La storia di 170 studenti albanesi bloccati al porto di Trieste perché con documentazione non idonea, ha fatto molto rumore in Albania, ma è stata ampiamente notiziata anche in Italia. Noi su quella vicenda abbiamo scritto ed oggi vi proponiamo un articolo lungo e completo sulle diverse sfaccettature della vicenda.
Il tutto è cominciato il 7 di maggio con l’arrivo a Trieste a bordo del traghetto Venezia di 170 studenti albanesi. La Polizia di frontiera insieme alla Guardia di Finanza aspettavano il traghetto, per non permettere la discesa dei studenti,in quanto l’ambasciata ungherese che aveva rilasciato i visti Schengen, li aveva anche annullati mentre i studenti erano in acque internazionali. Il viaggio era stato organizzato a Tirana da parte dell’agenzia di viaggi “MAR-EST TRAVEL”, la titolare della quale (Iris Cekani, 37) è stata arrestata il 12 di questo mese, da parte della polizia di Tirana con pesanti accuse come la truffa aggravata, la corruzione passiva e la produzione di documenti falsi. Insieme a lei è stato arrestato anche lo studente Valter Marashi al secondo anno di giurisprudenza all’università privata UFO.“Noi siamo partiti per un viaggio turistico di studenti, non organizzato dalle rispettive Università, ma bensì da questa agenzia” – afferma Leonard Kadrimi, studente di giurisprudenza presente su uno degli autobus, intervistato da noi al telefono, quindi confermando la dinamica e specificando che si trattava di un viaggio puramente turistico di studenti e non di un viaggio di istruzione. Di seguito una ricostruzione fatta dallo studente presente ai fatti. “Quando siamo arrivati a Trieste c’erano già molte forze dell’ordine ad aspettarci, polizia, finanza e carabinieri, che avevano bloccato tutte le nostre possibili uscite dal traghetto. Ci hanno spiegato subito che c’erano stati dei problemi con i nostri documenti e dopo di che hanno avuto dei colloqui individuali con ognuno di noi, per avere ulteriori informazioni sulla nostra destinazione finale. Abbiamo protestato in quanto la cosa non ci sembrava giusta, nessuno di noi inizialmente poteva immaginare che dietro ci fossero cose poco chiare. Alcuni si sono alterati un po’ di più rovesciando qualche oggetto all’interno della sala del traghetto e poi tutto è tornato alla calma, in attesa di notizie più confortanti. La situazione era di attesa senza che la stragrande maggioranza di noi capisse bene che cosa stesse succedendo. I rappresentati delle forze dell’ordine a ogni nostra esortazione ci dicevano che eravamo solo dei clandestini e che dovevamo rispettare le leggi e le regole dell’Italia, visto che in quel momento eravamo li. Alcuni di noi hanno avvertito alcune emittenti televisive albanesi di quanto stava accadendo e dopo che la notizia è diventata pubblica, è arrivato a Trieste il console albanese di Milano. Il leit motiv del discorso del rappresentante del governo albanese era il fatto che lui non poteva fare niente e al massimo poteva solamente evitare che prendessimo una espulsione che ci avrebbe impedito di rientrare in Europa per i prossimi 5 anni. Una volta ottenuto ciò, e anche la certezza del nostro rientro in Albania con la stessa nave, e dopo 5 ore di permanenza al porto il console è tornato a Milano. A quel punto abbiamo avuto la notizia definitiva che saremmo rientrati a Durazzo con la solita nave, dopo essere rimasti in sospeso per 4 notti e 5 giorni. Al momento che abbiamo avuto la notizia definitiva del nostro rientro, abbiamo anche scoperto per confessione di alcuni che una quindicina di persone non erano studenti ed avevano pagato la somma di 4000 euro all’agenzia per poter avere della documentazione falsa ai fini del rilascio del visto Schengen. A quel punto, la maggioranza di noi ha vissuto un momento di frustrazione enorme, in quanto un momento di svago come un viaggio all’estero si è trasformato in un incubo. D’altronde sia la polizia italiana che l’ambasciata ungherese hanno annullato il viaggio di tutti, senza fare nessuna distinzione tra studenti veri che erano la maggioranza e quelli presunti che erano solamente in 17. Una volta rientrato in Albania il traghetto una parte del gruppo è stata condotta al commissariato di polizia albanese per le verifiche e di questi solamente 17 sono risultati non in regola. Rimane comunque tanta amarezza per l’episodio”.
Il racconto dello studente evidenzia il disagio provato per il trattamento da potenziali immigrati clandestini, nonostante si fosse capito che la stragrande maggioranza di loro fossero veramente studenti. La vicenda sottolinea due aspetto fondamentali per capire le dinamiche migratorie in generale. Da una parte in un paese come l’Albania, dove si parla di imminente liberalizzazione del sistema dei visti con l’Unione Europea, c’è ancora molto diffusa la voglia di emigrare e di cercare fortuna in altri paesi, lo sta a dimostrare il fatto che delle persone sono disposte a pagare cifre spropositate solamente per avere un visto. D’altra parte questo conferma anche la difficoltà, anche per coloro che avrebbero i mezzi di sussistenza, di poter accedere al sistema dei visti Schengen. Nello stesso tempo ci rendiamo conto di quanta prevenzione c’è nel vedere tutti gli stranieri come immigrati clandestini, come persone pronte a delinquere, scappare appena li si presenta l’occasione. Una vicenda che ci deve far riflettere su un futuro di integrazione dell’Albania nell’Unione Europea a breve termine.