Presidente, l’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane con la maggiore concentrazione di cittadini albanesi residenti: più di 60mila, la maggior parte residente nella sua regione da tempo. Sempre più spesso fanno il salto entrando nel mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni. Lo ritiene un modello positivo?
Certo che lo è. Questa è l’Emilia-Romagna e questa è la società che vogliamo continui a crescere. Quella in cui chi ha idee e voglia di fare e di costruire ha spazio per farlo e sostegno da parte delle istituzioni, acquisendo diritti ma anche doveri da rispettare. Occorre investire in nuove imprese in tutti i settori dell’economia regionale e chi sceglie di fare impresa qui credo trovi le condizioni giuste per farlo. Sempre di più in questi anni abbiamo visto grandi gruppi internazionale e italiani decidere di investire in Emilia-Romagna, è positivo che il nostro tessuto produttivo, basato sulle piccole e medie imprese, possa rafforzarsi anche con chi, venendo dall’estero, possa integrarsi, contribuendo alla crescita e alla nuova occupazione.
In queste ore su Facebook i cittadini albanesi residenti in Emilia-Romagna scherzano sulle risposte da dare a Salvini se lo troveranno sotto casa com’è successo al cittadino tunisino presunto spacciatore. Dietro il tono scherzoso si intravede il desiderio di esorcizzare i tempi bui degli Anni Novanta, in cui gli albanesi erano i delinquenti per eccellenza e la Lega Nord tappezzava le città del Nord Italia con manifesti che chiedevano di fermare l’invasione.
Ieri in uno dei tanti incontri pubblici che sto facendo in campagna elettorale, una signora all’ingresso di un palazzo in dialetto mi ha detto: “Presidente, mi suoni pure, lei può farlo!”. Ho sorriso, ma quello che è successo è inaccettabile. Che si possa suonare a casa di un privato cittadino, fra l’altro coinvolgendo un minore di cui adesso parla chiunque e al quale viene cucita addosso un’etichetta che rischia di portarsi dietro tutta la vita, non è pensabile possa succedere in un Paese normale. Se si è a conoscenza di un reato lo si denuncia alle forze dell’ordine e si chiede il loro intervento, non si fa uno show con le telecamere al seguito. Fra l’altro da parte di chi fino a pochi mesi era ministro dell’Interno: cosa ha fatto per migliorare la sicurezza nelle città e battersi contro lo spaccio? Oggi il quartiere intero scende in piazza indignato. Tutta la mia solidarietà a quella famiglia e al Pilastro e alla comunità albanese per gli stereotipi di cui è stata vittima in passato: abbiamo anche bisogno di voi per dimostrare che cosa vuole dire superare la diffidenza e inserirsi davvero in una società nuova.
La Regione Emilia-Romagna è oggi una delle più attive nella cooperazione con l’Albania, sia per il numero che per la qualità dei progetti di sviluppo sostenuti. Se lei verrà confermato Presidente intendete continuare con questo ritmo?
È una storia lunga quella di cooperazione con l’Albania. Una vera relazione di amicizia oggi rafforzata da progetti importanti in particolare sulla scuola e la formazione a Fier e Lushnja. Proprio in questi ultimi mesi sono state gettate le basi per nuovi progetti. In novembre abbiamo avviato un percorso di collaborazione con l’Agenzia italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS) di Tirana per lo sviluppo di un progetto nel campo della conservazione dei beni archeologico culturali e della valorizzazione del patrimonio storico culturale dell’area archeologica di Bylis (comune di Fier) anche attraverso la infrastrutturazione di banda larga per servizi turistici multimediali. Pieno interesse a continuare con questo ritmo anche su un altro fronte. In una recente missione a Tirana dell’assessore Patrizio Bianchi abbiamo offerto la nostra totale collaborazione, sia come Agenzia per la Ricostruzione sia come Protezione Civile, per condividere le competenze che abbiamo maturato a seguito del terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna nel 2012. A questo proposito, permettetemi di esprime anche a voi vicinanza e solidarietà per l’evento drammatico che vi ha colpito, così come ho fatto nelle ore immediatamente successive scrivendo al Primo Ministro Edi Rama.
Una comunità come quella albanese – tra le più storiche e radicate nel territorio italiano – guarda con particolare attenzione alle seconde generazioni, quei ragazzi che sono nati e cresciuti qui e parlano con accento romagnolo ma che devono attendere la maggiore età per chiedere la cittadinanza italiana. Lei che vede nella sua regione crescere e formarsi insieme ragazzi nati in famiglie italiane e in famiglie immigrate, come vede proiettarsi questi giovani nel futuro?
Intanto grazie per queste domande perché affrontano temi importanti per la vostra comunità e per tutta la regione. Chi nasce in Italia è italiano e, ovviamente, i figli di famiglie italiane e i figli di famiglie immigrate che qui risiedono e lavorano devono avere tutti gli stessi diritti. Il mio impegno andrà sistematicamente in quella direzione e tutti loro auguro di crescere in una regione aperta, solidale, dinamica, europea e internazionale. La immagino così perché sono così oggi le giovani generazioni, quelle che non hanno paura del cambiamento e lo vivono al 100% per migliorare il mondo. E noi dobbiamo lavorare per non deludere nessuno di loro