In verità, il mercoledì è una giornata realmente da evitare di dar esito a qualche commissione presso la Prefettura di Corso Monforte Milano. Sin dalle prime ore della giornata, una grande quantità di persone stipano il marciapiede davanti all’entrata creando una fila vivacee “a colori”.
A parte qualche caso singolare, questo appare come l’unico luogo in cui italiani e stranieri si trovano realmente a sopportareinsieme lo stress della fila. Davanti all’entrata due agenti di polizia con la professionalità opportuna e tanta pazienza cercano di capire il perché della presenza di ognuno presso la prefettura. Per poi smistarli in maniera regolare preso lo sportello indicato.
Appena passi la soglia della porta, si percepisce un’altrafila meno vivace, è“a colori” ma si presenta molto più ordinata. Assomiglia ad un grande rettile che serpeggia in modo “bizzarro” per tutto il cortile mentre procede tortuosamente verso un’altra entrata presso lo sportello“Convalida di atti e documenti pubblici”Dietro ad un vetro impataccato si intravede il ciuffo dei capelli color paglia di una “gentildonna” la quale si mostrapiù larga che lunga. Essa impugna un timbro sporco di inchiostro, con fatica alza la mano ed enuncia “il prossimo”Un egiziano si avvicina allo sportello. Da una cartella verde, che teneva stretto sotto braccio prende dei documenti e li appoggia sul banco dello sportello. – Buon giorno! Prego signora. Ce l’hai la marca da bollo da 14,62 euro? “La marca da bollo è un tipo particolare di carta-valori, simile ad un francobollo, usato in Italia fin dal 1863 come pagamento per la convalida di atti e documenti pubblici” – Ti manca una firma devi tornare nella tua ambasciata o dove hai preso questi documenti e chiedere bene. Non riesco a capire che diavolo devi fare e non ho tempo da perdere …..- “Lã ilâha ill’Allah” (Non c’è alcun Dio all’infuori di Dio). Mi scusi, non ho capito bene… cosa devo fare?- Ma insomma! Parli italiano?- Si, un po’, ma non ho capito bene, mi scusi signora… lei parla inglese?- No, non parlo inglese.. se ne vada… avanti il prossimo- “Rahimakallah”(Possa Dio avere misericordia di te) bisbiglia il signore mentre risistemava i suoi documenti nella sua cartella verde e si allontana lasciando il posto ad una donna. – Ma signora mia, che storia! Ma come fa con questa gente? Per non dire che tipo di gente.- Non lo so manco io. Guardi mi stanno facendo uscire il fumo dal cervello. E meglio non dire nulla. Le manca una marca da bollo. – Uh! Mi scusi non lo sapevo. – Fa niente all’angolo sulla destra c’è un tabaccaio. Vada a prendere uno e poi torna, non faccia più la fila venga direttamente qua. – Grazie mi sta facendo un’enorme favore. – Ma ci mancherebbe – risponde l’impiegata mentre cercava di sistemare con i denti un pezzo di plastica, somigliante ad una unghia naturale.- Il prossimo. Hai tutto? Quante cose devi fare? Ma insomma questa non mi serve.. non vedi che è scritto in cinese? Secondo lei io capisco cinese? Io si, mi faccio le unghie “Manicure” dagli cinesi ma ciò non significa che parlo la vostra lingua-Mi scusi, mi scusi signora, mi scusi tanto, non mi ero accorta. -Ok, ok fa niente. -Signora. – Sì – risponde lei scocciata.- Non mi mandi al diavolo. Le devo chiedere un piacere, non mi faccia venire il martedì prossimo, ho premura, mi servono questi documenti più presto possibile.- E quindi? Non sono Madre Teresa, non sono una Santa!Un uomo alto, con l’accento fiorentino supera la fila e si avvicina allo sportello interrompendo il dialogo tra le due donne. La sua altezza gli permette di guardare l’impiegata in faccia, il suo viso cambiava colore ogni secondo. Alza l’indice in segno di avvertimento, la voce ondeggiava ma la sua rabbia era troppo forte. Cosi esplode con un fiume di parole senza fermarsi: “Lei non aveva i capelli ossigenati, né mille braccialetti dorati, non era volgare. Era una donna di bassa statura, ma era una grande donna, aiutava chiunque, ha dedicato la sua vita a chi aveva bisogno, l’ha accompagnato una vita da straniera, era albanese ed era amata, apprezzata in tutto il mondo. Erauna donna di grandi valori. Lasci stare i santi, lasci stare i morti. Faccia il suo lavoro e stia zitta. Altrimenti, la devo denunciare e sarei curioso di vedere al sua fine”.
Le parole del fiorentino richiamavano alla mente il più inarrivabile dei canti, sopraggiungeva dolcemente alle orecchie dei presenti, snodando i nervi e riscaldando il cuore di chi intimidito attendeva il proprio turno per chiedere un semplice servizio alla donna prepotente dietro ad un unico sportello di un organo statale. Alla fine lui si rivolge a chi ha assistito allo scenari creato dall’insolenza di una impiegata statale: “Questa signora viene pagata con le tasse di ogni singolo cittadino, stranieri compresi. Non state zitti quando vi viene fatta un’ingiustizia, alzate anche voi la voce e fatevi sentire. E chi se ne frega se siete stranieri! Siete anche voi cittadini d’Italia finche andrete avanti a pagare le tasse”.