Era Neri che, le sere, sui gradini dell’entrata del palazzo, ci cantava a bassa voce le canzoni di Celentano.
Eravamo piccoli, ascoltavamo a bocca aperta e tanta curiosità. Avevamo abbandonato da tempo il programma* delle fiabe. Neri aveva una voce bella e melodica. La chitarra l’aveva presa in prestito da un amico. Quando finiva la canzone del turno, accendeva una sigaretta Partizan e ci faceva toccare la chitarra. Non volevamo altro. Sognavamo toccando la chitarra.
Ci prometteva che avrebbe iniziato il corso di chitarra per tutti noi. Gratis, però! Voleva che anche noi crescessimo culturalmente. Che diventassimo snob come lui. Che non giocassimo più con lattine e karbit**, ma iniziassimo a parlare con accento italiano. Che dicessimo fuoco e mani in alto in italiano e non in albanese. Si raccomandava di non spenderli i soldi in gelati da 50 centesimi, ma di conservarli per comprarci anche noi una chitarra, al posto di quella che ci prestavano nei corsi del Circolo musicale. Erano tanti i consigli di Neri.
Fu Neri a parlarci per la prima volta dei Beatles. Neanche sapevamo chi fossero.
Ci mostrava con cura una fotografia colorata, strappata da chissà quale rivista occidentale e pieno d’entusiasmo ci spiegava:
«Questo è Paul. Mentre quello con gli occhiali è John. John e Paul sono i due più grandi cantanti della band. Quei altri due sono George e Ringo. Sono di Liverpool, tutti quanti. Fissate i loro nomi e non dimenticarli mai, va bene?»
Let it be… e che let it be, ripeteva, quasi parlando a se, il nostro vicino di casa, la testa del quale era sempre fuori dall’Albania.
Approvavamo muovendoci la testa, senza obiettare. Il nome Ringo ci piaceva più degli altri. Era un nome moderno, mai sentito prima. Non avevamo un cane che portasse quel nome nel nostro quartiere. Leti t be! …
Neri portava occhiali da vista. Più per assomigliare a John e distinguersi dagli altri, che per necessità. I suoi idoli erano i Beatles e Celentano. Al fratello minore aveva dato il nome Adrian. Certamente, senza la “o” alla fine. Perché, anche se era un giovane sognatore, con tanto di anima profonda, non era cosi incosciente che, a causa dell’amore per Celentano, finisse per innamorarsi anche delle fredde celle del carcere.
«E non guardare solo Sandokan in televisione! Seguite anche la Canzonissima, perché cosi aprite di più gli occhi. Guardate Patty Pravo e confrontatela con i cantanti del nostro festival! O mio dio! Ma che ne sapete voi dell’Italia!? Come fate a sapere chi canta Il ragazzo della via Gluck! Voi che, anche di notte, quando dormite, non togliete mai la sciarpa del pioniere* dal collo, figuriamoci di ascoltare la radio italiana!» …
Neri stesso aveva comprato una radiolina ed ascoltava solo le stazioni straniere, specialmente quelle italiane. A casa sua non avevano il televisore. Erano tanti figli ed erano molto poveri. Non riempivano mai abbastanza la pancia. Lui era il maggiore dei figli ed aveva iniziato a lavorare in giovane età, appena finito la scuola secondaria. Aiutava la famiglie e i numerosi fratelli.
Spesso era triste, silenzioso, perso nel vuoto. I suoi occhi erano senza vita, il suo viso era giallo. Faceva pena.
Tempo dopo lo abbiamo visto con una telecamera appesa al collo. L’ho comprato con i miei risparmi, disse. Ce lo mostrava e ci faceva guarderebbe attraverso l’obiettivo. Era davvero bellissima.
Quindi prendeva uno di noi e spiegava a lui come premere il pulsante di scatto. Nel frattempo, posava con la sua chitarra. Lo guardavamo con invidia.
Un giorno, mentre fuori pioveva e giocavamo a carte in casa, ho sentito sua madre, con le lacrime agli occhi, confessare alla mia di madre che suo figlio si stava dimagrendo ogni giorno. La sua carnagione ha assunto una sfumatura verde, le disse
Era malato Neri. La cattiva alimentazione e la quantità di sangue che ogni mese “donava” a pagamento, gli stavano rapidamente distruggendo la salute. Consegnava regolarmente il salario a casa, ma, per realizzare i suoi sogni, era costretto a vendere il suo sangue. Ogni mese!
Non era come gli altri, Neri, era diverso. Viveva in un altro mondo.
Quella dei sogni …
* programmi quotidiani per i bambini, nella radio e tv albanese
** carburo di calcio. Era un minerale solido, che i bambini lo immergevano in una buca piccola, piena d’acqua. Sopra la buca coprivano il karbit mettendoci sopra una latina aperta. Dalla reazione del karbit con l’acqua, la latina volava in alto.