A dire la verità: questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento segna un punto di svolta chiaramente positivo, da lodare sono le performance e la capacità di costruire un immagine diversa, nuova.
Lo stile e le strategie di comunicazione che i candidati hanno scelto per catturare l’attenzione del elettorato sono almeno in minima parte da considerare come il primo standard europeo che il nostro povero paese raggiunge, e che da anni ormai è confinato al ruolo di Aspirante, che testardo e cocciuto si ostina a non distogliere il muso dalla folta parete di vetro da cui guarda l’Europa.
Il secondo dato che emerge riguarda il ragionamento politico predominante che ci perviene dai candidati e dai loro leader, ovvero che sono loro ed esclusivamente loro, ognuno nella propria persona o nella propria fazione a rappresentare ”La forza del cambiamento”, ”La nuova ispirazione politica”, “La nuova politica”, “La nuova generazione politica”,”L’Albania che sta cambiando”, “Il cambiamento” etc., etc., e altri eventi simili caratterizzati nella propria struttura dalla designazione di ”nuovo” ma sopratutto “cambiamento”. Forse che i dirigenti dei partiti e in particolare i candidati tutti insieme rincorrono il Tempo per raggiungerlo? Questa e una buona notizia per i cittadini albanesi, perché se i loro politici hanno capito che bisogna stare al passo con i tempi e si sono arresi al evidenza che questo confronto con il tempo è inevitabile allora significa che hanno adottato all’unanimità, come mai avevano fatto prima, il Tempo come unico criterio di riferimento.
Notate come questa campagna elettorale ha soddisfatto già nella sua fase preliminare i due criteri sopracitati, che sono importantissimi, il primo: di natura Europea e il secondo di natura individuale, sociale, politica, culturale e insieme universale. E pensare che questi standard sono stati raggiunti in un tempo in cui L’Albania giace stremata in questo angolo dei Balcani, abusata dal cinismo di un gruppo di dirigenti e politici che si legittimano o a seconda dei casi tentano di autolegittimarsi.
Per certi versi si crea la convinzione che qua le persone vogliono solo andarsene o governare, indifferentemente dal costo che questo comporta. Ammettiamolo, apertamente e coraggiosamente, le persone che abbandonano o vogliono abbandonare l’Albania con la speranza di ritrovarla, o coloro che decidono di evadere dalla realtà per rifugiarsi nelle loro vite di tutti i giorni, e che non prestano attenzione a ciò che accade intorno a loro, si differenziano sostanzialmente da chi vuole governare questo paese con l’avidità di accaparrarselo. Noi che resistiamo e crediamo che questo paese continua a produrre speranza, abbiamo valutato ed e bene che proseguiamo a valutare le nostre capacità, perché sono convinto, e siamo in molti, che bisogna esercitare tutti i nostri diritti, bisogna concentrare la nostre energie, il sapere, l’esperienza, le aspirazioni e la nostra forza di volontà nell’essere autori e servitori del bene, mentre assieme, come comunità, ci impegniamo affinché arrivi il giorno in cui l’Albania sarà Europa.
Se oggi resistiamo stoici in questo paese, dove la “tirannia dell’indifferenza” regna sovrana sopra ogni regola sia essa di diritto o morale, se resistiamo sapendo che abbiamo il diritto di parlare ma anche di essere ascoltati, se siamo tutti consapevoli che l’Albania e diventata ostaggio prezioso nelle mani di un gruppo di dirigenti e politici, i quali hanno sostituito la violenza dittatoriale di Enver Hoxha con la violenza finalizzata a tutelare interessi personali di determinati individui o gruppi di individui, allora dobbiamo guardare nella nostra storia e nelle nostre potenzialità individuali o collettive, e prendere spunto dalle società sane e democratiche. Spesso viene da pensare che per i nostri politici, l’Albania sia divenuta un ghetto alla stregua di quartieri come Bronx o Harlem, ove è la legge del più forte a stabilire le regole del gioco.
In un altro contesto, delle menti contorte potrebbero pensare che dirigenti e politici hanno un modus operandi sostanzialmente non dissimile da quello delle Famiglie Malavitose che dopo aversi spartito le zone d’influenza, sulla base di un’intesa a porte chiuse, continuano la loro lotta feroce per l’espansione e la dominazione. La democrazia che ci viene offerta è una democrazia a porte chiuse. Tant’è che le discussioni sulla crisi preelettorale, i negoziati, gli scontri, gli accordi o i disaccordi sono avvenuti esclusivamente a porte chiuse, anche se tutti sono coscienti che una democrazia a porte chiuse e una democrazia morta.
“Cari amici, ci è toccato sin da giovani un destino avverso. Abbiamo sofferto molto nella nostra gioventù, come da una grave malattia. Questa è la conseguenza dei tempi in cui siamo nati, un tempo fatto di decadenza e decomposizione che con le sue forze agisce contro lo spirito dei giovani. La devastazione e l’insicurezza sono le caratteristiche di questi tempi. Si vive per il domani perché il dopodomani è incerto. Anche se queste parole di Nietzsche si prestano bene a descrivere la nostra realtà, io sono pieno di speranza e come me in molti, che nel cuore di ogni cittadino Albanese si cela la speranza per il bene. Siamo noi, la maggioranza silenziosa, l’unica vera forza che mette in moto il paese, anche se per anni il male di pochi ha esercitato il controllo sui poteri di questo stato.
