A circa 9 mesi dalla prima seduta conoscitiva sulla legittimità dell’indipendenza kosovara, il Palazzo della Pace si è espresso ieri sul quesito postogli dalla Serbia nell’ottobre del 2008. Il suo parere è stato accolto calorosamente da Prishtina e Tirana. Belgrado non si dà per vinto e vorrà riaprire la partita all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo settembre.
“Perciò la Corte conclude che la Dichiarazione d’Indipendenza del 17 febbraio 2008 non ha violato il diritto internazionale generale”. È la sintesi del verdetto della Corte Internazionale di Giustizia sulla legittimità dell’indipendenza kosovara, pronunciata ieri alle 15.00 nel Palazzo della Pace all’Aja, sede del principale organo giudiziario delle Nazioni fondato nel 1945. In 90 minuti, Hisashi Owada, Presidente della Corte, ha letto le motivazioni del parere consultivo che se pur non sia vincolante, servirà da apripista per altri riconoscimento internazionali dello stato kosovaro e la sua adesione alle Nazioni Unite. Grande l’attesa per la sentenza di ieri. Presenti al Palazzo della Pace il Ministro degli Esteri kosovaro, Skënder Hyseni, il suo omologo serbo, Vuc Jeremic, e rappresentanti di 40 stati. Nei giorni precedenti le parti in causa si erano espresse fiduciose che la Corte le avrebbe dato ragione. In un’intervista per il quotidiano kosovaro Express, pubblicata mercoledì scorso, il Primo Ministro kosovaro Hashim Thaçi aveva dichiarato che “il parere della Corte sarà conforme alla volontà dei cittadini del Kosovo sull’esistenza di uno stato indipendente e sovrano”, riconoscendo l’atto della Dichiarazione d’Indipendenza kosovara. Dal canto suo, il Presidente serbo Boris Tadic si aspettava un parere “infernale”, rispettoso dei “principi del diritto internazionale per cui le istituzioni albanesi in Kosovo non godono il diritto di secessione dalla Serbia sulla motivazione dell’appartenenza etnica”.Positivi invece i prognostici dei media kosovari e albanesi. Dei 15 giudici della Corte, 9 sono originari dei paesi che hanno riconosciuto lo stato kosovaro, invece degli altri 6, il giudice cinese non avrebbe partecipato al voto per motivi di salute. Di fatto, ci sono andati vicino. Con 10 voti a favore e 4 contrari, i giudici hanno legittimato l’indipendenza kosovara.
Il quesito Uno schiaffo per la Serbia il verdetto dell’Aja. Belgrado ha sostenuto con forza la soluzione dello status del Kosovo dentro la cornice del diritto internazionale, ed è riuscito a imporsi con successo, ottenendo il coinvolgimento della Corte Internazionale di Giustizia. Nell’agosto del 2008, 6 mesi dopo la proclamazione unilaterale dell’indipendenza da parte del Kosovo, la Serbia ha presentato all’ONU una proposta di risoluzione da sottoporre all’esame dell’Assemblea Generale per richiedere il parere consultivo della Corte sulla legittimità della secessione kosovara alla luce del diritto internazionale. La diplomazia serba voleva sospendere il processo di riconoscimento del Kosovo e, a dadi tratti,riaprire i negoziati in caso di un parere favorevole della Corte. Alla seduta dell’Assemblea Generale dell’ONU del 8 ottobre 2008, il Ministro degli Esteri serbo, Vuc Jeremic, nel presentare la risoluzione, ha voluto sottolineare “come il parere della Corte di Giustizia Internazionale sia politicamente neutrale” e al contempo “un’indicazione legale e autorevole per quei paesi che sono in dubbio su come comportarsi riguardo alla dichiarazione unilaterale di indipendenza”. Nonostante l’opposizione energetica dei rappresentanti degli Stati Uniti, Regno Unito e Kosovo, la risoluzione è stata accolta dall’Assemblea con 77 voti a favore, 6 contrari e 74 astenuti, affidando la soluzione del rebus secessionista alla Corte dell’Aja.14 mesi dopo, dal 1 al 11 dicembre 2009, la Corte ha preso in esame la questione, ascoltando anche 14 stati a favore dell’indipendenza kosovara e 12 contrari. Invece oggi è arrivato il verdetto.
Le reazioni
Prishtina e Tirana esaltano al pronunciamento della sentenza da parte del Presidente Owada. “Il parere della Corte è la riconferma che la proclamazione dell’indipendenza kosovara è conforme al diritto internazionale e la volontà del popolo per l’autodeterminazione”, ha dichiarato il Presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, invitando la Serbia a cambiare la sua visione sui rapporti con i vicini. Il Primo Ministro Hashim Thaçi, in visita ufficiale negli Stati Uniti, ha affermato che il verdetto è la risposta migliore per il diritto del Kosovo di esistere come “stato legittimo, legale, consolidato e funzionale” e darà l’opportunità di “riconoscere il Kosovo a tutti i paesi che hanno esitato fin’adesso”. Simile la posizione del Ministro degli Esteri Skënder Hyseni. Il Capo della diplomazia kosovara si aspetta che i cinque paesi membri dell’UE che non hanno riconosciuto il Kosovo: Spagna, Romania, Grecia, Slovacchia e Cipro, lo facciano al più presto. Dall’altra parte, ha ribadito che il Kosovo è disposta a dialogare con la Serbia alla pari, come due stati sovrani.
