutti i tempi, serve che il popolo non sappia, non pensi e non protesti.E soprattutto che non ricordi. E la Piramide è troppo vecchia per loro.
Il progetto di distruggere la Piramide simbolo di Tirana e costruire al suo posto un nuovo Parlamento ha scatenato le critiche dell’opinione pubblica albanese, contraria a una spesa colossale quanto superflua – il governo parla di40 milioni di euro, ma in realtà sono molti di più – e alla distruzione di un simbolo che, nel bene e nel male, rappresenta un pezzo di storia del Paese, oltre che un “monumento” (dal latino “moneo”, cioè “ricordo”, perché i monumenti racchiudono la memoriadi un popolo).
A questo proposito, leggiamo il titolo di un messaggio pubblicitario di un’agenzia di voli, che offre viaggi in Albania, sottolineando che sarà “l’ultima occasione di vedere la Piramide di Tirana”.Altro che promozione turistica! Diamo un altro colpo di piccone al nostro patrimonio storico e archeologico, già abbondantemente trascurato e saccheggiato. Di fronteal pericolo della sua distruzione, abbiamo voluto dedicare alla nostra Piramide una pagina speciale, dove pubblichiamo riflessioni di collaboratori e lettori, e i commenti dell’opinione pubblica internazionale.
Non è facile esprimere ciò che la piramide è e rappresenta, soprattutto per una persona che comeme non ha vissuto l’incredibile carosello di eventi a Tirana o in Albania.
Innanzitutto,un edificio si dovrebbe definire “monumento” quando nel corso della storia muta più volte la sua funzione, mantenendo però la forma originale e dialogando con la città stessa. La piramide è nata come simbolo di potere per poi evolversi in museo, discoteca e punto di incontro: dunque, puòessere considerata a tutti gli effetti un monumento della città di Tirana. E come tale, “appartiene” ai cittadini di Tirana e agli albanesi tutti, non a una o all’altra parte politica che crede di poterne disporre a piacimento. Aldo Rossi ci espone la sua idea di città come un collage di episodi, monumenti e ricordi che convivono in quanto appartenenti alla memoria personale, civile e collettiva.
Quando un’opera, un edificio, diventa “simbolo”, finisce per “monumentalizzarsi” diventa parte fondamentale e imperitura della città,e come tale intoccabile e inviolabile.
Lo stesso Renzo Piano durante un’intervista sul Centre Pompidou di Parigi disse: “Alcuni anni fa ebbi un incontro per apportare alcune modifiche all’edificio. Mi si rispondeva continuamente “mais c’est un monument!”, cioè è intoccabile; appartiene alla storia della città.”Ci sarebbero tanti altri spunti ed esempi, ma aggiungo solo che la piramide non é soltanto monumento della città: è stata ed è simbolo e punto di aggregazione per innumerevoli generazioni, e inoltre la sua stessa forma, vista dall’alto, rappresenta l’aquila bicefala,l’emblema nazionale albanese. La piramideappartiene a Tirana e ai suoi cittadini, che a loro volta le appartengono. E’ un’identità importante e ritengo che da un punto di vista storico, architettonico e umano sia insensato renderla un ammasso di macerie.
Rien n’aura eu lieu que le lieu.Niente avrà avuto luogo se non il luogo stesso. Non è semplicemente che il luogo che occupa conferisce a una struttura una dignità sublime, ma anche che solo la presenza di questa struttura sostiene il vuoto di un luogo sacro, in modo tale che il luogo stesso non ha mai luogo, ma è sempre qualcosa che, retroattivamente, “avrà avuto luogo”. Parliamo della Piramide, dell’aquila, del centro di Tirana capitale dell’Albania, del suo popolo e della folle decisione di distruggerla. In fin dei conti parliamo di simboli dietro ai quali però vivono mondi, narrazioni, culture e modi di essere. Che cos’è la Piramide se non il lascito di un’entità agonizzante che si sacrifica come contenuto per sopravviversi in quanto forma, la stessa Albania è in essa rappresentata attraverso la sua forma peculiare ad aquila e laPiramide stessa le appartiene.
