Come si stanno preparando gli albanesi per le feste di fine anno? Il settimanale albanese Mapo ha provato a dare qualche risposta.
Le feste di fine anno ci riportano sempre al solito dilemma tra spese per viaggi, regali e banchetti e il bisogno di risparmiare in una situazione economica per niente rosea. Come si preparano gli albanesi per la lista dei dolci, dei giochi e delle altre sorprese per il Capodanno
Resta solo una settimana alle ultime festività. Come sempre il Natale e la notte di fine anno sono ricorrenze molto attese, anche se l’entusiasmo si sta polarizzando sempre più tra chi ha e chi no, tra chi è tradizionalista e chi considera le feste come giorni normali, ma con un menù più ricco a tavola. La maggioranza è sempre costituita da quelli del moto: “lavoriamo tutto l’anno per questi giorni”. Hanno risparmiato quanto necessario e iniziano i preparativi già un mese prima.
Nonostante ciò, è evidente che l’atmosfera di festa riflette un certa “pigrizia” quest’anno. Nella sua anatomia, la capitale non si è ancora appropriata del rumore della gente che corre a fare compere per le feste. A partire dagli addobbi, i regali, i giocattoli dei bambini, il cucinare le pietanze e i dolci, le prenotazioni, le riconoscenze.
Tutto è stato ridotto.È quanto viene constatato dagli stessi commercianti di questi assortimenti festivi. Confrontato con lo stesso periodo degli anni scorsi, pare che il 2011 stia entrando più cautamente tra le spese dei cittadini. E non è solo colpa della crisi economica, da tempo accettata ed etichettata dalle persone con un “la moneta si è svalutata”.
Un altro elemento che, secondo i commercianti e non solo, ha abbassato l’interesse agli acquisti, è anche il fatto che subito dopo la liberalizzazione dei visti, sono stati in molti a decidere di passare le feste fuori dal paese, non prendendo per niente in considerazione le spese per la notte di Capodanno, ma solo per il biglietto del viaggio e il budget di soldi da portarsi dietro.
Diversamente dall’anno scorso, il numero di chi festeggia all’estero sta raggiungendo il numero di chi viene in Albania per le feste di fine anno. Si prospettano al contempo meno spese, meno luci accese, meno fuochi d’artificio, meno prenotazioni, meno capponi, meno vino, meno bakllava, meno regali e compere speciali per il giorno designato.
Dai “Çam” le feste con la lista
I vecchi commercianti del mercato “çam” hanno dato inizio al lavoro per le feste di fine anno già da metà novembre anche se rimarranno aperti fino alle 16.30 del 31 di dicembre, ammettono che quest’anno i battenti si chiuderanno prima rispetto agli anni scorsi. “Chi doveva comprare è già passato, ora si vede che c’è meno lavoro. L’anno scorso, nelle stradine del mercato c’era un viavai di gente, quest’anno ci si muove liberamente.
La gente passa, chiede e continua per la sua strada. In effetti non è che ce lo aspettassimo e ci siamo rifornitiin abbondanza come ogni anno. Alla fine c’è la siamo cavati grazie ai locali e negozi che non hanno risparmiato nel decorare gli ambienti, a partire dall’imbandire i tavoli e fino agli addobbi festivi. Così come noi sono commercianti e comprano per offrire un ambiente caldo e non esclusivamente per consumare” spiega Festim, commerciante da 12 anni nel mercato “çam”.
Dall’altra parte Lina vende principalmente giochi per bambini. “Provo una certa allergia per i giornalisti”, ci dice ridendo. In verità, come afferma lei stessa, è arrabbiata a causa del lavoro che non va più come una volta. Così come Festim, anche lei va di persona in Cina per rifornirsi, ma quest’anno la fortuna non è stata dalla sua parte come gli anni precedenti: “l’anno scorso in questo periodo, facevo almeno cento mila Lek (circa 720 euro) di fatturato al giorno.
Oggi, alle 13, non ho ancora fatto quindici mila Lek (circa 110 euro). La moneta si sta svalutando, la gente se ne sta andando, ci sono i dazi doganali, la Cina, la povertà”. Dai commercianti d’ingrosso che si approvvigionano in Cina, si riforniscono poi anche tutti i commercianti nei dintorni, ma per quest’ultimi le feste sono arrivate a mani legate.
Molti non hanno soldi per pagare la merce sul momento, ma la liquidano quando possono venderla. Gira tutto attraverso le liste. I commercianti nelle città hanno liste di cittadini debitori, e a loro volta sono nelle liste dei commercianti all’ingrosso di Tirana. “Fino ad ora, solamente per i rifornimenti che ho fatto in altre città per le feste, mi devono all’incirca 4 milioni di Lek (circa 29 mila euro), augurandomi di averli indietro un giorno”, ci dice Lina, sfogliando un grande block notes con i nomi dei commercianti debitori.
