Anche se negli ultimi anni, assistiamo ad una diminuzione progressiva delle rimesse dei migranti albanesi verso il paese d’origine, queste continuano a costituire una parte importante del PIL dell’Albania. Tuttavia, gli effetti negativi sull’economia albanese non sono indifferenti ed è ora di cambiare strategie e politiche di sviluppo. Aferdite Shani ci offre una panoramica di questo fenomeno.
Gedeshi, un importante economista albanese, in collaborazione con la IOM, la UNDP e la Banca Mondiale, hanno elaborato una ricerca sul campo per misurare quanto i migranti hanno sofferto gli effetti della crisi, e quanto hanno diminuito l’invio di denaro verso il paese d’origine. L’indagine socio-economica effettuata su 2.474 migranti, da dicembre 2009 a gennaio 2010, su redditi, spese, risparmi, rimesse, investimenti e impatto della crisi economica globale sul nucleo familiare, mostra che quasi i tre quarti delle famiglie migranti albanesi sono colpiti dalla crisi economica globale. L’impatto si riflette in una “diminuzione delle giornate o dell’orario di lavoro” (46%), “nella perdita del posto di lavoro da un membro della famiglia” (14%), “nella perdita dei posti di lavoro personale” (9%) e “nell’aumento dei prezzi e del costo della vita”. Presi insieme, questi fattori si riflettono in un abbassamento del reddito familiare per circa il 54% delle famiglie e contribuiscono al declino del loro status socio-economico.
L’impatto immediato riguarda le rimesse che i migranti inviano in Albania, diminuite del 11%, e il loro numero, diminuito del 4%. Di conseguenza, le rimesse dei migranti albanesi nel corso del 2009 sono calate di circa 109 milioni di euro (ossia del 16% rispetto all’anno precedente). E secondo la Banca di Albania, nel 2008 le rimesse sarebbero scese a 830 milioni di euro.
Ma quanto sono importanti le rimesse?
Secondo le stime della Banca centrale d’Albania, le rimesse dei migranti albanesi sono aumentate del 870% nell’arco di 15 anni, dal 1992 al 2007, raggiungendo 1 miliardo e 304,5 milioni di dollari. Dal 1990, il loro valore è variato tra il 10 e il 22% del PIL albanese. Per dirla in altri termini, l’ammontare delle rimesse è stato uguale alle dimensioni di un settore economico, superiore alle esportazioni, maggiore del netto degli investimenti diretti esteri e degli aiuti ufficiali allo sviluppo.
In percentuale di PIL, l’ Albania è posta tra i 20 maggiori paesi che ricevono rimesse nel mondo. Questa fonte ha coperto quasi la metà del deficit commerciale negli anni.
Va ricordato che alla fine del 2009, la stima dei cittadini che vivono all’estero (principalmente in Grecia e in Italia) è di circa un milione e 200 mila, ossia più del 25% della popolazione albanese, e più del 35% della forza lavoro. Dati questi che classificano l’Albania come un “paese in movimento”. Inoltre, i dati empirici di questa indagine indicano che circa l’8% dei migranti residenti all’estero hanno creato un imprese nel loro paese di accoglienza (nel settore delle costruzioni il 43% e nei servizi il 29%). Come sostenuto da Zwagner, in una pubblicazione del 2010, l’emigrazione albanese è stata inserita in un “processo di maturazione del ciclo di migrazione”, dato che le rimesse sono destinate per di più ai beni di consumo di importazione e non aumentano gli investimenti nella produzione interna o creano nuovi posti di lavoro. Ciò significa che l’impatto limitato sullo sviluppo di migrazione e rimesse, creano pressioni per un’ulteriore migrazione, che continua negli anni. È dunque evidente che una “economia delle rimesse” non può essere considerata sostenibile. Questa nozione cerca di sostenere che la crisi economica globale in Albania dovrebbe creare le opportunità per attuare delle riforme politiche nuove. Bisogna tenere presente che le rimesse finanziarie sono solo una piccola parte della ricchezza prodotta nel corso degli ultimi due decenni di migrazione albanese. Ad esempio, il risparmio annuale dei migranti albanesi è quasi cinque volte superiore all’indotto delle rimesse, il loro potenziale di rendimento è elevato (49%), come anche il capitale finanziario, umano e sociale, in grado di creare un nuovo impulso per lo sviluppo economico e sociale in Albania. Tuttavia, l’inesistenza di incentivi e presupposti per creare opportune condizioni locali per specifici migrati/risparmiatori, ne impedisce il beneficio.
Quando le regole del gioco cambiano, deve cambiare anche il sistema istituzionale.
Le rimesse non sono un fenomeno staccato, autonomo e esogeno al sistema economico di un paese, al contrario, interagiscono con i sistemi finanziari e quelli istituzionali. La decisione di inviare soldi a casa, oltre che per un mero motivo altruistico d’aiuto a parenti e amici, la si fa per l’insufficiente sviluppo del Sistema Finanziario e Istituzionale, che spinge l’emigrato ad inviare soldi a casa diventando unica fonte di sostentamento, e nello stesso tempo, affrontando le mancanze del sistema. Ciò crea degli effetti negativi sulla Governance del Paese. Autori dell’FMI affermano che le rimesse possono avere un impatto negativo sulle Istituzioni, in quanto la qualità delle istituzioni rispecchia il legame tra i cittadini e il comportamento del Governo. Pertanto l’esistenza tra la popolazione di risorse in “rimesse” insieme ad una continua attenzione alle future possibilità di migrare si trasformano in tampone tra le richieste dei cittadini e le risposte dei governi. Ciò porta ad un azzardo morale in cui questi flussi consentirebbero alle famiglie di acquistare il bene pubblico piuttosto che chiederlo al governo che dovrebbe offrirlo in modo uguale alla società. Si riducono così gli incentivi del nucleo familiare di ritenere che il governo debba renderne conto delle loro mancanze quotidiane. Infatti,queste somme di denaro usate per finanziare l’acquisto di beni e servizi senza distinguere privato e pubblico, rende meno oneroso sopportare le inefficienze istituzionali e la corruzione all’interno della società, e di conseguenza è un meccanismo che invece di diminuire è suscettibile ad aumentare. Il fatto stesso della presenza della corruzione all’interno della società spinge l’emigrazione ad aumentare, aumentando successivamente anche le rimesse e peggiorando la qualità della governance interna. Un tale movimento di soldi, oltre ad estendere la base del reddito, dà la possibilità ai governanti di appropriarsi delle risorse presenti per sé, invece di destinarle ad aumentare i servizi e gli investimenti nel paese. Le rimesse possono quindi ritardare le riforme necessarie per le infrastrutture pubbliche, sia riducendo la domanda pubblica di tali riforme, sia diminuendo il rischio di una crisi che renderebbe necessari tali riforme. Crisi che però è arrivato da sola ed è andata a colpire dritto nella fonte delle rimesse. Ad oggi la popolazione albanese si trova a dover abbandonare “la riserva” ricca della migrazione, come anche a contrastare l’effetto nocivo delle rimesse sull’aumento dell’inflazione, sulla governance peggiorata e sugli incentivi al lavoro nel paese (secondo la logica, meglio attendere i soldi dai parenti o il momento giusto per emigrare, piuttosto che trovare lavoro con le condizioni del loco). Dall’altra parte il governo dovrebbe applicare tutte le riforme istituzionali, infrastrutturali necessarie per la crescita, e incentivare – per interesse proprio- il ritorno dei migranti con i loro bagagli finanziari, sociali, umani e professionali.