Inutile nascondere lo sguardo, l’operazione è tanto simbolica quanto speculativa. Denari e fantasmi la connotano. Anche in questo caso – sopratutto in questi casi – la tendenza operante è quella di desiderare una depoliticizzazione dell’evento. Viviamo in tempi complicati nei quali gli ossimori orwelliani sono pane per tutti i giorni tanto vale allora rovesciare la strategia e spogliare la decisione dal suo travestimento.
Oggi l’unica pretesa del degrado moderno è quella di apparire sfavillante e sembra non esserci più un luogo per le piramidi, le aquile o per le bizzarrie della fatica.
Sono trascorsi più di due millenni da quando un pastore bruciò una delle sette meraviglie del mondo, il tempio di Artemide. Quello stesso giorno nasceva Alessandro Magno. Lontano, molto lontano, i nuovi faraoni non sono affetti da erostratismo soffrono piuttosto di una malattia superficiale figlia degenerata dellamiseria di questi tempi nei quali “il fottere tutto il più velocemente possibile” è diventata la nuova frontiera della pubblicità progresso. Non ci sono popoli e Nazioni solo nuovi arroganti templi che traghettano continuità dalle ziqqurat babilonesi e d’imponente non hanno altro se non la funerea verità di come essi stessi siano già delle rovine.
Immagino Tirana col suo nuovo luccicante parlamento, maschera di banditi rispettabili che simulano funzioni amministrative, mercanti che s’indebitano con gli usurai, quanto di più richiesto oggi a un pubblico amministratore. E nuovamente immagino Tirana col suo luccicante parlamento come una presenza che appare sullo sfondo della propriaassenza, come ultima misura disperata per accertarsi che quel luogo sia ancora lì: l’Albania.Un coup de dés jamais n’abolira le hasardCiò che colpisce è il paradosso di quel vile gioco che pretende di evocare i fantasmi del passato per non affrontare i problemi del presente. Quel processo che implacabile deride e scaccia i propri spettri non solo generando la propria immediatezza ma nutrendo al tempo stesso la propria spettralità. A quanto pare allora il fantasma che ha vagato per gli ultimi centocinquant’anni, non è un fantasma del passato ma uno spettro del futuro. Distruggete la Piramide.
Qualcuno ricorda la prima frase di un libro che ha più di 150 anni? Suonava più o meno così: Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo.
Tirana’s pyramid threatened by demolition, By Manjola Hala for Southeast European Times in Tirana, 20/12/10The Forum on the Protection of the Historical Heritage of Albania has launched a citizens’ petition which will later be presented to the president, as well as national and international organisations. The petition opposes demolition of a building which qualifies as historic, according to Artan Shkreli, a Forum member. The 22.6-metre pyramid was placed on a cultural heritage list in 2003.
Wrangle growing over Tirana’s pyramid, By Jonilda Koci for Southeast European Times in Tirana, 03/08/11 “It is not that we have one political wing saying the pyramid should not be destroyed and the other part saying it should be destroyed. It is an issue of citizens asking: Can you hear our voice?” Artan Lame, former deputy mayor of Tirana, told SETimes. Last chance to see the Tirana pyramid from > Alternative Airlines, Monday, 08 August 2011However, another architect, Vladimir Bregu told the news provider: “I cannot believe that an object of such huge monetary and historic value can be destroyed. It is one of the most prominent buildings in Albania.”
Albanie: le nouveau Parlement à la place de la « Pyramide » d’Enver Hoxha
Le Courrier des Balkans, dimanche 24 juillet 2011Selon le gouvernement, le coût de ce projet s’élève à 40 millions d’euros, mais les médias estiment que la nouvelle Assemblée coûtera environ 110 millions d’euros. L’agende de Wolf D Prix est réputée pour ses conceptions audacieuses et ses formes complexes, mais aussi pour le coût colossal de ses œuvres….Une proposition qui avait rencontré de vives critiques, de la part de l’Unesco qui condamne cette volonté d’éradiquer tous les symboles de l’époque communiste, mais aussi de l’opposition qui rappelle que le pays a déjà dépensés deux millions d’euros pour installer dans la pyramide le Théâtre national.