La notizia della tassa sul rinnovo e il rilascio del permesso di soggiorno è stato l’augurio di buon anno per i quasi 5 milioni di immigrati che vivono in Italia. Lo stato ha scoperto un nuovo bancomat dove prelevare denaro all’occorrenza. I giornali italiani, compreso quelli che si ergono a paladini della difesa dei diritti dei più deboli, vergognosamente scrivono che ora pagheranno “anche gli immigrati”, come se gli altri aumenti non riguardassero anche loro. Esempio semplice, cosi l’italiano dal grilletto facile potrà capire meglio.
Aumenta l’irpef, aumenta la benzina, aumentano i prezzi, aumentano l’età pensionabile, aumentano le trattenute dalle buste paga,ecc ecc. Ecco tutti questi aumenti riguardano tutti, italiani e non, perché magicamente anche se non siamo cittadini, il fisco è l’unico che non discrimina e ci mette sullo stesso piano. Siamo magicamente racchiusi tutti insieme in una parola: contribuenti. E la stangata la paghiamo insieme. Quindi la frase “pagano anche gli immigrati” e scorretta e discriminatoria. Ora, chi dovrà rinnovare o chiedere un permesso di soggiorno dovrà pagare dagli 80 ai 200 euro, a seconda del tipo di documento che si richiede. Già ora, sempre grazie alle idee brillanti dei partiti populisti che hanno governato questo paese, gli immigrati sborsano circa 80 € ogni volta che rinnovano il permesso di soggiorno. Pensate che una famiglia di 4 persone, la procedura li costa 320 € ogni anno, salvo imprevisti. Ora costerà il doppio, 640 € all’anno. Lo stato dopo che hai pagato questi soldi, nella maggior parte delle volte ti da un permesso di soggiorno breve (al massimo 1 anno) e sempre in ritardo rispetto ai termini di legge. Quasi sempre, e non per colpa delle questure, la giustificazione del ministero degli interni è che non ci sono abbastanza risorse per gestire la mole di lavoro. Ma i soldi che paghiamo allora dove vanno a finire?Chiedere la cittadinanza italiana invece costa, oltre a marche da bollo e viaggi vari, 200 €, mediamente però lo stato ci mette 4 anni a risponderti se va bene, sforando di 2 anni i termini di legge. Quasi sempre, e non per colpa delle prefetture, la giustificazione del ministero degli interni è che non ci sono abbastanza risorse per gestire la mole di lavoro. Ma i soldi che paghiamo allora dove vanno a finire? Ma questo non basta. Lo stato, ogni volta che cambi qualcosa (numero del passaporto, residenza, ti nasce un figlio, ecc) devi “aggiornare” il tuo permesso di soggiorno elettronico. Lo dice la parola stessa, elettronico, cioè che basta un inserimento nel database della polizia e lo possono modificare con un click, ma questo non succede, e ti chiedono di fare l’iter alle poste con relativa spesa di 80 €, a cui ora si dovranno aggiungere i nuovi contributi da 80 a 200 €. Parte di questi soldi vanno alle Poste, semplicemente per spedire una busta, percepiscono 30 €, e poi lo stato si lamenta che i soldi non ci sono. Continuiamo però ad essere l’unico paese in Europa, dove i rinnovi dei permessi di soggiorno, che sono una roba semplicemente amministrativa, vengono gestiti dalle Questure e da chi si occupa della pubblica sicurezza. E poi ci lamentiamo che non abbiamo abbastanza poliziotti per fare controllo del territorio; per forza, se li lasciamo a fare i passacarte negli uffici immigrazione, non li possiamo mandare sul territorio. La cosa ulteriormente vergognosa si palesa, quando leggiamo la destinazione di questa nuova tassa. Andranno a finanziare il fondo “rimpatri” e il lavoro dei sportelli unici e ancora più vergognoso andranno a coprire le spese di orine pubblico e sicurezza. Ma per queste robe, noi paghiamo già le tasse, cosi come gli altri italiani. È un po’ come dire che visto che lo stato ha difficoltà a combattere la mafia in Sicilia, tutti quelli che sono nati nell’isola pagheranno 300 € ogni volta che chiedono la carta di identità, e i nuovi fondi andranno alla lotta alla mafia. Ma siamo matti. Ma noi vi paghiamo già le tasse per fare questo, cosi come tutti gli altri cittadini italiani onesti che lo fanno. Quindi l’immigrati paga tutte le tasse, come tutti gli altri contribuenti. In più versa i contributi all’INPS, per una pensione che non prenderà mai. Infatti la legge dice che maturi il diritto alla pensione quando compi l’età giusta (sempre in rialzo), e moltissimi della forza lavoro immigrata che è venuta in Italia quando avevano 30/40 anni, hanno un aspettativa di vita inferiore all’età pensionabile in Italia. Ergo, non prenderanno mai neanche un euro dei soldi versati all’INPS, e si tratta di centinaia di milioni di euro ogni anno regalati a fondo perduto allo stato italiano. E in un paese pieno di gente che si riempie la bocca di belle parole, è saltato completamente il principio che ti insegnano in tutte le università italiane, compresa la Bocconi, dalla quale viene mezzo governo, “no taxation without representation”. Qui siamo da anni e non so fino a quando ci rimarremmo nel principio un attimino più selvaggio “intanto ti spremo come un limone e poi nel futuro, quando i tempi saranno maturi, potrai anche avere un po’ di representation”. I tempi non sono ancora maturi per la nuova legge sulla cittadinanza. I tempi non sono maturi per una nuova legge sul diritto di voto. Il presidente della repubblica che richiama in modo “viva e vibrante” la classe politica, e lo fa da diversi anni, al punto che sappiamo a memoria il suo discorso di fine anno. Il parlamento che la butta in cacciara ogni volta che si discute di questi temi e partiti che usano l’immigrazione come bancomat elettorale. Ecco questa è l’Italia del 2012. Non è un più un paese per immigrati, e quando un paese non è più attraente per gli immigrati significa che sta scivolando verso un qualcosa che non lascia pensare niente di buono. Ora però è arrivato il momento di dire basta a tutte queste ingiustizie e soprusi che abbiamo accettate in qualche modo con la speranza che “i tempi fossero maturi”. Ora i partiti, i sindacati, le organizzazioni di categoria, devono interessarsi di queste cose, e ci sono alcuni cambiamenti che non richiedono nessun cambio di legislazione, ma solo buona volontà. Alcuni esempi che si possono fare subito, sono:1. La durata dei permessi di soggiorno può essere estesa a due anni per tutti, senza modificare la legge.2. Gli aggiornamenti dei permessi di soggiorno, visto che sono telematici, non devono avere nessun costo.3. I rinnovi dei permessi di soggiorno devono passare ai comuni e non più alle questure.4. Se lo stato non ti risponde entro 2 anni per la richiesta di cittadinanza, e non ci sono motivi ostativi, deve scattare il silenzio/assenso e sbloccare le pratiche. 5. Possibilità di ricongiungere i contributi pensionistici con il paese di origine, e far valere cosi tutti gli anni di lavoro delle persone.6. Possibilità di riconoscere la continuità della residenza, anche da altri documenti aventi valore legale (certificati medici, pagelle scolastiche ecc), ai fini della richiesta di cittadinanza. Ecco, questi sono alcuni punti semplici, chiari e che aiuterebbero di non poco le famiglie immigrate, il resto sono chiacchiere e tali rimangono.