Oggi, il parlamento prenderà in esame la proposta dei socialisti per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle elezioni del giugno 2009 e una loro mozione sull’opinione della Commissione europea in risposta alla richiesta dell’Albania per lo status di paese candidato all’UE.
“Noi abbiamo percorso il binario di un processo politico. Il vostro Primo Ministro e il vostro partito hanno ripetuto un numero indefinito di volte, che nella Commissione d’inchiesta l’opposizione avrà la maggioranza. Vi prego, perché sia chiaro anche per l’opinione pubblica, e per non sbagliarmi, definitivamente la vostra conclusione è che l’opposizione non può avere la maggioranza in questa Commissione d’inchiesta?”. “Sicuramente, il binario del processo politico è molto importante, ma va tradotto in atti giuridici concreti e in essi abbiamo l’obbligo di rispettare tutte le sentenze della Corte Costituzionale, la Costituzione e ogni altro principio dello Stato di diritto che negli ultimi vent’anni vige in questo paese”. Una botta-risposta pacata tra i deputati Pandeli Majko e Viktor Gumi alla seduta della Commissione leggi del Parlamento albanese di lunedì mattina, a conferma del fatto che la crisi politica in corso in Albania dalle ultime elezioni politiche del giugno 2009 è lunga dall’essere risolta.
Oggi in aula sarà discusso l’ultima proposta che i socialisti hanno depositato il due dicembre scorso per la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta che deve far luce sulle elezioni del 2009. In un anno e mezzo il Partito Socialista, insieme agli altri partiti d’opposizione minori, ha provato tutti i mezzi per obbligare Berisha e la sua maggioranza ad accettare di indagare sui brogli che avrebbero inciso pesantemente sulle preferenze di voto dei cittadini albanesi: boicotto del parlamento, ostruzionismo parlamentare, proteste, negoziati, proposte di legge. Ma Berisha non demorde, forte del consenso dei suoi sostenitori e dei cavilli legislativi a suo favore, tralasciando l’importanza della volontà politica nel risolvere l’empasse in cui versa il paese.
Il punto in cui maggioranza ed opposizione non si sono mai trovati d’accordo è stato sempre la richiesta dei socialisti di riaprire le urne e ricontare le schede elettorali. Insomma, sì ad una commissione d’inchiesta con maggioranza socialista, sì alla verifica di tutta la documentazione elettorale, ma niente riconteggio. A nulla è valsa anche il cambiamento di rotta dei socialisti nel voler chiedere su questo punto l’opinione di una terza parte quale la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa.
L’ultima iniziativa
Lo scorso 22 ottobre, durante il tavolo sulla riforma elettorale, Rama consegna a Berisha una nuova proposta sulla Commissione d’inchiesta che, nonostante le garanzie verbali dei socialisti, nella sua formulazione lasciava aperta la partita del riconteggio. Inutile anche l’ultimo tentativo degli eurodeputati di negoziare tra le parti, presenti a Tirana il 4 e il 5 novembre per la seconda riunione del Comitato parlamentare di Stabilizzazione e Associazione UE-Albania. È lo stesso Rama a dover ripetere in una conferenza stampa del 17 novembre che nella proposta, l’inchiesta si fonda sulla documentazione elettorale, ma non sul riconteggio delle schede. E per non lasciare nulla al caso, Rama scrive il giorno dopo a tutti agli ambasciatori di stanza a Tirana, e il 23 novembre al Primo Ministro Berisha, ribadendo che l’ultima proposta non include le urne e riflette la risoluzione del Parlamento europeo del 8 luglio scorso sull’integrazione dell’Albania all’UE. Una risoluzione che tra l’altro chiede alla politica albanese di lavorare per la soluzione della crisi con l’istituzione di una commissione d’inchiesta con maggioranza dell’opposizione. Ovviamente, in modo trasparente e rispettando appieno la costituzione albanese.
