Nei giorni scorsi Il Parlamento albanese ha approvato il via libera a un pacchetto di ingenti privatizzazioni.
Alla denazionalizzazione di quattro centrali idroelettriche, stabilita in una riunione del Consiglio dei Ministri il 5 luglio, dovrebbe seguire, almeno stando agli intenti e alle mode del momento, una messa sul mercato dei principali asset del paese: poste, telefonia, energia (con la compagnia Albpetrol) senza contare le proprietà della Difesa che comprendono ampie porzioni di territorio nazionale tuttora nelle mani del demanio militare.
Una ghiotta lista sulla quale è stata istituita addirittura una Task Force per la privatizzazione. All”annuncio della vendita l’opposizione ha gridato allo scandalo tacciando il governo di banditismo e di aver rubato i voti per saccheggiare l’Albania.
Dopo il boicottaggio in Parlamento le accuse hanno assunto obiettivi chiari: Berisha e la sua fitta rete di collusioni economico-mafiose.
Passino le quattro centrali di Ulez, Shkopet e Bistrica ma la Albpetrol e la compagnia di assicurazioni INSIG, sul mercato entro la fine del 2011, proprio no.
I “gioielli di famiglia” d’altro canto non sono beni sui quali scherzare e quando per “famiglia” intendiamo una Nazione allora lo scherzo può diventare faccenda pericolosa.
Gennaio è passato da poco e le quattro morti davanti al palazzo presidenziale dovrebbero essere un monito da non sottovalutare. Ma il denaro ha un altro corso, corre, e la fretta dei mercanti ha tempistiche diverse da quelle delle popolazioni.
Dopotutto l’orientamento del premier Sali Berisha è in linea con la nuova strategia dell’Euro-Austerity propagandata a spron battuto come la sola alternativa.
Non a caso, checché ne dicano i socialisti di Rama, il dibattito pare non posizionarsi in merito al problema, la cessione di asset pubblici, quanto piuttosto sulla tempistica della sua attuazione, spostando il vero tema sui soggetti del progetto.
Atteggiamento che serve le ragioni del filosofo Bourdieu quando dichiarava che siamo immersi nella politica recitando: Ci bagniamo nel torrente stantio e mutevole del chiacchiericcio giornaliero sulle possibilità e i meriti di candidati interscambiabili….: su qualsiasi radio o stazione televisiva quegli autori ci propinano “idee” che sono tanto facili da recepire solo perché sono “idee già recepite”, nozioni precostituite nella mente di tutti. Si può dire tutto ancora e ancora, indefinitivamente, poiché in effetti non si dice nulla.
Le critiche dell’opposizione infatti non vengono mosse per porre sul piatto una reale alternativa ma si limitano a denunciare una possibile (verrebbe da dire certa) svendita di patrimonio pubblico.
Di certo la fretta del governo sembra suggerire l’agenda socialista e la procedura d’urgenza che prevede anche la cancellazione del concetto di “prezzo minimo garantito” per sveltire la vendita dei beni non appare trasparente.
In sua difesa, il premier spaccia la privatizzazione come un’importante tappa nel processo di riforma economica del Paese.
La solita vulgate che ci spiega che affidare a mani private centrali idroelettriche o compagnie petrolifere corrisponde a una migliore gestione degli impianti (Fukushima e Bp docet)!!
La realtà come al solito sta altrove e anche Rama possiede la sua cricca da gestire. L’Albania è Europa e come tale sta per essere demolita anch’essa dall’assalto degli speculatori.
La speranza (fievole) è che in Terra di Aquile, non cominci una guerra tra bande estranee agli interessi della popolazione ma che possa sorgere una critica spontanea che osservi il bene comune.
La stessa che è apparsa a più riprese e che in Islanda è riuscita a cambiare la Costituzione .