I dati sulla presenza degli immigrati in Italia sono stati forniti durante la prima conferenza nazionale sull’immigrazione albanese in Italia , tenutasi a Tirana lo scorso 2 marzo e organizzata da RAT, INAS, AGORA e FAI CISL. Per la prima volta in assoluto i dati sono stati resi pubblici e rielaborati dallo studioso Rando Devole. Si tratta quindi di informazioni del tutto inedite che sicuramente potranno essere spunti di riflessione per istituzioni e quanti lavorano nel campo dell’immigrazione e della cooperazione internazionale.I dati sulla presenza degli immigrati in Italia confermano un forte rallentamento della loro crescita. Secondo le stime del Dossier Statistico Immigrazione 2011, la presenza regolare dei cittadini stranieri in Italia, all’inizio del 2011, si aggira attorno ai 5 milioni, principalmente senza variazioni da un anno.
Il rapporto dell’ISMU appare più ottimista, stimando la presenza straniera intorno ai 5,4 milioni, ossia solo 70 mila in più dell’anno precedente. Tuttavia, tutti gli istituti di studi concordano con il fatto che il calo della presenza degli immigrati è senza precedenti. Infatti, da quando l’Italia è diventata meta di migrazioni internazionali la tendenza all’aumento dei cittadini stranieri è stata costante.
Non è difficile immaginare che il mancato incremento degli immigrati sia legato principalmente alla crisi economica-finanziaria che attraversa da qualche anno i Paesi occidentali e che ha avuto durissime ripercussioni anche sull’occupazione. Comunque, è indispensabile una seria analisi dei dati riguardanti i lavoratori immigrati e l’andamento della loro presenza nei vari settori economici. Bisogna dire sin dall’inizio che l’insediamento degli immigrati in Italia si presenta sempre più stabile e strutturale. Secondo Dossier Statistico Immigrazione 2011, lo dimostrano una serie di indicatori statistici: l’incidenza sulla popolazione residente (7,5%), il numero degli occupati (oltre 2 milioni), l’incidenza sulla forza lavoro (oltre il 10%), i titolari d’impresa (228.540), le acquisizioni di cittadinanza (66 mila), i matrimoni misti (21.357), la presenza degli alunni e degli studenti stranieri nelle scuole, e così via.
L’immigrazione albanese è nata all’inizio degli anni Novanta con gli spettacolari esodi verso le coste italiane. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e il mercato del lavoro è cambiato non solo in Italia e in Albania, ma in tutto il mondo. Negli anni il numero degli albanesi ha segnato una continua crescita, raggiungendo al 1.1.2011 la quota di 482.627 presenze regolari sul territorio (10,6% sul totale degli immigrati). Un anno prima, cioè all’inizio del 2010 gli albanesi erano di meno (466.684), sebbene in termini percentuali sul totale fossero di più (11%), segno che nella categoria degli immigrati ci sono altre nazionalità che crescono maggiormente. Comunque il lavoro è diventato il motivo principale di emigrazione dall’Albania, di conseguenza bisogna prestare attenzione ai lavoratori albanesi nei diversi settori dell’economia italiana.
Le domande che riguardano il lavoro sono molteplici. Quanti sono gli albanesi che lavorano? Dove lavorano? In quali settori? Com’è sviluppato nel tempo la loro presenza territoriale legata al lavoro? E infine, si possono intravedere delle influenze della presenza immigrata sul mondo economico? Ovviamente, il lavoro include sia quello dipendente, sia quello autonomo. La maggior parte degli albanesi lavorano come dipendenti nelle varie imprese italiane e non. Tale presenza costituisce anche l’oggetto della presente indagine. Prima di immergerci in cifre e statistiche riguardanti i lavoratori dipendenti albanesi, bisogna ricordare l’altro aspetto, ossia quello degli imprenditori albanesi, cioè lavoratori autonomi, i quali sono aumentati sensibilmente in questi ultimi anni di immigrazione (alla fine del 2010 risultavano 23.752 titolari d’impresa albanesi, ossia il 10,39% sul totale degli imprenditori stranieri). Inoltre, non bisogna dimenticare che il lavoro non costituisce solo la spinta principale alla migrazione, ma anche la via maestra dell’integrazione nella nuova società. Al 1° gennaio 2011, secondo i dati Inail, in Italia lavoravano complessivamente 220.473 albanesi. Questo dato include tutti i tipi di lavoratori, sia a tempo determinato, sia a tempo indeterminato, inclusi gli stagionali. Ciò che dà subito nell’occhio è il fatto che il numero dei lavoratori albanesi ha subito un calo relativamente all’anno precedente. Infatti, un anno prima gli albanesi che lavoravano erano 224.339. All’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di cittadini albanesi non si può addebitare neanche una piccola parte del decremento, perché il database dell’Inail rappresenta tutti i nati all’estero. Il decremento quindi va imputato alla crisi economica, all’andamento del mercato occupazionale e ai provvedimenti volti a contenere i nuovi ingressi di lavoratori stranieri.