Il due dicembre i socialisti depositano in parlamento la proposta. Di fatto, la legislazione sulle commissioni parlamentari non prevede una maggioranza dell’opposizione. Su questo punto Berisha ha sempre dichiarato di voler tuttavia ritirare due dei membri democratici per poter garantire la maggioranza ai socialisti. Dal canto loro, i socialisti propongono ai democratici due varianti: nella prima una commissione di 14 membri, 7 per ciascun schieramento e un presidente socialista col diritto di due voti; nella seconda una commissione di 15 membri, 8 della maggioranza e 7 dell’opposizione con un presidente socialista col diritto di tre voti. In sostanza, la Commissione dovrebbe indagare su tutti i dubbi sollevati sulle irregolarità nelle elezioni, facendo uso di tutta la documentazione elettorale quali liste, registri, tabelle, ecc. Dopo varie vicissitudini, l’aula decide che la proposta verrà discusso il 23 dicembre, l’ultima seduta parlamentare prima della pausa natalizia, cioè oggi. Ma prima deve passare dalla Commissione leggi. Lunedì, in Commissione, la proposta subisce lo stesso destino di quella precedente presentata dai socialisti nove mesi fa, a fine febbraio. Niente maggioranza per i socialisti, anzi a detta del relatore dei democratici in Commissione, Viktor Gumi, alcuni dei punti della proposta sarebbero incostituzionali perché fondati sul dubbio e non sui fatti. Alla fine i socialisti lasciano l’aula e la Commissione approva la relazione dei democratici che verrà allegata alla proposta socialista. Le reazioni
Di tutte le reazioni dopo la seduta della Commissione, quella del Primo Ministro Berisha è la più dura. Lo stesso lunedì, durante la riunione del gruppo parlamentare dei democratici, Berisha non ha usato mezzi termini nel definire la proposta dei socialisti “degna dei personaggi di Kafka o dei manicomi” perché “dei nove articoli, otto pretendono che venga indagato il dubbio” e non “il dubbio fondato su prove e fatti” come lo richiederebbero “la regola della democrazia, la Costituzione di ogni paese libero, i principi fondamentali di una società libera” e sarebbe sancito dalla legislazione albanese e le sentenze della Corte Costituzionale. “Se pretendi di iniziare un’indagine su dubbi senza fatti e prove, dimostri che l’asse fondante della tua psicologia è il dubbio. E questo non è altro che una malattia psichica, la sindrome dell’ossessione”, ha dichiarato Berisha ai deputati democratici. Un discorso il suo che lascia perplessi non solo per quanto dichiarato ma anche per essersi contraddetto rispetto alle sue promesse solenni in occasioni diversi sulla volontà di voler lasciare all’opposizione la maggioranza della Commissione ed indagare per porre fine alle polemiche.
Immediata la risposta di Rama: “è chiaro che Sali Berisha ha rifiutato di risolvere la crisi perché ambisce a manipolare di nuovo le elezioni. Ha rifiutato di farlo, portando una serie di argomentazioni, calunnie ed offese che non aiutano nella soluzione della crisi e non rendono onore all’Albania per il primo ministro che lo rappresenta”. Rama ha sottolineato come durante la seduta della Commissione Leggi è stato rifiutato tutto, incluso “la maggioranza e la guida della Commissione d’inchiesta da parte dell’opposizione, l’indagine sulla documentazione elettorale e la messa in disposizione di questa per fare trasparenza”.
Dall’altra parte, secondo Rama, l’opposizione non avrebbe mai chiesto il riconteggio delle schede elettorali, ma soltanto di indagare sullo scrutinio e tuttavia nelle proposte dei socialisti non si sarebbe trattato della riapertura delle urne ma soltanto delle scatole contenti la documentazione elettorale. Un’affermazione che fa stupire perché la posizione dei socialisti dal riconteggio all’indagine della sola documentazione elettorale è cambiata gradualmente.
Difficile aspettarsi colpi di scena oggi. Se tutto va come da copione, al massimo dovrebbe passare la proposta dei socialisti ma con le correzioni dei democratici. Per chi non lo sapesse, di fatto, durante questa legislatura è stata già istituita una commissione parlamentare per indagare sulle elezioni del giugno 2009. È successo il 18 marzo 2010. Durante quella seduta parlamentare si è discusso sulle due proposte presentate dai socialisti: la
prima per la modifica della legge sulle commissioni parlamentari e la seconda per l’istituzione della commissione d’inchiesta. Della prima si sono persi tracce durante la discussione in aula, invece la seconda è stata approvata secondo le modifiche fatte nella Commissione leggi da parte dei democratici, anche se dopo il dibattito in aula l’opposizione ha ritirato la sua proposta, e da procedura quando viene fatto non si può più votarla.
Per di più, il dibattito sarà nutrito anche dalla mozione dei socialisti sull’opinione negativa della Commissione europea in risposta alla richiesta dell’Albania per ottenere lo status di paese candidato all’UE. Un dibattito che dovrebbe durare 6 ore e in cui non viene escluso che i socialisti avanzino mozioni di sfiducia contro la Presidente dell’Assemblea, Jozefina Topalli, o addirittura contro il Primo Ministro Sali Berisha. Insomma, i cittadini albanesi non potranno avere un regalo migliore per le feste di fine anno dalla loro classe politica.