Per andare oltre con la mia speranza, posso affermare che anche all’interno della stessa classe dirigente: politici, parlamentari, dirigenti della P.
A. e degli enti locali si annida il bene e questo può prendere il sopravento. Ci sono e possiamo trovare o formare dirigenti che hanno il carattere, l’integrità e valori solidi alla base della loro formazione, affinché siano amministratori della cosa pubblica e del potere al servizio del paese, delle legge e del cittadino.
Come ho avuto modo di ribadire in più occasioni, il potere è stato essenziale per la leadership. È forse questo il problema, ma anche e perché no l’essenza della speranza. I politici da sempre si sono distinti per il loro infallibile fiuto per il Potere. Tutti dirigenti sia a livello locale o centrale, nelle istituzioni cosi come nelle forze politiche, perseguono il potere con una perseveranza e forza di volontà da ammirare. Non per niente esiste il detto: “Il politico va dove tira il vento…” Se il “vento del potere” che ha portato i nostri politici fino qui era fatto di congiunture, intrighi, fedeltà (???) o servilismo verso il Leader, abuso di fondi pubblici, corruzione, concussione, amoralità, alleanze di breve e di dubbia moralità, tendenze ad alienare anima e carattere nonché falsificazione del voto, comunque ce una notevole opportunità che nonostante tutto possiamo far nascere una nuova speranza proprio sulla base di questo componente.
Naturalmente, le campagne elettorali sono finalizzate a legittimare individui o partiti politici ad esercitare il Potere. Pero qui siamo di fronte a una situazione quasi paradossale, perché negli ultimi 18 anni di campagne elettorali, tutti i candidati si sono autoproclamati “Le nuove Facce della politica”, “Le nuove generazioni”, “Le nuove forze” e che erano i portatori del “Vento del Cambiamento” Salvo poi, all’indomani del voto, svegliarci bruscamente dal sonno pieno di sogni e speranze, e ri-sprofondare il giorno seguente ancora, nell’incubo e nella disperazione. Il secondo giorno infatti ci rendiamo conto che il potere che gli abbiamo dato o che si sono presi, è stato e resterà fine a se stesso. E che nessuno di loro ha chiesto di esserne
investito quale strumento al servizio del Cittadino. Il “Vento” che hanno seguito i nostri politici ha portato in dono potere e benefici esclusivamente a loro, perché alla fine il confronto tra quest’ultimi e i cittadini è avvenuto in campi
e con modalità di gioco completamenti diversi, e il divario che si è creato ha continuato ad ingigantirsi di anno in anno, di mese in mese, e di giorno in giorno.
La nostra alternativa per vivere una vita migliore, per avere una società più giusta, libera e una democrazia sana, rimane in ogni caso il frutto del partenariato tra il Politico e il Cittadino. Per non perdere l’occasione, rappresentata da questa campagna elettorale, di iniziare un processo a favore della speranza e del bene, dobbiamo farci carico della costruzione di un rapporto di fiducia. Instaurare il dialogo, e sopratutto i rapporti di fiducia all’interno della società albanese, della classe politica, e tra li stessi cittadini e i soggetti politici sarebbe la premessa ideale per il cambiamento. In ossequio all’esigenza che ha la stessa democrazia, di esercitare il potere quale strumento finalizzato al servizio del cittadino, a garantire maggior giustizia nonché istituzioni forti e più rappresentative ,e al contempo nel rispetto delle ambizioni ed esigenze che hanno i politici verso il Potere, l’instaurazione e il consolidamento del Partenariato tra il cittadino e il politico può apportare un significativo contributo al soddisfacimento di ambedue le esigenze.
Nel Partenariato, insieme possiamo cambiare il Vento, e fare in modo che sia l’unico strumento a garantire il Potere e ad affermarsi a favore del Potere, sia quello di cui necessita il sistema che il Potere a cui aspira l’individuo, può essere questo il punto di partenza da cui elevare a standard e aspettative il carattere, l’onestà, la moralità, la responsabilità, l’integrità, la buona volontà etc. Il contributo per instaurare il Partenariato, può far si che i due standard menzionati precedentemente, e pare accettati come tali dai nostri politici e dirigenti, siano i precursori del Vento del Cambiamento e dell’inizio di un processo di consolidamento degli stessi, o della progressiva formazione di altri standard. Ribadisco che questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento segna un punto di svolta chiaramente positivo, da lodare sono le performance e la capacità di costruire un immagine diversa, attraverso lo stile e le strategie di comunicazione che i candidati hanno scelto per catturare l’attenzione del elettorato, ma tutto questo lo fanno per un pugno di voti in più.
Tuttavia rivolgendo lo sguardo ai lati positivi, tutti noi, insieme possiamo e dobbiamo fare in modo che l’immagine, lo stile, e i modi di comunicazione si trasformino in strumenti di un dialogo, di un contratto e di una alleanza trasparente e vantaggiosa tra i Cittadini e i loro Candidati o Partiti.
Allo stesso modo, tutti insieme possiamo riconsiderare lo standard Tempo, e non esserne più gli inseguitori che rimangono sempre indietro ma piuttosto i precursori che sanno come indirizzare il Tempo e le nostre vite verso il bene comune.
Siate i precursori del Tempo, cambiando il “Vento”.
Pubblicato sul quotidiano Shqip, titolo originale “Era e ndryshimit apo ndryshimi i eres”.
Tradotto per Albanianews da Egli Haxhiraj