Il Parlamento albanese ha interrotto i lavori per seguire in diretta dai due maxischermi dell’aula la seduta della Corte. Subito dopo, il Presidente della Repubblica Topi, il Primo Ministro Berisha, il leader dell’opposizione Edi Rama hanno espresso la loro approvazione sul parere dell’Aja. Il Presidente Topi lo ha definito “un passo fondamentale per il futuro del Kosovo e la sua integrazione europea”. Per Berisha è un verdetto storico e al contempo “un obbligo per gli albanesi di impegnarsi per la costruzione e il consolidamento della pace, la stabilità e la collaborazione regionale”. Invece Rama lo considera il secondo giorno più importante per il Kosovo dopo l’indipendenza e un parere che “apre la strada al rilancio del processo di riconoscimento pieno dello stato kosovaro”. La controparte serba non si muove dalle sue posizioni. Per il Ministro degli Esteri, Vuc Jeremic, la Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza kosovara. Definendo la questione politica, Jeremic ha dichiarato che adesso la battaglia si sposterà in seno all’Assemblea Generale dell’ONU. Invece il Presidente Tadic lo ha definito un verdetto pesante per la Serbia che tuttavia porterà avanti la sua causa con mezzi legali e diplomatici.
Gli Stati Uniti e l’UE, i due sostenitori principali dello stato kosovaro hanno accolto favorevolmente il parere della Corte. Subito dopo il suo pronunciamento, il portavoce del Dipartimento di Stato americano P.
J. Crowley ha dichiarato che gli Stati Uniti sostengono il verdetto della Corte e adesso spetterebbe “all’Europa di unirsi attorno a un futuro comune”. Ieri, in serata, in un comunicato stampa, il Segretario di Stato, Hillary Clinton, ha ricordato che il parere della Corte è in linea con la posizione lungimirante statunitense: l’indipendenza del Kosovo è conforme al diritto internazionale. “Il Kosovo è uno stato indipendente e il suo territorio è inviolabile”, pertanto Clinton invita tutti gli stati a riconoscerlo e impegnarsi per sostenere la pace e la stabilità nella regione balcanica. Entrambi i paesi sono “amici e partner degli Stati Uniti” che saluta l’impegno dell’UE nell’aiutarli a realizzare le loro aspirazioni europee.
Sulla stessa linea Catherine Ashton, Alto Rappresentante UE per la Politica Estera, nel comunicato stampa diffuso ieri pomeriggio dal suo ufficio: il parere della Corte apre una nuova fase e bisogna focalizzarsi nel futuro dei due paesi che risiede nell’UE. “Il buon vicinato, la cooperazione regionale e il dialogo sono fondamenta dell’UE” che si dice pronta a facilitare il ravvicinamento tra i due paesi balcanici in modo che il processo di dialogo diventi un fattore di pace, stabilità e sicurezza nella regione. Invece la Russia sembra non voler cambiare idea. “La nostra posizione di non riconoscere l’indipendenza kosovara rimane invariabile. Riteniamo che la soluzione dello status del Kosovo si possa raggiungere solo attraverso i negoziati tra le parti interessate”, si legge in un comunicato stampa del Ministero degli Esteri russo.
Il dopo Aja
Per molti analisti, il parere consultivo della Corte dell’Aja potr
ebbe aver ripercussioni sugli stati caratterizzati da movimenti separatisti ma il nocciolo della questione rimangono i vantaggi che può comportare per la soluzione dello status internazionale del Kosovo. È ovvio che il parere sia più a favore della diplomazia kosovara che di quella serba. Il primo effetto potrebbe essere un progresso notevole nel processo di riconoscimento internazionale. Ad oggi, 69 dei 192 stati aderenti all’ONU hanno riconosciuto il Kosovo. Il primo nodo da sciogliere è il riconoscimento dei 5 membri dell’UE che mancano all’appello. Una volta ottenuto, l’UE potrebbe esercitare la sua pressione come un corpo unico sulla Serbia e gli altri stati accanto agli Stati Uniti e l’Albania. Mercoledì scorso nei media kosovari girava notizia di un piano statunitense per ottenere circa 40 riconoscimenti prima dell’Assemblea Generale dell’ONU a settembre, in modo da raggiungere 110 stati e magari proporre già l’adesione del Kosovo all’ONU. Anche il Ministro degli Esteri kosovaro Hyseni ha sostenuto questi giorni che prevedono almeno 35 nuovi riconoscimenti, invece ieri in serata ha annunciato che da oggi saranno inviate richieste di riconoscimento a 120 stati. Una posizione sostenuto anche dal Capo della diplomazia albanese, Ilir Meta, molto attiva su questo versante. Meta ha dichiarato che a breve ci saranno nuovi riconoscimenti e il Kosovo andrà verso l’adesione con pieni diritti all’ONU.
Dal canto suo, la diplomazia serba non si dà per vinta e si impegnerà a riaprire i negoziati in seno all’Assemblea Generale dell’ONU, sperando al successo di due anni fa. Se il Kosovo ha il vento in poppa perché è una realtà di fatto, la Serbia giocherà la carta del consenso bilaterale: senza il si della Serbia lo stato kosovaro non ha diritto di essere. Una posizione che può attirare l’attenzione non solo degli stati con movimenti secessionisti interni. Intanto, secondo i media serbi, Belgrado invierà i suoi emissari in almeno 50 stati per spiegare le ragioni del no. Dall’altra parte, farà di tutto per impedire che i 5 membri dell’UE rimasti riconoscano il Kosovo.
Stati Uniti e Unione Europea aumenteranno la loro pressione sulla Serbia facendo breccia sulla carta dell’integrazione euro-atlantica. È molto probabile che dopo il Pakistan, il Kosovo diventi il primo stato dalla metà degli anni ’70 ad essere riconosciuto indipendente dalla maggioranza della comunità internazionale nonostante la forte opposizione del paese dal quale si stacca. Comunque vada, il dialogo tra le parti interessate è indispensabile, deve essere svolto alla pari, senza interferenze e riguardare tutte le questioni considerate irrisolte.