“Questo è il vero amore. Muore laddove ha messo radici e i suoi fiori, li affida al vento, per spargerli fino ai suoi primi albori.” – l’autore.
I sette figli di Mark e Reginella, tutti ormai in età adulta, avendo superato la trentina d’anni, appena si era presentata l’opportunità, si erano trasferiti in Italia.
Un pomeriggio di primavera, tutti insieme avevano bussato titubanti alla porta di una casa napoletana.
“Chi è che bussa?”- era giunta dall’interno, la voce di una donna anziana sulla settantina, mentre al contempo, si affacciava alla finestra del secondo piano della abitazione, situata in un vicolo stretto, per osservare meglio chi la stesse cercando.
“Sono Jozef, Giuseppe!“- aveva risposto il maggiore dei fratelli.
“Ma Giuseppe, chi?” – aveva proseguito l’anziana, rivolgendosi a lui sempre dall’alto della casa.
“Giuseppe, figlio di Reginella!”
Sulla finestra, questa volta invece, si era affacciato un uomo anziano, il marito della donna, che aveva lanciato un grido:
“Di Reginella dall’Albania?!”
“Sì!” – avevano risposto all’unisono tutti e sette i fratelli.
L’uomo era corso giù ad aprire la porta, mentre la donna dall’alto esclamava: “Maronna mia!” “Madonna mia, si è compiuto un miracolo!”
I sette figli di Reginella si erano accomodati all’interno di quella casa, chiedendo alla coppia anziana di concedere loro l’opportunità di conoscere da vicino l’abitazione, in cui aveva trascorso i suoi primi venti anni di vita, la loro amata madre.
L’uomo anziano tremava tutto dall’emozione. Non riusciva più a pronunciare anche una sola parola, non osava nemmeno chiedere loro notizie della sua cara sorella.
I nipoti, avvertendo lo stato emotivo fragile e l’età dello zio materno, dissero lui che la loro mamma, sua sorella Reginella, in Albania stava bene. Solo che, con l’avanzamento di età ed i problemi di sovrappeso, faticava a muoversi e a viaggiare oramai.
Invece, alle domande dello zio sul loro padre – che lui stesso aveva conosciuto in tempi lontani, nella loro gioventù, quando il cognato era studente a Napoli – avevano risposto con sincerità, dicendogli che lui era morto purtroppo in un carcere albanese e che loro stessi lo avevano conosciuto ben poco, o addirittura, non lo avevano conosciuto affatto.
Lo zio materno dimostrò ai ragazzi la stanza di loro madre, affermando che in quella stanza, tutto era rimasto intatto, da quando sua sorella Reginella si era allontanata verso l’Albania e loro non avevano più avuto notizie di lei, non sapendo nemmeno se fosse viva o morta.
I sette figli di Reginella ebbero l’opportunità di osservare da vicino e di toccare con mano gli oggetti che arredavano quella stanza, di ammirare i disegni che loro madre aveva tracciato negli anni della sua gioventù, cose che a quel punto, per i figli acquisivano un valore sacro, inestimabile.
Loro hanno confessato allo zio che, quello di poter conoscere la camera della propria madre nella sua casa natale, in cui lei aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza, era stato l’unico motivo che li aveva portati fino a Napoli e che dal momento in cui, questo loro desiderio era stato esaudito, potevano fare rientro nelle loro case, dai loro familiari, che li attendevano nelle varie città italiane in cui ormai risiedevano.
Nel frattempo, la loro casa si era riempita del vicinato, di persone coetanee degli zii anziani, e tutti ricordavano la bella giovane Reginella, che circa cinquant’anni prima aveva lasciato Napoli per andare lontano, senza fare mai più ritorno nella sua casa natale.
Con gli sguardi inteneriti, loro scrutavano il viso di ognuno dei figli di Reginella, per cercare di trovare a chi assegnare la maggiore assomiglianza ai lineamenti fisici della madre e ritrovare in loro, la bella giovane Reginella di un tempo.
“Questo è il vero amore. Muore laddove ha messo radici e i suoi fiori, li affida al vento, per spargerli fino ai suoi primi albori.” – l’autore Gjergj Jozef Kola
Il testo originale è stato scritto dall’autore Gjergj Jozef Kola in albanese nel dialetto ghego, precisamente nella parlata dialettale di Scutari . Tradotto in italiano da Adela Kolea