Se i lacci che tengono unite Italia e Albania sono secolari, quelli che legano il paese delle aquile e la Puglia sono a dir poco millenari. Fin dai Messapi, infatti (popolazione di origine illirica stanziatasi nel Salento già prima dei coloni greci), le due sponde dell’Adriatico hanno assistito alla creazione di innumerevoli “ponti” culturali nel corso della storia. Tra quelli più conosciuti, ricordiamo sicuramente lo stanziamento delle minoranze arbëreshe in Italia meridionale ed il feudo concesso in Capitanata a Skanderbeg ed ai suoi eredi.
Quando ho letto della candidatura di Geri Ballo, ho deciso immediatamente di sostenerla. Avevo letto le sue prime dichiarazioni come candidata alle elezioni europee e le sentivo particolarmente vicine, le sentivo dette da qualcuno che non solo la pensava esattamente come me su temi importanti come l’Europa e le politiche giovanili, ma che riusciva a comprendermi quando parlavo della cultura mediterranea e meridionale, dei reali bisogni di condivisione che le nostre regioni necessitano.
Indubbiamente il suo lavoro a favore delle comunità arbëreshe ha fatto il resto oltre al suo impegno per l’integrazione degli albanesi, chiamiamoli, “contemporanei” che abitano nel nostro paese. Ammetto di essere di parte: ho 26 anni ed ho trascorso 4 mesi in Albania a scrivere la tesi e a fare ricerca sul campo.
Tirana, Kruja, Borsh, Tropojë sono luoghi che mi porto nel cuore ed in cui spero di tornare mettendo a punto progetti di cooperazione. Difficilmente ho visto in un altro popolo come in quello albanese un riconoscerci a vicenda non solo nelle pettole/petullat tradizionali a Otranto come a Vlora, ma nei gesti, in una cultura che valorizza la bellezza, l’ospitalità e la condivisione. Sono intimamente convinto che un legame sempre più stretto con l’Albania possa solo far bene alle nostre regioni.
Da sempre, l’essere periferia di un’Europa concentrata sull’Atlantico prima e di una Unione Europea sempre più interconnessa al centro ha penalizzato le regioni del Meridione d’Italia. È ovvio che esportare qualunque cosa verso nord è più complesso partendo da giù. L’ascesa delle economie eurasiatiche e dell’Estremo Oriente, però, è un’opportunità da non perdere così come quelle concentrate nei Balcani occidentali.
I nostri contatti sono già notevolissimi a partire dal nuovo accordo di collaborazione dell’Agenzia di Democrazia Locale in Albania, l’ALDA, stipulato nel 2015 da Regione Puglia, città di Bari, Regione e municipalità di Vlora, comuni di Fier e Patos e dal Centro di ricerca, cooperazione e sviluppo UNISCO e Learning Cities.
Anche Unioncamere Puglia così come la stessa Regione ha un ufficio a Tirana segno delle numerose iniziative economiche e culturali. Proprio un anno fa, l’assessore allo Sviluppo Economico Borracino ha partecipato al convegno sulla collaborazione economica tra Puglia e Albania assieme al vicepremier albanese Senida Mesi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito anche all’attivazione di misure di coordinamento tra le forze di polizia, alla rete degli uffici del Genio Civile, all’attivazione del primo Osservatorio Epidemiologico Albanese con la partnership tra Policlinico di Bari e Ospedale Madre Teresa oltre alla fondazione del primo centro di ricerca di scienze del mare, il CISM, progetto di cui sono state partner l’Università di Bari, quella di Tirana e di Valona oltre agli enti locali.
I progetti comuni sono innumerevoli così come tali potrebbero essere le opportunità che verso oriente si aprono per la nostra regione già ampiamente lanciata dalla nuova tratta Bari-Shangai. Una politica nazionalista non ha un futuro felice nel Mediterraneo, non l’ha mai avuto.
Occorre credere che noi dall’Italia e soprattutto dall’Italia meridionale possiamo fare rete, che oltre ad avere la nostra patria europea a nord, possiamo anche essere alfieri di una nuova politica euro-mediterranea capace di rimettere al centro degli scambi i popoli che abitano il mare nostrum.
Ecco perché dopo aver letto le sue dichiarazioni ed il suo lavoro, ho deciso di sostenere la candidatura di Geri Ballo. Credo semplicemente che non esista politica più italiana di questa.