Durante tutto il 2010 sono stati assunti nuovamente 13.855 albanesi, molto meno dei 15.472 dell’anno 2009. Ciò significa che il mercato del lavoro italiano ha attirato meno albanesi. Per avere una visione esatta e dinamica della situazione occupazionale degli albanesi è necessario rilevare il saldo tra gli assunti e gli usciti dal mercato del lavoro. Il segno, così come l’anno precedente, è stato negativo. È evidente che la crisi ha cominciato a colpire seriamente anche gli albanesi. Un altro punto molto interessante di osservazione sarebbe all’interno delle varie collettività. Come sono messi gli albanesi in rapporto con le altre cittadinanze presenti in Italia? Innanzi tutto bisogna dire che i lavoratori albanesi costituivano durante il 2010 il 7% di tutti i lavoratori immigrati. Il paragone con la Romania è stato interessante fino a quando è stato un Paese extracomunitario, perché un Paese dell’Est con molti punti in comune con l’Albania. Adesso che la Romania è membro dell’Unione Europea, i cui cittadini godono della libera circolazione, un confronto potrebbe essere fuorviante. Comunque i lavoratori rumeni in Italia al 1.1.2011 erano 712.763 (22,7% sul totale), occupando il primo posto in assoluto, seguiti dagli albanesi (7%), dai cittadini del Marocco 205.667 (6,6 sul totale) e dagli ucraini (4,7%). Seguono per numero di occupati i cinesi, polacchi, moldavi e così via.
A studiare il saldo delle assunzioni si nota subito che i romeni hanno subito meno la crisi economica (-4.689): si tratta di un salto negativo leggermente maggiore di quello albanese, in termini assoluti, ma insignificante in percentuale vista la consistenza della comunità romena. Diverso il caso dei lavoratori marocchini, che perdono pesantemente 5.132 assunzioni, quindi hanno retto peggio degli albanesi il colpo della crisi. Il saldo occupazione degli immigrati in generale è stato negativo durante il 2010. Come si è visto, anche per le maggiori comunità come quella romena, albanese e marocchina. Secondo Dossier Statistico Immigrazione 2011, le comunità straniere presenti in Italia sono state colpite dalla crisi in modo differenziato. Ciò dipende non solo dai settori in cui si lavora, ma anche dalle reti sociali create. Il dato sulla disoccupazione è molto interessante: dal 2008 al 2010 per gli albanesi è passata dal 8,3% al 13,5, per i marocchini dal 10,7 al 19,2. Tuttavia, non tutte le cittadinanze hanno chiuso negativamente il saldo occupazionale. Hanno avuto il segno positivo, praticamente contro corrente, i seguenti Paesi: Cina (2.139), Moldavia (762), Filippine (612), ecc. In altre parole, il numero dei lavoratori di questi paesi è cresciuto anche negli ultimi tempi. Leggi anche: Il lavoro degli immigrati in tempo di crisi: il caso degli Albanesi in Italia – Parte 2
BibliografiaCaritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2011, Idos, Roma.
Cnel, Rapporto sul mercato del lavoro 2010 – 2011, Roma 2011.
Fondazione Leone Moressa, L’occupazione straniera: esiste un effetto sostituzione? La presenza straniera nei settori di attività e nelle professioni, Mestre gennaio 2012.
Inail, Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
Ismu, XVII rapporto sulle migrazioni 2011, Milano dicembre 2011.
Italia Lavoro, L’immigrazione per lavoro in Italia: evoluzione e prospettive, Roma 2011.
Rando Devole, L’immigrazione albanese in Italia, Agrilavoro ed., Roma 2006.