Non si abbassano i toni della politica albanese. La maggioranza istituisce una commissione parlamentare per i fatti di venerdì 21 gennaio. Invece, l’opposizione manifesterà di nuovo venerdì prossimo.
La politica albanese mostra i denti. Nessuna spirale di dialogo per il momento solo accuse e controaccuse. “Colpo di Stato” e “colpo di Stato alla giustizia”, le parole d’ordine di domenica. Una giornata lunga iniziata con le polemiche sui mandati d’arresto della Procura e terminata con l’istituzione della commissione parlamentare per i fatti di venerdì 21 gennaio.
Alle richieste dell’opposizione per l’esecuzione dei mandati di arresto per i 6 dirigenti della Guardia repubblicana, tra i quali figurano anche il suo Comandante e Vice Comandante, ha risposto nel primo pomeriggio la maggioranza. La deputata Marsila Doda ha accusato il Procuratore generale della Repubblica, Ina Rama, di essere diventato parte del scenario golpista. In altre parole, con l’arresto dei 6 dirigenti si vorrebbe rendere più facile “l’aggressione e la violenza” contro le istituzioni. Il gruppo parlamentare dei democratici avrebbe le prove.
Pertanto, Ina Rama, Edi Rama e tutti gli ideatori del colpo di stato avranno la risposta che meritano. Cosa vorrebbe dire?
Ha provato Berisha a spiegare i motivi di una simile dichiarazione. Dopo essersi incontrato nel pomeriggio con i rappresentanti delle varie istituzioni internazionali e gli ambasciatori dei paesi UE e Nato presenti a Tirana, Berisha ha convocato una riunione urgente del Consiglio dei Ministri. Nel suo discorso, il Primo Ministro ha cercato di dimostrare come la manifestazione di venerdì era un tentativo di colpo di stato, iniziato con la trasmissione del video-scandalo su Ilir Meta l’11 gennaio scorso. Il scenario si sarebbe dovuto concludere appunto venerdì scorso con l’usurpazione della sede del governo, di quella del Parlamento e della tv di stato. Ma il tentativo è andato a vuoto grazie alla resistenza della Polizia e della Guardia repubblicana. E in un colpo di stato può succedere che non viene ucciso nessuno, possono essere uccisi 3, ma anche molti di più.
Berisha non ha risparmiato neanche la Procura che avrebbe emesso i mandati d’arresto senza un’analisi balistica e senza indagare: arrestare i dirigenti della Guardia significa tentare un’altra aggressione contro le istituzioni. Poi, un messaggio diretto a Rama che non deve più provare di accerchiare la sede del governo, altrimenti la pagherà per tutti. Gli altri saranno amnistiati, ma lui no.
Edi Rama dice di non aver accolto il senso del messaggio di Berisha. La sua vita non ha più valore delle 3 persone uccise dalla mano di Berisha e l’opposizione è decisa di portare avanti la sua battaglia “per un sogno presso in ostaggio: il sogno di un’Albania europea in cui il popolo vota liberamente”. L’orchestratore politico della tragedia del 21 gennaio è Berisha, violando ogni norma costituzionale e ogni regola di buon senso come è nella tradizione dei regimi totalitari.
Ad aver organizzato un colpo di stato è sempre Sali Berisha perché usa il governo per eliminare la giustizia, in particolare la Procura della Repubblica.
Rama ha voluto sottolineare che non ci sarà in Albania un altro 1997, non c’è nessun motivo. Perché oggi ci sarebbero tutte le possibilità di portare avanti la causa per un paese in cui ognuno è libero di scegliere ed è uguale davanti alla legge, senza violenza ma con la forza del cuore e della mente, mettendo a disposizione i corpi come in ogni altro movimento pacifico.
Rama ha rinnovato a tutti l’invito, fatta la mattina nella cerimonia mortuaria di una delle vittime, di partecipare alla manifestazione di Venerdì 28 gennaio per rendere omaggio alle vittime, condannare la violenza e il crimine governativo. Sarà Rama in persona ad esprimere il suo cordoglio.
Poco dopo, è Berisha a rincarare la dose. Non bastano opposizione e Procura della Repubblica, punta il dito anche contro i servizi segreti albanesi. 1000 persone in servizio, ma la comunicazione scritta inviata alla Polizia di Stato la sera del 20 gennaio è carta bianca. Nessuna informazione in merito a quanto è stato detto per tempo sulle bande ingaggiate dall’opposizione. Invece avrebbe passato le sue informazioni il servizio dell’Esercito e addirittura avrebbero espresso la loro preoccupazione anche le agenzie dei servizi dei paesi amici. Un discorso che Berisha fa nel corso della seduta parlamentare convocata d’urgenza per approvare una commissione d’inchiesta sui fatti di venerdì 21 gennaio.
I deputati dell’opposizione mancano, ma l’aula approva la commissione che dovrà indagare principalmente l’attività delle istituzioni nella prevenzione, l’identificazione, neutralizzazione delle azioni criminali volte a “sovvertire l’ordine costituzionale”. Tra l’altro, si dovrà verificare l’operato dei soggetti incaricati nell’attuare la legge sulle manifestazioni e quello delle istituzioni responsabili per le informazioni preventive sulle minacce all’ordine costituzionale. Berisha ha posticipato anche la manifestazione contro la violenza per Sabato 29 gennaio.
Giovedì 27 dovrà parlare alla sessione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, ma sarà a Strasburgo il giorno prima quando si dovrebbe votare la risoluzione del Senatore Dick Marty sul traffico degli organi in Kosovo. E sarà anche l’unico momento in cui la delegazione albanese composta da tre deputati dell’opposizione e 4 della maggioranza uniranno i voti ed avranno una linea comune.