La sera che andarono a prendere Ernest Simoni – era il 24 gennaio 1963 e aveva appena finito di celebrare la Messa della notte di Natale – nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua possibilità di sopravvivere.
E invece don Ernest Simoni, sacerdote albanese di Santa Romana Chiesa e cardinale dal novembre 2016 per volere di papa Francesco, ha tagliato lo scorso 18 ottobre il traguardo dei 90 anni di vita, 28 dei quali passati ai lavori forzati, solo per il fatto di essere un prete.
Sconosciuto al mondo dei media fino al 21 settembre 2014, giorno in cui il Papa, visitando Tirana , ascoltò la sua testimonianza e si commosse fino alle lacrime davanti a quell’esempio di estrema fedeltà a Cristo, don Ernest Simoni continua ad essere un umile servitore della vigna del Signore anche adesso che è rivestito di porpora.
Valga per tutti questa specie di “autoritratto” che egli stesso – inconsapevolmente – ha dato di sé proprio il giorno in cui a sorpresa (egli stesso lo apprese dalla radio) Francesco dette l’annuncio che lo avrebbe creato cardinale nel concistoro di fine Giubileo straordinario della misericordia. “Ne sarò degno, io semplice soldato di Cristo?”, si chiese parlando con il quotidiano Avvenire .
In realtà, se la porpora cardinalizia certifica la disponibilità di chi la riceve ad essere fedele a Cristo e alla Chiesa “fino all’effusione del sangue”, nessuno più del cardinale Ernest Simoni è degno di indossarla.
Perché il sangue per Cristo e per la Chiesa lo ha già versato in quei 28 lunghissimi anni in cui è stato più volte torturato, condannato a morte in due occasioni (poi la pena è stata commutata) e di volta in volta costretto a spaccare pietre in una cava, a lavorare in miniera a 500 metri di profondità, e infine a ripulire le fogne della città di Scutari. Il tutto senza tener conto di domeniche e festivi e con temperature di ogni tipo, dai 20 gradi sotto zero alle caldissime estati.
Anche adesso, a 90 anni, il cardinale Simoni, nonostante qualche acciacco per altro inevitabile alla sua età, continua la sua missione di pastore, visitando le comunità albanesi della diaspora, soprattutto in Toscana, dove risiede, e negli Stati Uniti (è recentemente tornato dall’ennesimo viaggio oltreoceano) e recandosi spesso nella sua Scutari.
Anzi è solito ripetere che la sfida per la Chiesa in Albania, e in genere nelle società occidentali, è oggi ben più ardua di quella della persecuzione. Perché il diavolo è all’opera e con strumenti ammalianti come l’edonismo, il consumismo, l’ateismo pratico del vivere come se Dio non ci fosse. Di qui il suo invito a pregare, il Rosario soprattutto, e a fare penitenza e digiuno per la conversione dei peccatori.
La porpora la vive come un dono preziosissimo. «Questo dono del Santo Padre – sottolinea quando gli lo chiedono – è per me uno stimolo ulteriore a farmi strumento della salvezza delle anime, nel suo nome. Solo in Cristo c’è la salvezza e oggi il mondo ha più che mai bisogno di questo annuncio».
Il suo nome può essere già da ora accostato a quello dei martiri albanesi, un primo gruppo dei quali è stato beatificato il 5 novembre 2016 in quella Cattedrale di Scutari che durante il regime comunista era stata trasformata in palazzetto dello sport.
Il Papa lo ha in un certo senso certificato, quando – il 20 aprile del 2016 – incontrandolo per la seconda volta sul sagrato della Basilica di San Pietro durante l’udienza generale, volle baciargli le mani, dichiarando a chi gli stava vicino: «Questo sacerdote è un martire dell’Albania».
La benevolenza di Francesco per l’anziano sacerdote si è poi manifestata anche il 20 settembre dello stesso anno ad Assisi, quando durante l’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio lo volle accanto a sé a pranzo e quando qualche mese dopo lo elevò alla dignità cardinalizia.
Anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha accolto il cardinale Simoni nella sua Chiesa come un fratello maggiore e lo ha insignito della carica di canonico del Duomo. Il segno di una comunione profonda e consapevole del grande dono rappresentato da questo semplice servitore di Cristo per la Chiesa di tutto il mondo.
Mimmo Muolo, autore del libro Don Ernest Simoni. Dai lavori forzati all’incontro con Francesco