Dalla Cina prezzi più alti
La maggior parte dei commercianti va nella lontana Cina per rifornirsi. Il rapporto è stato buono e costante, ma come se non bastasse la modifica dei dazi doganali durante questo anno, la superpotenza della produzione mondiale ha aumentato in maniera considerevole i prezzi, secondo i commercianti, in media del 20%. Un costo che con tutto il rischio della riduzione dei consumi, viene affrontato dalle tasche degli albanesi. L’addobbo più economico per l’albero di Natale costa 50 Lek, mentre gli abeti “finti” sono aumentati da cento a due cento Lek, ma nonostante ciò sono rimasti tra gli articoli più richiesti. “In uno dei giorni della settimana scorsa, sono stati venduti almeno 500 abeti artificiali in tutto il mercato”, ci racconta il commerciante.
Le dogane, ora le feste pesano di meno
Diversamente dall’anno scorso, i commercianti devono confrontarsi anche con il nuovo metodo di sdoganamento delle merci che questi riforniscono per le feste. Mentre fino a ieri per tutti i giocattoli per bambini, lo sdoganamento veniva calcolato a pezzo, quest’anno il calcolo è diverso e costa di più per i giocattoli con la batteria rispetto a quelli senza. Per questo motivo, spesso gli articoli importati dalla Cina sono sdoganati togliendone le batterie.
Anche lo sdoganamento dei fuochi d’artificio che prima veniva fatto in base al volume, questo anno si calcola sul peso. Per questo è stata pensata un’altra soluzione dagli stessi produttori cinesi. Sono gli stessi modelli dell’anno scorso, solamente che quest’anno, già dalla fabbrica, hanno eliminato la parte della base che una volta costitutiva quasi la metà del peso. Nel frattempo tra i “trucchi”, i cinesi hanno aumentato anche i prezzi di questi beni, cosa che non poteva non riflettersi nel mercato albanese. Il modello più caro di fuoco d’artificio nel mercato, il quale l’anno precedente costava 8 mila Lek (circa 60 euro), oggi costa 10 mila Lek (circa 75 euro).
I dolci dai prezzi salati
Nelle tavole degli albanesi, non mancherà nemmeno quest’anno il tradizionale dolce bakllava, solamente che costerà leggermente di più, per via dell’aumento dei prezzi dello zucchero, delle noci e di tutta la frutta secca sul mercato. “È ancora presto e fino ad ora non abbiamo avute prenotazioni, ma aumenteremo un po’ i prezzi, perché le noci sono più care. Quelle sbucciate costano dagli 800 – 1000 (circa 6 – 8 euro) dell’anno scorso, ai 1400 – 1500 Lek (circa 10 – 11 euro) e la cosa peggiore è che questo articolo si trova raramente sul mercato”, ci raccontano i pasticceri e i commercianti. L’anno scorso un kg di bakllava costava 800 – 1000 Lek, quest’anno 12 – 15 mila Lek.
Le mancate offerte di fine anno
Nel mercato albanese si possono trovare offerte ad ogni fine stagione, ma non a fine anno. Anzi, in questo periodoi prezzi aumentano. I commercianti non hanno intenzione di abbassarli e puntare su offerte convenienti per il consumatore. Gli unici che potrebbero offrire pacchetti convenienti sono i grandi supermercati, i quali in occasione delle feste di fine anno servono ceste di cibi e bevande. Allo stesso modo funziona con le profumerie, i negozi di regali, i negozi di abbigliamento, ecc.
Al mercato di “Medrese”, nel quartiere dei cinesi
“Loro sì che hanno degli ottimi guadagni, perché hanno rapporti diretti con le fabbriche di produzione, pertanto riescono ad ottenere prezzi migliori. Insomma, sanno che dove vanno, trovano”.
Questo è quanto dicono i commercianti albanesi che si riforniscono in Cina, su quelli cinesi del mercato di “Medrese” a Tirana. E i negozi dei cinesi sono realmente pieni di persone, piccoli consumatori e altri commercianti in tutti gli angoli che cercano di mettersi d’accordo sui prezzi. Con i cinesi puoi anche fare buone compere e buoni affari, ma è impossibile parlare di altre cose.
Appena capiscono che non li stai facendo domande sulla merce, la fanno breve: “non capisco bene l’albanese” e si allontanano. In tutto quel mix di colori e di luccichii nel quartiere dei cinesi, nessuno di loro accetta di parlare degli affari di questi giorni o di quelli passati. Non ti dicono nemmeno il loro nome. I commercianti locali nei dintorni da tempo hanno iniziato a chiamarli con nomignoli albanesi: Tushi, Mila, Gjoku.
“Sono tranquilli e si fanno gli affari loro, ma sono un po’ strani. Parlano solamente quando il lavoro glielo richiede e quanto vogliono loro. Sono stranieri e lavorano molto”, ci dice Astrit che lavora da 10 anni come commesso nel negozio di beni all’ingrosso del cinese Tushi.
Lì puoi trovare ogni cosa, a partire dal profumo “Jadore” alle maglie Armani, fino agli addobbi dell’albero con i cristalli Swarosky. Tutto contraffatto, ma sorprendentementec’erano persone che le compravano, allontanandosi con l’entusiasmo di aver acquistato merce firmata, in verità dal marchio stampata male.
Articolo di Gladiola Bendaj. Pubblicato sul settimanale “Mapo” nr. 209 del 19 dicembre 2010. Titolo originale:“Një vit i ri në dietë”. Tradotto per AlbaniaNews da Belina Sinani.