Per chi si sposta, emigra, per chi ha lasciato casa, una volta arrivato nel nuovo paese, è cosciente di dover ancora imparare la lingua, le usanze, le leggi, la cultura ecc e quindi sa che ha davanti un percorso da fare per l’integrazione nel nuovo contesto di vita.
Voglio dire che gli immigrati, come me, sono consapevoli che la cittadinanza, per noi, è e deve essere una conquista. Per questo (almeno secondo il mio parere) spesso ci è più facile tollerare anche un po’ di timore da parte degli autoctoni verso la nostra diversità.
Timore che, in fondo, è umano. Ma quando si tratta di ragazzi, persone nate in questo suolo, che studiano, parlano, amano, sognano nella lingua di questo paese, accettare e tollerare il considerarli stranieri e non ancora degni dei diritti e dei doveri che la cittadinanza garantisce, non è possibile e non è giusto sopratutto. Non mi stancherò mai di ripetere che la parola nazionalità deriva dalla parola nascere.
Dunque se nasco qui, è qui la mia nazione, la mia nazionalità, sono cittadino di questa comunità, di questa società e per farne parte appieno io devo avere i diritti e i doveri che mi spettano. In questo modo sarò anche un cittadino che partecipa di più, che è più vicino alla vita sociale e politica del territorio; un cittadino che non serba nessun tipo di rancore perché uguale agli altri; un cittadino migliore perché non si sente inferiore o superiore a nessuno; un cittadino più consapevole e più sensibile verso tutta la sua comunità di autoctoni e non. Perché, in fondo, un bel quartiere, una bella città, un bel paese, non lo fanno gli alberi, le nuvole, le montagne per quanto belle esse siano.
Un bel quartiere, una bella città, un bel Paese lo fanno i bei cittadini, quei cittadini che sanno rispettare se stessi e il prossimo; che sanno essere sensibili ed empatici; che sanno tendere la mano al vicino di casa.
E noi abbiamo quasi un milione di bellissimi figli d’Italia che aspettano di essere riconosciuti dalla loro madrepatria per poter ricevere da lei, ma anche per poterle dare. I quartieri, le città, i Paesi non sono solo di quelle persone che hanno avuto la mera fortuna di nascerci da generazioni, ma sono di tutte quelle persone che le amano e le abitano con rispetto.
I nostri figli sono italiani e questo bellissimo paese può e deve fare questo passo di civiltà, lo deve a loro, ma anche a se stesso.
Noi viviamo già in una società italiana, europea, multiculturale ed il futuro non potrà che seguire questa direzione. Urge prendere seriamente coscienza di questo fatto ed aiutare il processo di inclusione come unica via verso una convivenza migliore in tutti i sensi. Ius Soli non sarà perfetta, ma sarà sicuramente una buona partenza per continuare a costruire le basi di questa nuova e bella società multicolori.
Ne abbiamo parlato ieri sera con esperti in settore come On. Beppe Guerini, Componente della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza.
On. Elena Carnevali, Componente Commissione Affari sociali e Componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza.
Dott. Eugenio Torrese, sociologo che si occupa di immigrazione sin dagli anni ’90 e oggi Direttore dell’Agenzia per l’Integrazione.
Dott.essa Romina Russo, consigliera Comune di Bergamo e consigliere di una onlus che si occupa di cooperazione internazionale, da sempre molto vicina ai cittadini meno forti e meno fortunati.
Un incontro molto interessante e molto utile per capire meglio anche il lato tecnico di questa legge che non trasformerà l’Italia in una grande sala parto, ma che al contrario, con la sua prudenza, potrà solo aiutare la nobile causa dell’integrazione.
Per questo ringrazio di cuore, ancora una volta, gli organizzatori come Filippo Schwamenthal, Gianfranco Benzoni, e tutti i partecipanti che con le loro testimonianze hanno fatto ancora più luce su questa legge che necessita di essere spiegata, capita, sostenuta. Grazie per i preziosi interventi a Dott.essa Marzia Marchesi, Dott. Antonio Misiani, Dott.essa Bora Tartari e a tutti gli altri cittadini che hanno partecipato, dal pubblico, con molto interesse e sensibilità. È stato un grande piacere ascoltarvi e discuterne insieme.
Facile stare dalla parte dei più forti e voi, evidentemente, non avete scelto la via più facile. Grazie!