C’era una volta, tanto tempo fa, una casalinga italiana, emigrata in America – fine ‘800, inizi ‘900 – che non sapendo bene l’italiano standard, parlando solo il dialetto locale del suo paesino di provenienza e, non conoscendo nemmeno l’inglese, fa ampio uso di una tipologia di linguaggio di cui altri italo-americani avevano usufruito in precedenza, che si chiama “Pidgin”.
Pidgin – linguaggio nato dall’esigenza di una comunicazione immediata nel nuovo paese
Il Pidgin è un idioma derivante dalla mescolanza di lingue di popolazioni differenti venute a contatto a seguito di migrazioni, colonizzazioni, o relazioni commerciali.
Questa casalinga italo-americana, quindi per dire che:
– “Fa il bucato in una lavatrice”, dice: “Ho fatto il bucato in una vascinga mascina”, riferendosi alla pronuncia della “washing machine” in inglese, corrispondente alla “lavatrice”.
– Inoltre, la casalinga italo-americana, puliva la casa con la “vachiuma clina”(vacuum cleaner: aspirapolvere)
Allo stesso tempo, suoi compaesani italiani, per dire che:
– “Vivono attualmente a Brooklyn” , dicevano che : “Vivono a Broccolini”, il quale mette insieme la pronuncia americana del nome della rispettiva città, con il nome di una verdura tanto conosciuta nella cucina italiana, “i broccoli”.
Difficile per loro confondersi, no?
– Poi, c’era l’altro emigrante italiano d’America ancora che, quando gli si chiedeva cosa stesse facendo a New York, rispondeva:
“Ho iniziato con una “giobba e un bosso”. Adesso però, ho il mio “bisinisse”.
Quindi, lui aveva iniziato lavoro (giobba – job) con un capo (bosso – boss), ora ha avuto del successo ed è riuscito ad aprirsi la propria attività, il bisinisse, quindi (da business).
E in questo modo, le parole formate in pidgin, furono senza fine.
Questo costituiva dunque, il fenomeno dell’italoamericano, la varietà linguistica parlata dagli italiani emigrati in America, in particolare da quelli nello stato di New York.
Cosa mi ha fatto venire in mente, nello specifico parole come questa:
“Vascinga mascina” (washing machine: lavatrice)?
Ve lo spiego in seguito.
Anche noi albanesi siamo un popolo di emigranti, si sa. Io con la mia famiglia, viviamo nel Nord Italia da una vita.
E certe parole le storpiamo anche noi, facendo emergere un nuovo linguaggio, un misto italo-albanese.
Così come sono convinta che facciano anche gli albanesi emigrati in Germania, mescolando albanese e tedesco e così via, paese che vai, nuovi linguaggi di emigranti che trovi!
Ma, nello specifico, visto che le mie parole oggi profumavano di “detersivo, ammorbidente ed igienizzante”, quindi di “lavatrice”, vi faccio presente che proprio stamattina, sono passata a casa dei miei genitori anziani, per vedere di cosa avessero bisogno, questo in quanto ritaglio del mio tempo per le loro esigenze naturalmente, essendo che i propri genitori necessitano di aiuto in quest’età.
Mia madre mi disse che oggi non avevano bisogno della spesa o di aiuto in casa, ma siccome andiamo incontro alla stagione fredda e voleva mettere in sala un vecchio kilim albanese, lavorato artigianalmente in Albania, che occorreva dargli una lavata prima, mi chiese dunque di occuparmene io di questa faccenda.
Avendo sentito parlare delle lavanderie self service del quartiere, ho voluto sperimentare e sono andata a portare questo vecchio kilim della mamma a lavare proprio lì.
Per me, impensabile portarci a lavare degli indumenti personali naturalmente ma, a mia sorpresa, delle signore del quartiere che vi ho incontrato, mettendomi in coda dietro di loro, avevano riempito le grandi lavatrici comuni, di indumenti propri da lavare. Una di loro, titolare di un elegante bar del quartiere tra l’altro…!
Nel vedere l’oblò della grande lavatrice che andava velocemente, pensavo alla vecchia cultura americana sulle lavanderie pubbliche!
Ma perché dunque, i newyorkesi o comunque, coloro che vivono nelle grandi città negli Stati Uniti, non hanno la lavatrice in casa?
Non se lo possono permettere un tale elettrodomestico? No, è diverso! Là le lavatrici costano poco. Sono i proprietari degli immobili, che non vogliono che gli affittuari le installino.
Il motivo?
Perché in genere l’acqua è compresa nell’affitto, e se ogni affittuario installa una lavatrice, i costi aumentano.
Così, niente lavatrici nell’appartamento, se sei in affitto. In alternativa? Lavanderia pubblica!
Si trova allestita anche presso lo stesso condominio, la laundry room, con una ventina o trentina di lavatrici ed asciugatrici, considerando palazzi molto alti, grattacieli di almeno trenta o quaranta piani, con tantissimi abitanti.
Mentre per noi europei, come stile diverso di vita, una cosa un po’ rara la loro frequenza diciamo, – ad eccezione magari di studenti che vivono lontano dalle famiglie, persone che vivono sole ecc…- per gli americani, l’uso delle laundry comuni è così normale e frequente!
La abbiamo vista in tanti film o pubblicità americane questa usanza loro insomma, divertente ma, per noi europei forse una cosa “sperimentale”, con un po’ di riservo o diffida.
Noi preferiamo solitamente le lavanderie quelle professionali ed autorizzate, riservate solitamente al trattamento dei capi più delicati con naturalmente, altri costi e servizi.
Oltre al normale trattamento lavasciuga degli indumenti in casa chiaramente.
E in Albania, ci sono le lavanderie self service, per curiosità…?
Come particolarità, ad esempio, in Albania c’è stato nel periodo totalitario, per quanto riguarda i servizi igienici, l’allestimento rigorosamente nelle case, del “bagno alla turca”.
In Germania, cosa a noi strana, nonostante la consapevolezza della potenza di quella nazione, e non spostandoci nemmeno oltreoceano, il fatto che loro nel wc non abbiano il bidet oppure, in Francia stesso, paese in cui questo sanitario è nato, e oggi lì esso non esista, a noi lascia senza parole.
Invece, quanto alla cultura giapponese, il sanitario in questione è presente addirittura anche nei bagni pubblici.
Detto questo, “paese che vai, usanze che trovi”, quali sono gli aspetti di un paese straniero in cui avete emigrato, che vi hanno fatto sentire un po’ smarriti all’inizio?
Quali, le usanze più strane nel loro quotidiano, che avete incontrato nell’arco della vostra vita da emigranti oppure da semplici viaggiatori curiosi?