“Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale”. Franco Basaglia, il rivoluzionario psichiatra italiano che cambiò il trattamento dei pazienti e portò, tra gli anni ’60 e ’70, al superamento della concezione tradizionale dei manicomi, spiegava che lo spazio “originariamente nato per rendere il paziente inoffensivo ed insieme curarlo, appare come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità”.
Il progetto di cooperazione internazionale che le regioni Puglia e Sardegna stanno realizzando, con un intenso lavoro iniziato nel 2007, consiste proprio nel mettere lamoderna concezione della salute mentale al servizio del sistema sanitario albanese. Alcuni risultati sono già visibili nell’assistenza territoriale con l’apertura a Valona della prima “casa famiglia”, nell’ambito del programma Art Gold delle Nazioni Unite (2007-2008) che la Puglia ha finanziato. La casa, abitata da 10 donne ex ricoverate dell’Ospedale Psichiatrico di Valona, ha rappresentato la prima importante esperienza di lavoro d’integrazione sociale e di rete nel territorio, cui ha fatto seguito l’apertura di due nuove case famiglia. Anche attraverso l’attività del Centro Comunitario di Salute Mentale è stato così possibile ridurre di 90 unità i posti letto del grande ospedale psichiatrico cittadino (da 260 a 170).
Il cuore del progetto di cooperazione, che si avvale di un qualificato supporto tecnico-scientifico, è il processo di deistituzionalizzazione manicomiale. L’obiettivo della riforma del sistema psichiatrico in Albania è sviluppare un programma di cure basato sulla salute mentale di comunità.“Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative, che proprio in quanto tali non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno”, di fatto annientano, diceva Basaglia nel 1964, la persona che c’è dentro il malato. Una delegazione albanese ha visitato per tre giorni le strutture di assistenza per pazienti affetti da disturbi psichiatrici in Puglia e osservato direttamente l’attività dei Servizi di Salute Mentale pugliesi, dove sono state sviluppate esperienze innovative nell’ambito della Salute Mentale di Comunità per ciò che riguarda, in particolare, il lavoro di rete e lo sviluppo dell’associazionismo di utenti e familiari. In particolare sono state organizzate una visita al Centro Diurno Marco Cavallo di Latiano, dove è in corso un progetto sperimentale di cogestione e ricerca tra operatori del Csm e l’Associazione “180 amici Puglia” e una al Centro di Salute Mentale, Casa Famiglia e Centro Diurno “Macondo” di Martina Franca dove, nell’incontro con gli operatori e l’Associazione “Il Gabbiano”, si è discusso di percorsi di impresa sociale ed inserimento lavorativo con le cooperative sociali.
Il progetto è stato presentato a Bari dall’assessore regionale alle Politiche per la Salute Tommaso Fiore, dal direttore dell’Agenzia Regionale Sanitaria pugliese Franco Bux, e dalla responsabile delle iniziative di A.
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S. Maria Genchi. Con loro alcuni membri della delegazione balcanica: Antonela Agai, direttrice dell’Ospedale Psichiatrico di Valona e Eljesa Harapej, responsabile per la Salute Mentale del Ministero della Sanità albanese. Attualmente l’A.
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S. Puglia, insieme alla Regione Sardegna, sta continuando a rinforzare il processo attraverso: il sostegno dato all’attivazione delle due nuove case famiglia che ospitano 24 ex ricoverati dell’Ospedale Psichiatrico; l’avvio di un progetto d’impresa sociale che prevede la creazione di una serra ad impianto fotovoltaico; la realizzazione di un percorso formativo, con assegnazione di borse lavoro, rivolto a circa 40 pazienti tra ricoverati nell’ospedale psichiatrico, ospiti delle tre case famiglia ed utenti del Centro Comunitario di Salute Mentale.
Le linee guida che animano il progetto sono chiare: liberare il disturbo psichiatrico dalla consueta associazione ai manicomi e superare l’emarginazione sociale dei pazienti. Il progetto “Welfare and Health Cooperation in the Balkans” (Whcb) sta rafforzando il sistema di pianificazione e management dei servizi socio sanitari in Albania e in Serbia. Si avvale di un network di regioni italiane (Puglia, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, Liguria, Sardegna) e rientra nel Programma Quadro di Appoggio alla Cooperazione Regionale Decentrata nell’area dei Balcani (APQ-Balcani).