“Mos kujto se të harrova, kartolinën ta dërgova!” – “Non creder che di te mi son scordata, perché la cartolina te l’ho inviata!”
Era questo, uno dei nostri ‘mantra’, o veicolo del pensiero di auguri che riservavamo ad amici e parenti, dal contenuto discutibile, ma dalla rima e dal suono, impeccabili!
Nell’arco temporale che giungeva fino ad inizio anni ’90, il rituale dello scambio di cartoline di auguri per l’Anno Nuovo, in Albania era considerato quasi più importante dello scambio dei doni stessi per l’occasione…
Le cartoline in cartaceo e scritte rigorosamente a mano, erano considerate un simbolo etico e di cortesia nelle interazioni sociali, oltre che indicatori di affetto ed apprezzamento a livello umano tra le persone.
Oggi in via di estinzione ovunque nel mondo, come le lettere scritte a mano, che nell’era digitale, diventano ormai reliquie del passato, fino ad inizio anni ’90 invece, in Albania le cartoline per gli auguri sull’Anno Nuovo, erano un imperativo categorico.
Si annoverava una lunga lista con frasi standard, con rime cliché per gli auguri, che venivano riportate in modo omologato quasi su tutte le cartoline, ben presenti stranamente a distanza di diversi decenni nella memoria di tutti gli albanesi coinvolti in questo rituale inerente all’epoca degli anni ’80 -’90, così come si ricordano i calcoli delle tabelline.
Col senno di poi, oggi quei testi conformi ed omologati, con quelle rime ora divertenti, ora ridicole, mi fanno sorgere le domande seguenti:
- Perché mai dovevamo affidarci a quel modo ingenuo e privo di fantasia nello scrivere le cartoline?
- Perché addirittura le cartoline dell’epoca suddetta in Albania, come tutti gli ambiti della vita, dovevano risultare frutto di uguaglianza ed uniformità nei testi?
- A noi, mancava davvero la fantasia e l’impegno a personalizzare una cartolina a modo proprio?
L’unica spiegazione che riesco a darmi oggi è collegata al fatto che forse, consideravamo la cartolina quasi un “obbligo” morale da rispettare e, dato che non venivano imbustate, i testi non potevano essere confidenziali, bensì uniformi e formali.
Certo oggi, se vogliamo pensarci bene, sono cambiati i tempi e con la diffusione della tecnologia e dei vari canali informatici e digitali dei messaggi, compresi gli auguri, anche da questo punto di vista e abitudine, la gente pigra e in apatia, si ripete alla fine, perché si affida su web per frasi pronte e messaggi illustrati di auguri o peggio ancora: le tremende “catene virtuali di auguri” sui social, dai vuoti contenuti, uguali copia e incolla per tutti e prive di significato, solo piene di lustrini.
Alcuni che non vogliono rinunciare alla calligrafia ed alla cartolina scritta a mano però, in qualche modo oggi si affidano a delle app che consentono di scrivere su uno schermo multitouch ed uno sfondo festivo da scegliere a propria discrezione.
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi
Detta la tradizione ancestrale in Italia ma, dobbiamo ammettere che ognuno, albanese o italiano che sia, tradizionale o meno, cerca a seconda delle possibilità o dei limiti che impongono le distanze, perché no, dall’intensità del richiamo delle radici – quest’ultime specie per gli emigranti – di fare tutto il possibile per riunirsi al focolare di famiglia per le feste di fine anno.
Gli emigranti nel loro caso, intraprendono eventualmente in questo periodo il secondo “mini-esodo” stagionale con rotta inversa, cioè verso il paese d’origine.
Quello invernale, dopo il precedente estivo, diventa così un grande spostamento di gente e la Terra natia questo periodo si ritrova al massimo della sua vivacità ed allegria festiva.
Questo, per molti emigranti è quasi un ‘iter’, imperativo categorico, per altri invece, recarsi nel paese natale per la fine dell’anno, non costituisce di certo una prerogativa.
Ecco che, solitamente, queste occasioni di reunion con amici e parenti nel paese d’origine, diventano per tutti tra l’altro, anche un modo non solo per mettere in atto una fraterna agape allegra, ma anche per rispolverare album di ricordi su come veniva festeggiato il Capodanno in Albania, dato che il Natale e qualsiasi festa religiosa erano omessi, per via dell’ateismo di Stato e la proibizione della fede durante la dittatura.
E si ricordano ergo, inevitabilmente anche le cartoline scritte a mano, come rituale, denominatore comune per tutti, lascito di un passato recente…
Anzi, in questo salto tra presente e passato, tra tradizione e modernità, non bisogna sorvolare nemmeno sul fatto che oggi, anche a Babbo Natale stesso, versione rigorosamente digitale, spesso i bambini scrivono la “letterina” su whatsapp.
Oggi, forse una versione della cartolina scritta a mano che resiste ai tempi, è quella che solitamente mandiamo a qualcuno dai luoghi in cui ci troviamo in vacanza, ma anche questa è limitata, perché condividendo sui propri profili social ed inviando delle fotografie dal luogo di vacanza ad amici e parenti, questo ricopre un po’ anche il ruolo della “cartolina di saluti dal mare, dalla montagna o da un luogo lontano”.
Cenni sulla cartolina postale a livello mondiale
La cartolina postale è costituita da un cartoncino di dimensioni 8x14cm, emessa da diversi stati del mondo per la comunicazione tramite corrispondenza aperta.
Il suo nome deriva da “chartula”, a sua volta, diminutivo “charta”, “carta”.
Questo nuovo mezzo di comunicazione era costituito dalla parte di retro “rectro” in latino, con una sezione per scrivere l’indirizzo e un’altra per il testo.
L’attivazione di questa nuova entità postale mirava ad incentivarne un ampio uso specie dalla semplice popolazione, la quale non aveva tanta confidenza con la scrittura a mano.
Mentre, le lettere scritte fino ad allora, imbustate e dotate di francobolli, richiedevano un maggiore impegno, per scrivere su un cartoncino e senza busta, ma affrancato solo di un francobollo, il processo risultava più semplice, sbrigativo ed alla portata di tutti.
Al contempo, portava degli introiti allo Stato.
Questa forma di corrispondenza venne proposta dal consigliere tedesco delle poste, Heinrich von Stephan nel 1865, ma venne applicata con l’emissione della prima cartolina solo nel 1869 dal direttore austriaco delle poste, Kolbensteiner.
In Italia, il primo esemplare di cartolina fu emesso il 1 gennaio 1874.
All’inizio costituì oggetto di dispute e critiche, proprio per la mancanza all’osservazione alla privacy, data la sua peculiarità di corrispondenza aperta, a differenza delle lettere imbustate che erano in uso fino ad allora.